Signor Presidente,
ci spieghi, per favore: che cosa dice il presidente americano ai capi di governo dei Paesi amici in occasione del loro insediamento? Che cosa manda insieme al biglietto d’auguri? Soldi o minacce? O almeno, Presidente, ci dica quali sono i termini esatti degli accordi tra Italia e Stati uniti circa la cooperazione militare. Esistono clausole segrete che il cittadino non conosce? Esiste, ad esempio, qualche codicillo che permette a Washington di bombardare i dissidenti? Non riesco davvero a spiegare altrimenti la sudditanza dei Paesi occidentali, e in particolare delle nazioni europee, ai desideri di una tra le amministrazioni americane più inette e guerrafondaie di sempre. Non crede anche lei, Presidente Prodi, che i cittadini italiani abbiano il diritto di sapere? C’era parso di capire, quando ancora sull’Italia regnava il suo predecessore, che con il nuovo governo sarebbe cambiato qualcosa. A pagina 109 del programma elettorale, tanto per fare un esempio, avevamo letto che il nuovo esecutivo si sarebbe impegnato in una revisione delle servitù militari. Nessuno si aspettava, però, che tale revisione avvenisse al “rialzo”, con la costruzione della nuova base di Vicenza, l’ampliamento di Sigonella, l’acquisto di più di 100 caccia bombardieri F-35 (con fondi presi non già dal bilancio della Difesa, ma da quello delle Attività Produttive). Accanto a tutto ciò, bisogna registrare il rinnovato impegno del governo al fianco dei soldati americani in Afghanistan, quei soldati intenti, ormai da settimane, a sganciare migliaia di bombe e proiettili all’uranio impoverito sul Paese alleato. Lo sa, signor Presidente, che in molti non riusciamo più a capire chi sono i buoni e chi i cattivi?
Che senso ha il continuo aumento delle spese militari? Perché il suo governo ha stanziato per la guerra più di quanto aveva fatto quello di Berlusconi? Che deve farsene l’Italia degli F-35 americani se nel frattempo ha concordato l’acquisto di un altro centinaio di caccia, gli europeissimi Typhoon? Come si conciliano tutti questi apparecchi, che possono portare armamenti nucleari, con l’articolo 11 della nostra Costituzione che impone al nostro esercito un ruolo puramente difensivo o, al limite, di pace? Daremo al nemico la pace eterna? Così dispiace vedere il governo di centrosinistra intento in quelle cose che faceva l’esecutivo precedente, perché ciò che, da quella parte, appariva normale, da questa parte sembra un controsenso. Ma ciò che veramente non capisco è cosa si proponga, Presidente, assecondando ogni prurito della superpotenza americana. Infatti, se una politica estera incentrata sulla guerra permanente continua a suscitare in molti più d’un interrogativo morale, è soprattutto la sua inefficacia che impone una profonda riflessione. A oggi, la dottrina Bush si è dimostrata fallimentare, perché non è riuscita a imporre la pacificazione del Medio oriente, neanche attraverso una pax americana permessa dalle armi. Dopo cinque anni di guerra, l’umanità è alle prese con la possibilità di una nuova escalation e bisogna ammettere che il mondo non è affatto più sicuro. Anche gli americani hanno incominciato a rendersene conto, come dimostrano la vittoria dei democratici al congresso e al senato e il recente tentativo d’imporre una data per il ritiro delle truppe dall’Iraq. E noi cosa facciamo? I bastiancontrari, Presidente? Poco più di 650 giorni ci separano dal momento in cui Gorge W. Bush dovrà lasciare la Casa Bianca. Non sono pochi, ma sono meno di due anni. Due anni nei quali il presidente cercherà con tutte le sue forze di centrare quella vittoria che finora ha mancato. Due anni per consolidare il predominio americano sul mondo, in primis sugli alleati di sempre. È in quest’ottica che va letto l’ambizioso progetto dello scudo missilistico che dovrebbe mettere gli Usa e l’Europa al riparo dagli attacchi di Paesi nemici, quali ad esempio l’Iran o la Corea del Nord. Ieri, primo aprile 2007, ho appreso che nel mese di febbraio (più o meno quando oltre 100.000 cittadini hanno manifestato a Vicenza per la pace e contro la base militare Usa), l’Italia ha firmato un accordo con l’Agenzia di difesa missilistica degli Stati uniti per lo sviluppo del programma antimissile che dovrà difendere il nostro continente da qualsiasi attacco. A meno che non si sia trattato di un pesce d’aprile di pessimo gusto, ciò significa che il nostro Paese ha ritenuto di poter siglare l’ennesimo accordo militare senza neppure informare l’opinione pubblica (l’annuncio dell’accordo è stato dato, più di un mese dopo la firma, dal generale americano Henry Obering). Anche in questo caso, Presidente Prodi, non posso non rivolgerle un appello affinché riconsideri la decisione presa e faccia carta straccia del memorandum firmato al Pentagono. Contro il progetto dello «scudo» esistono diverse obiezioni, che lei dovrebbe conoscere e saper interpretare. Il suo costo, innanzitutto, non sembra giustificato dall’esistenza di un pericolo reale. Né l’Iran, né la Corea del Nord possiedono a oggi missili capaci di minacciare l’Europa o gli Stati uniti. Spendere milioni di euro nella costruzione di un sistema di difesa inutile e potenzialmente controproducente solleva molti dubbi sulla legittimità dell’operazione, soprattutto considerando la necessità impellente di invertire la rotta delle nostre politiche economiche tornando a premere sui tasti della solidarietà sociale e del welfare. In secondo luogo, come sa, la dislocazione dei radar e delle batterie di missili presso i confini orientali dell’unione europea ha già infastidito la Russia, che ha minacciato di voler prendere le opportune «contromisure» e ha dichiarato di essere pronta a uscire dal trattato del 1987 che ha permesso di eliminare i missili a medio raggio in Europa. Il progetto americano di uno scudo spaziale sembrerebbe porre le basi per un nuovo raffreddamento dei rapporti tra l’est e l’ovest d’Europa, se non addirittura per una nuova contrapposizione in “blocchi”. Infine, cosa che dovrebbe starle particolarmente a cuore, Presidente Prodi, dal momento che lei ha presieduto la Commissione europea, peraltro nello storico momento dell’introduzione della moneta unica, lo «scudo» americano rischia di impedire la nascita di un’Europa militarmente emancipata dagli Stati uniti. Il sistema di stazioni radar e rampe missilistiche posizionato in Europa sarebbe inserito, infatti, nella catena di comando di Washington e dipenderebbe direttamente dal presidente degli Stati uniti.Signor Presidente, sono alla fine di questa lunga lettera. La prego di considerare che queste mie riflessioni somigliano molto a quelle di tantissimi cittadini italiani che negli ultimi tempi hanno perduto la fiducia nei confronti del suo governo e della politica in generale. Cittadini che sarebbero pronti a sostenerla, qualora decidesse di compiere scelte più coraggiose e, forse, più in linea con lo spirito del suo programma. Non c’è maggioranza risicata in senato che possa valere un rapporto autentico con la nazione. La ringrazio per l’attenzione e la saluto.
Mario Badino