Referendum. La malafede del governo

Ci si potrebbe interrogare se abbia un senso sprecare tempo a scrivere che sul referendum il governo è in malafede. Potremmo dire di no, ma in realtà il fatto è che proprio il tempo mi manca per dare un senso a queste righe. Dirò soltanto, sperando di essere capito, che l’ennesimo tentativo di Berlusconi di affossare il referendum contro il nucleare oltrepassa ogni limite non del legittimo, ma del credibile. Il leader traballante non vuole togliersi di torno, il che è comprensibile, visto che l’alternativa al potere, per lui, potrebbe essere la prigione. Occorre dire, peraltro, che le condizioni delle carceri italiane sono indegne di un Paese sedicente democratico e, se il (poco) Cavaliere avesse voluto lavorare per sé in modo intelligente, di certo avrebbe potuto migliorarle un poco, così da tutelarsi. Nel caso in cui.

Amenità a parte, dopo il sì della Corte di Cassazione al referendum, il governo si è rivolto alla Corte Costituzionale per invalidare il quesito sul nucleare, a meno di una settimana dal voto, visto che la Corte deciderà martedì. Questo mentre, a parole, il leader assicura di voler rispettare la volontà della popolazione, farneticando di «lasciare libertà di voto» agli elettori del Pdl. Ma il referendum, salvo sorprese, si terrà lo stesso e, a questo punto, chiedo anche ai fautori del nucleare (o dell’acqua privata, ecc) di andare a votare: votate no, se non siete d’accordo, ma votate, perché il quorum dev’essere raggiunto, per dimostrare, almeno, che in Italia «la sovranità appartiene al popolo» (Cost. it. art. 1).

Sarà un caso che proprio adesso la posta elettronica di Libero proponga un’inchiesta assurda sulla “mistificazione” di Chernobyl? Secondo l’autorevole(?)… gestore di posta, infatti, gli ucraini ci avrebbero sempre raccontato un sacco di bugie e le vittime dell’incidente di Chernobyl sarebbero appena 300. Chissà se anche i giapponesi, di solito così efficienti, si sono trasformati in tanti irrazionali, irragionevoli allarmisti, allora!

Domenica e lunedì andiamo tutte e tutti a votare. 4 SÌ secchi. Anzi, lasciamo stare lunedì: corriamo tutti ai seggi domenica mattina, per far capire sin dall’inizio, a chi non vuole che la popolazione possa esprimersi direttamente, che la democrazia non funziona così.

>>> Partecipa alla mobilitazione per raggiungere il quorum al referendum: “adotta” un cittadino indifferente e convincilo a votare; scarica e diffondi la vignetta di Vauro!

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Mobilitazione-referendum: “Scaricate” Vauro!

 

«Vauro-pirata con la matita tra i denti».

Dal sito del manifesto, l’invito a scaricare e diffondere questa vignetta per invitare a votare al referendum del 12 e 13 giugno.

Oltre alla vignetta sono disponibili due dossier sull’acqua bene comune e su Fukushima.

>>> La vignetta, come si era forse già intuito, è di Vauro.

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Festa della Repubblica

«Maestà, le cose non vanno tanto bene», disse il Gran-Ciambellano-e-Gentiluomo-del-Papa al Piccolo-Uomo-sul-Trono.

Si riferiva alla caduta di Milano, di Napoli, di Cagliari, di Arcore, di tutti quei centri urbani che – sconsiderati – avevano scelto la repubblica.

Aveva provato in tutti i modi, l’Unto del Signore, a camuffare la natura monarchica del proprio sistema di potere. Addirittura, aveva rinunciato a battezzare il figlio come lui, temendo che «Silvio II» suonasse indigesto all’orecchio democratico dei regnicoli, e s’era accontentato di Pier Silvio. Ma era stato invano.

E ora si aggirava solo per le stanze di quel Palazzo che aveva reso famoso con le feste danzanti, i bunga bunga regali e i trenini solo-prima-classe lungo i corridoi, com’era d’uso, un tempo, alla corte di Versailles.

Ma se il sovrano avvertiva precipitare su di sé l’ombra del 12 e 13 giugnomoderno, referendario, 14 luglio – non era però sconfitto e preparava il colpo di coda a forza di marketing elettorale, cosmesi e prmesse da marinaio (mi perdonino i marinai), ponendo il bell’Alfano alla guida del Partito e trincerandosi dietro le mura della Reggia.

Una parata militare a Roma, intanto, celebrava i fasti della «Repubblica democratica fondata sul lavoro»®, un’occasione ghiotta per il Presidente del Consiglio per fare comunella con qualcuno dei suoi pari.

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Si vota sul nucleare!

La Corte di Cassazione ha deciso. Il popolo italiano ha diritto di esprimersi sul nucleare. Ora però votiamo!

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Mercoledì 1°, Espace populaire; incontro con Enrico Ventrella, di ritorno da Gaza

Mi scuso se do l’annuncio in ritardo, ma domani – mercoledì 1° giugno – alle ore 21, presso l’Espace Populaire di Aosta, Enrico Ventrella, membro dell’Arci regionale, racconterà la sua recente esperienza a Gaza, con il Convoglio Restiamo Umani (CO.R.UM.), che ha rotto il blocco illegale imposto da Israele, rimanendo nella Striscia fino allo scorso 17 maggio.

Chiunque si trovasse a passare da queste parti è benvenut* all’iniziativa.

>>> L’ingresso all’Espace Populaire è libero con tessera Arci, ArciGay, Legambiente e UISP.

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Un brindisi!

Un brindisi di pura felicità per la vittoria di Giuliano Pisapia a Milano (e per la sconfitta della pessima Moratti) e per quella di Luigi De Magistris a Napoli. Forse ora qualcosa cambierà, innanzitutto per queste due città e poi – chissà – per tutto il Paese.

Non ne faccio una questione ideologica: con Pisapia e De Magistris non hanno affatto vinto le mie idee (io sono di sinistra, dopotutto), ma almeno abbiamo due sindaci onesti e mediamente progressisti – il che è già molto.

In bocca a lupo a tutti e due, perché ora comincerà il difficile: lo scontro quotidiano con la ‘ndrangheta a Milano e con la camorra a Napoli, innanzitutto. Gli interessi delle lobby d’affari e la monnezza da cominciare finalmente a riciclare e a ridurre.

E ora, regalo d’inizio mandato, un simpatico ammonimento: per cambiare veramente occorre andare fino in fondo, il che può comportare tutto, anche il martirio. Cadrete rovinosamente dal vostro piedistallo il giorno in cui vi accontenterete di fare meglio di come facevano o avrebbero fatto “quegli altri”.

A noi cittadini, se vogliamo continuare a lottare, spetta ora partecipare in massa ai referendum del 12 e 13 giugno, perché le decisioni non vanno prese sopra la testa dei cittadini.

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L’Italia è una democrazia fittizia fondata sul raggiro

La notizia buona è che non è detto che ce la facciano, a far saltare il referendum contro il nucleare.

Quella cattiva è che ci stanno provando alla grande. La Camera, col solito sistema della fiducia, miracoloso per coalizzare maggioranze instabili, ha approvato il decreto legge definito «omnibus» (un nome, un programma), che fra le altre cose prevede una moratoria di un anno sul nucleare.

Il voto definitivo del Senato è previsto per oggi, mercoledì 25 maggio. In caso di approvazione, sarà la Cassazione a decidere della legittimità del quesito referendario contro il nucleare il 12 e 13 giugno.

Ricordando che:

1- tornare alla produzione di energia nucleare (bandita dall’Italia propri a seguito di un referendum, nel 1987) è una decisione così importante che sottoporla alla cittadinanza è il minimo che un governo/parlamento democratico possa fare;

2- Berlusconi ha già dichiarato che la moratoria è solo un escamotage (in italiano, un trucco) per evitare la bocciatura del nucleare, e che il programma, sia pure con qualche ritardo, andrà avanti;

3- L’eliminazione del quesito sul nucleare potrebbe avere ripercussioni negative sulla speranza di raggiungere il quorum negli altri quesiti (acqua pubblica e giustizia);

la conclusione ovvia è che l’Italia è una democrazia fittizia fondata sul raggiro. Ora sta a noi cittadini impedire che tutto questo passi sotto silenzio e andare compatti a votare il 12 e 13 giugno per tutti i quesiti che saranno presentati, sperando che la Cassazione confermi la legittimità di quello contro il nucleare.

>>> La vignetta è di Lara Cavagnino.

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