Un “respiro” di sollievo

Il giudice Paolo De Paola del Tribunale della Valle d’Aosta ha confermato la legittimità del referendum, con buona pace di chi non voleva lasciarci esprimere. Tiro un sospiro di sollievo, in attesa, il 18 novembre, di poter tirare – così mi auguro – un bel “respiro” di sollievo. La decisione del Tribunale doveva essere apparsa probabile al partito di maggioranza, l’Union Valdôtaine, che proprio questo pomeriggio ha sciolto le “riserve” (non proprio cariche di suspence) invitando i cittadini ad astenersi, certo “responsabilmente”, dal voto. L’articolo 75 della Costituzione, secondo Ego Perron, presidente unionista, prevede esplicitamente la possibilità di astenersi. Non è dato sapere, tuttavia, alla Costituzione di quale Paese faccia riferimento Perron. Io, all’articolo citato, non ho trovato nulla del genere. Controllate anche voi.

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Aspettando la decisione del tribunale di Aosta (un commento di Stefano Montanari)

Ripubblico come articolo un commento del dottor Stefano Montanari a questo post. Mentre scrivo queste parole è in corso l’udienza che deciderà se il referendum del 18 novembre è da considerare come legittimo. Speriamo bene…

Il commento di Stefano Montanari:

Ho letto i dibattiti tra “gente comune” a proposito del “pirogassificatore”. Come spesso accade, queste discussioni vengono tenute da non addetti ai lavori con qualcuno che cade involontariamente nell’ingenuità, il che è assolutamente normale e comprensibile. Il peccato originale sta nell’informazione. Mentre le leggi europee sottoscritte anche dal nostro paese e, dunque, leggi italiane a tutti gli effetti, prevedono che prima d’intraprendere la costruzione di opere del genere i cittadini siano compiutamente e oggettivamente informati di tutti gli eventuali pro e di tutti gli eventuali contro del progetto e, in più, che tutti i cittadini e i comitati che si fossero formati vengano ascoltati in proposito, nulla di tutto ciò è stato fatto in Valle d’Aosta. Con un pizzico d’ironia, volendo guardare un ipotetico bicchiere mezzo pieno, possiamo affermare che l’Italia è un paese del tutto omogeneo, con Valle d’Aosta e regioni tradizionalmente dominate dalla Mafia (‘Ndrangheta, Camorra…) in assoluta condivisione di gestione. Se chi propone il progetto fosse tranquillo sulla sua economicità sociale e, soprattutto, sulla sua non nocività, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a pubblicare per tempo e fino all’ultima riga tutta la documentazione pertinente, cosa che non risulta essere stata fatta. I pochi dati che vengono fatti trapelare non paiono sostenuti da elementi oggettivi e, ancor più importante, non sono mai stati controllati da enti indipendenti nominati dai cittadini. Dunque, si tratta di dati che potrebbero equivalere alle pretese di un detersivo la cui pubblicità assicura un candore che supera quello ottenuto con tutti i prodotti concorrenti. È ovvio che una situazione simile non può che generare sospetto. E il sospetto si aggrava leggendo le esternazioni di qualche “esperto”, esternazioni che sarebbero sufficienti per squalificare a vita chi ha avuto la faccia tosta di profferirle, coprendolo di ridicolo. Ma il colpo finale, la dimostrazione palese che si sta tentando di fare qualcosa di non propriamente limpido è il tentativo di bloccare un referendum popolare che chiarisca l’atteggiamento dei cittadini, pur imbevuti di informazioni palesemente distorte, nei riguardi del progetto. È evidente che chi aveva intravisto un business bello grasso ora non si sente più così sicuro e tenta una mossa di uno squallore moralmente devastante. Ora non resta che aspettare l’evolversi degli eventi.

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Come trattare i Valdostani da buoi e governare felici [dal blog di Stefano Montanari]


Con un PS del 30 ottobre

Ripubblico, con il permesso dell’autore, un articolo sul referendum del 18 novembre scritto dal dottor Stefano Montanari, uno dei massimi studiosi mondiali di nanopatologie.

Ne condivido ogni parola e credo che possa fornire elementi di riflessione, in vista della consultazione popolare, a quelle persone che ancora non sanno cosa pensare intorno al pirogassificatore e all’alternativa possibile.

Montanari infine, presente in Valle in occasione della proiezione del documentario Sporchi da morire, ha più volte invitato a pubblico dibattito quegli “esperti” che nelle tribune elettorali si spendono a favore del pirogassificatore e dell’astensione. E non mi sembra un caso se quelli si sono guardati bene dall’accettare il confronto…

>>> Visita sito di Stefano Montanari.

Come trattare i Valdostani da buoi e governare felici
di Stefano Montanari

Non voglio entrare nei particolari, nei cavilli, nelle eccezioni legali, nei poteri che spettano a questo o a quel politico, a questo o a quel burocrate. Non ci voglio entrare perché non m’interessano e, anzi, m’infastidiscono. Qui si tratta di ragione e di dignità e basta. La giustizia viaggia con loro.

Poco più di una settimana fa ho passato un paio di giorni in Valle d’Aosta. Non in vacanza come il luogo inviterebbe a fare, ma a parlare con chi mi voleva ascoltare di ambiente e di salute, due argomenti che ogni giorno di più camminano affiancati, talmente vicini da essere ormai gemelli siamesi.

In quella nanoregione bellissima incastonata tra Italia, Francia e Svizzera, estesa come una piccola provincia con i suoi poco più di 3.200 chilometri quadrati e con una popolazione che non arriva a 130.000 abitanti, l’equivalente di un piccolo quartiere romano, ci sono le montagne più alte d’Europa, un po’ degli ultimi ghiacciai, torrenti limpidi, pascoli verdi, boschi… e politici.

Governare una regione del genere non può che essere una pacchia, anche perché, essendo a regime di statuto speciale, gode di privilegi che fanno venire le lacrime agli occhi ai cittadini di plaghe meno fortunate.

Ormai dappertutto i rifiuti sono senza dubbio un problema, però, nelle condizioni di Aosta e dintorni, il problema non pare proprio insolubile, essendo stato felicemente risolto in comunità ben più popolose e variegate, da San Francisco all’intera Nuova Zelanda, o più o meno paragonabili da Mercato San Severino a Ponte nelle Alpi.

Se cuocere l’immondizia è una maniera sbrigativa per affrontare il problema, e una maniera che rende pure tanti quattrini a chi fa impresa con i soldi altrui e ai cosiddetti politici che fanno da sponsor a quelle imprese, sempre e rigorosamente con i denari non loro, non è certo una maniera intelligente. Non è intelligente perché costa un patrimonio alla comunità che la sostiene a suon d’incentivi che, per illegittimi che siano, sono legge nella nostra Repubblica delle Banane, e non è intelligente perché devasta l’ambiente e la salute, il tutto, marginalmente, con costi immensi mai contabilizzati e sempre a carico di chi subisce i danni. Furbo e intelligente sono aggettivi niente affatto sinonimi.

Orbene, chi guida la regione Valle d’Aosta propone proprio la cottura dei rifiuti per affrontare il problema.

Come sempre, senza eccezioni, accade in questi casi, per farlo è necessario che il popolo sia tenuto nell’ignoranza più assoluta e, anzi, sia infarcito di nozioni stravaganti che nulla hanno a che vedere con i princìpi che regolano l’andamento dell’Universo.

Tra questi il Principio di Conservazione della Massa, enunciato scientificamente già nel lontano 1786 e uno dei pilastri della scienza, va accuratamente censurato. Secondo la “scienza” valdostana, s’introduce una determinata quantità di materiali – i rifiuti – chimicamente costituiti da tutti o quasi gli elementi della Tavola Periodica che in Natura sono una novantina e, dopo cottura, per alchimia, questi svaniscono sia per quantità sia per qualità. Insomma, io ficco nell’impianto un chilo di mercurio e mi esce a malapena uno sbuffetto di vapor d’acqua. Sì, siamo alla bocciatura a calci nel sedere di qualunque studente liceale, ma in Valle è così perché la maggioranza che siede nel parlamentino regionale così ha decretato, con tanti saluti al Creatore che ha voluto altrimenti.

Non contenti, i politici locali sono andati oltre. Un loro burocrate che mi si assicura essere laureato in medicina risponde a un documento allarmato di quattro oncologi che prospettano i pericoli che la produzione di diossina innescherà. Continua a leggere

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Non ci vogliono proprio lasciare esprimere

Sulla questione del pirogassificatore, nella testa di qualcuno, al cittadino non va proprio lasciato diritto di esprimersi.

Questo martedì, 30 ottobre, a pochi giorni dalla scadenza referendaria, il tribunale ordinario della Valle d’Aosta dovrà decidere se accogliere o ricusare la richiesta di inammissibilità del referendum propositivo che potrebbe vietare tutti i trattamenti a caldo nello smaltimento dei rifiuti prodotti nel territorio regionale.

La richiesta viene da ANIDA, consorzio che raggruppa le imprese costruttrici di inceneritori, dunque un soggetto che un “piccolo” interesse nell’impedire il referendum ce l’ha.

Da un lato c’è chi dall’appalto si aspetta un guadagno, dall’altra chi teme per la salute propria e soprattutto dei propri figli. Io l’ho già detto: credo di avere il diritto di esprimermi e di pretendere che anche chi è a favore del pirogassificatore accetti le regole della democrazia e si spenda per sostenere la propria tesi con argomentazioni, invece di cercare di impedire o il conseguimento del quorum o il referendum tout court.

Quale confronto c’è stato tra gli esperti chiamati da Valle Virtuosa per esporre alla popolazione l’alternativa a freddo nei numerosi incontri pubblici e i «responsabili» sostenitori del pirogassificatore? L’idea di un dibattito pubblico era stata lanciata dal dottor Stefano Montanari, uno dei massimi studiosi al mondo di nanopatologie, presente la scorsa settimana a Pont-Saint-Martin e ad Aosta in occasione della proiezione del documentario Sporchi da morire. Montanari aveva invitato a confrontarsi pubblicamente con lui i membri del comitato Valle Responsabile, ma non mi risulta che l’invito sia stato accolto.

In assenza di contraddittorio, voglio ricordare le parole di Montanari che, dall’alto della sua competenza scientifica, ha sbugiardato la retorica dei «responsabili», affermando che il pirogassificatore è a tutti gli effetti un inceneritore, per così dire la sua «traduzione patois».

«L’inceneritore è brutale perché prende l’immondizia e la brucia», ha spiegato lo scienziato. Il pirogassificatore invece brucia gas caratterizzato da una composizione molto variabile, che mescola diversi elementi metallici, al punto che non si può dire esattamente da cosa è composto. Questo perché ogni secondo l’impianto brucia qualcosa di diverso. «L’inquinamento da inceneritore è allora diverso da qualsiasi altro, perché produce una varietà infinita di inquinanti, dati da reazioni chimiche sempre diverse». Il punto è che tali inquinanti agiscono in sinergia tra loro aumentando la tossicità in maniera non quantificabile.

«Quando si dice che si filtreranno il 99,9% delle polveri», ha detto ancora Montanari, «si dice la verità, ma ci si riferisce a quella minima parte di inquinanti, superiore per dimensione ai 2,5 micron, che è filtrabile». Il grosso delle polveri passa invece sotto forma di nanoparticelle, che hanno la dimensione adatta per infiltrarsi negli alveoli polmonari e circolare nel sangue, causando la rottura del Dna durante la duplicazione cellulare, con conseguenze in termini di patologie di sottosviluppo fisico e cerebrale del feto, tumori infantili, autoimmuni, infarti, ictus, sterilità, aborti, diabete, Parkinson, Alzheimer e autismo.

Queste esposte sono solo alcune delle ragioni che mi portano a rifiutare il pirogassificatore. Sono ragioni tecniche e sanitarie. Che qualcuno la metta in politica è non solo inevitabile, ma persino legittimo, se si pensa che dovrebbe esistere una politica alta, interessata al bene comune. Da parte mia, c’è il desiderio di impedire una scelta che considero catastrofica per la salute, oltreché lesiva della mia possibilità di partecipazione in quanto cittadino alle decisioni che mi riguardano direttamente.

Qualunque cosa accada martedì, domenica 18 novembre all’ora di apertura dei seggi o giù di lì io mi presenterò davanti alla scuola media Einaudi di Aosta e esprimerò pubblicamente il mio «Sì», sia che il referendum si faccia, sia che la richiesta delle aziende costruttrici lo renda «inammissibile».

Invito tutt* a fare altrettanto.

>>> Confesso di essermi aiutato, nel citare le parole di Montanari, con questo articolo di AostaSera.

>>> A chi non lo avesse già visto raccomando il documentario ufficiale realizzato da Valle Virtuosa: è semplice, è chiaro e spiega tutto.

>>> Sugli interessi economici nella vicenda del pirogassificatore ricordo il bel dossier realizzato dai Giovani Comunisti della Valle d’Aosta.

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Cronaca giudiziaria

Italiano settantaseienne condannato a quattro anni di carcere (ridotti a uno per l’amnistia promossa dal governo Prodi nel 2006) e interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale. Restano due gradi di appello, perciò difficilmente il condannato si troverà a varcare la soglia di un penitenziario.

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Ho il diritto di chiedervelo

Ho il diritto di chiedervelo. A chi vive in Valle d’Aosta e a chi segue queste pagine da fuori. Ho il diritto di farlo perché ho due bambini. Ho il diritto di farlo perché non sono più un ragazzo, ma per i canoni di questa società in parte rappresento ancora «il futuro». Ho il diritto di chiedervelo perché oltre ai due figli ho 49 alunni (e parlo solo di quest’anno).

Ho il diritto di chiedervelo.

Prima di decidere a chi obbedire, il prossimo 18 novembre, alla vostra coscienza di cittadini o all’abitudine di lasciar decidere gli altri, almeno informatevi. Il video che pubblico qui sopra è il documentario ufficiale di Valle Virtuosa. Riassume tutta la vicenda del pirogassificatore da costruire per gestire l’immondizia valdostana, i pericoli per la nostra salute, i dubbi sulla convenienza economica, le alternative possibili, spiegate per filo e per segno da fisici, medici ed esperti della gestione dei rifiuti e del recupero di materiali.

Non mi interessanon in questo momento – chi vincerà le prossime elezioni regionali. Qui si tratta di salute. E, come dicevo, ho due figli. E una moglie, una famiglia d’origine, degli amici, un’idea di come mi piacerebbe che fosse il posto in cui vivo da quasi 37 anni, di come mi piacerebbe che fosse la partecipazione alla vita collettiva, alla gestione delle risorse e dell’ambiente.

Prima del 18 novembre informiamoci. E per favore guardate il documentario che pubblico qui sopra. È chiaro, semplice, completo. E spiega con semplicità quell’alternativa che secondo la retorica ufficiale non esisterebbe nemmeno.

A chi segue queste pagine da fuori Valle chiedo di fare lo stesso, e di diffondere il documentario via Facebook, Twitter, e tutto il resto. Se qualche media lo rilanciasse sarebbe stupendo. Riguarda anche voi. Riguarda ogni regione, sia come problema, sia come opportunità.

In più, non è la prima volta che fatti strani (come l’invito pubblico ad astenersi dal voto da parte di forze politiche da decenni al governo regionale) avvengono nella regione più piccola d’Italia, (anche perché) nella completa ignoranza del resto del Paese.

>>> Domenica 18 novembre 2012 la popolazione valdostana è chiamata ad esprimersi sulla modalità di smaltimento dei propri rifiuti con un referendum propositivo. Con un «» possiamo vincolare la Regione ad abbandonare l’idea del trattamento a caldo, pericolosa per la salute umana, soprattutto nelle valli di montagna, strette e soggette per un centinaio di giorni all’anno al fenomeno dell’inversione termica. Non ascoltare chi ti chiede di restare a casa. Il 18 novembre vai a votare: è tuo diritto e tuo dovere!

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«Affama la bestia» del debito – un articolo di Guido Viale


Ripubblico
, con il permesso dell’autore, un articolo di Guido Viale, pubblicato sul manifesto del 19 ottobre 2012.

Lo condivido per intero e credo che sia un’analisi da leggere assolutamente, perché aiuta a smascherare gli inganni con i quali – giorno dopo giorno – ci spingono di passo in passo più vicino al baratro, affermando sfacciati di «vedere la luce oltre il tunnel».

Una di quelle analisi che ci spigono a pensare che non è vero che la via è una sola, obbligata, e che ci chiedono di spenderci nella lotta per una società più giusta e sana di quella immaginata dal capitale finanziario internazionale.

Affamare la bestia del nostro debito
di Guido Viale

«Affama la bestia» è lo slogan con cui Ronald Reagan aveva inaugurato il trentennio di liberismo di cui oggi stiamo pagando le conseguenze. La «bestia» per Reagan era il governo: che – è un altro suo celebre detto – «non è la soluzione ma il problema». La bestia da affamare è in realtà la democrazia, l’autogoverno, la possibilità per i cittadini e i lavoratori di decidere il proprio destino. Il programma è di mettere tutto in mano ai privati, che si appropriano così delle funzioni di governo e le gestiscono in base alle leggi del profitto. Quel programma è stato ora tradotto dall’Ue e dai governi dell’eurozona in due strumenti micidiali: il pareggio di bilancio e il fiscal compact. Con queste due misure in Italia verranno prelevati ogni anno dalle tasse, cioè dai bilanci di chi le paga, quasi 100 miliardi di interessi e altri 45-50 di ratei, per versarli ai detentori del debito: in larga parte banche e assicurazioni sull’orlo del fallimento per operazioni avventate e altri grandi speculatori nazionali ed esteri, e solo in minima parte singoli risparmiatori.

L’assurdità di queste misure non va sottovalutata: nessun paese al mondo, nemmeno la Germania di Weimar, condannata al pagamento dei danni di guerra, ha mai rimborsato un proprio debito: che è stato sempre ridimensionato o riassorbito dalla «crescita» del Pil – quando c’è stata – o dall’inflazione, o da un condono, o da un default. Sottoporre a un salasso del genere un paese come il nostro, con un debito di oltre il 120 per cento del Pil, vuol dire condannarlo alla rovina. L’esempio della Grecia, a cui pure sono imposte per ora misure assai meno drastiche di quelle previste dal fiscal compact, è sotto gli occhi di tutti. Ma bisogna ricordare che tre anni fa, quando la Grecia ha cominciato a dare attuazione al primo memorandum della Trojka (Bce, Fmi e Commissione europea), Monti aveva salutato il cammino intrapreso come l’alba del risanamento economico del paese. Esattamente quello che ripete ogni giorno, ora che è presidente del consiglio, lodandosi, e lodando le politiche del suo governo, mentre occupazione, redditi da lavoro, produzione, bilanci aziendali, Pil e debito pubblico precipitano verso il baratro.

D’altronde, se non bastassero le misure contro i lavoratori varati dal suo Governo, va ricordato anche che meno di un mese fa il parlamento europeo ha dovuto bloccare un regolamento proposto dalla Commissione, ma redatto e ispirato nel 2010 proprio da Monti, che mira a subordinare alle «convenienze» dell’impresa il diritto di sciopero: «Regolamentazione dell’esercizio del diritto di promuovere azioni collettive nel contesto della libertà d’impresa e della garanzia dei servizi».

Ecco chi è quello che i partiti che lo sostengono Continua a leggere

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