Quelli là

 Palazzo Chigi, sede del governo italiano
 Quelli
del razzismo.
 Quelli che vanno avanti col nucleare, senza chiedere il permesso a nessuno.
 
Che oggi hanno tagliato il nastro inaugurale del primo cantiere del Ponte sullo Stretto, opera inutile quanto altre mai, impattante e buona soltanto a ingrassare le mafie.
 
Quelli che vogliono sopprimere la libertà di espressione in rete.
 
Quelli che vogliono distruggere la scuola pubblica. Privatizzare tutti i servizi.
 
Che hanno venduto ai mercanti l’acqua da bere.
 
Che in Afghanistan vorrebbero portare i nuovi F35, che l’Italia contribuirà ad assemblare a Cameri (Novara).
 
Quelli che non credono nel riscaldamento globale e chiedono di continuare a inquinare.
 
Quelli che non controllano se ci sono rifiuti radioattivi nei relitti affondati al largo delle nostre coste.
 Quelli là, quelli che ci governano.

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Discorso di fine anno

 
Aosta. Un albero e il cielo
 Per battere
sul tempo i berlusconi e i napolitani, io il discorso di fine anno lo
faccio adesso, prima di Natale, che tanto non sono gli ultimi 8 giorni
del 2009 a far la differenza.
 Hanno speso un sacco di parole sulla crisi economica in corso, quella che non permette di stanziare soldi per i servizi, ma non compromette
per questo le
commesse miliardarie delle industrie belliche italiane e straniere. Ci
hanno detto tante cose e altre le hanno taciute. Il governo, ad
esempio, non parla mai dei caccia bombardieri F-35, armi
d’attacco in palese contraddizione con la nostra Carta costituzionale,
che l’Italia si avvia ad acquistare per cifre ingentissime e a coprodurre con gli Usa a Cameri (Novara).
 
Del resto, il "premio nobel per la pace"
Obama non ha spostato di una virgola la politica imperialista di Bush,
fatta eccezione – forse – per le relazioni con Mosca; e perciò, perché
attendersi qualcosa di diverso dal capo del governo italiano? Aumentano i soldati italiani in Afghanistan, aumentano le servitù militari nella Penisola, continua la cooperazione militare con lo Stato di Israele. Però il modellino del Duomo in faccia al premier
è considerato un atto di violenza intollerabile e ora ci tocca
sopportare il tormentone natalizio, dal titolo «L’amore vince» (di M.
Apicella/S. Berlusconi/M. Apicella).
 L’aggressione a Berlusconi rischia di provocare una stretta alla libertà d’espressione,
soprattutto in rete, e l’opposizione parlamentare, invece
d’insorgere… tartaglia! (segno inequivocabile di complicità col
regime? di una comune visione del mondo tra Pdl e Pd-senza-elle?). Il
bravo D’Alema s’appresta a rinverdire la stagione degli inciuci e
persino il Capo dello Stato si affretta ad augurare al Paese riforme
condivise, come se Berlusconi non costituisse
un cancro da estirpare, in quanto pericolosissima anomalia del sistema democratico occidentale (un edificio un po’ pericolante dappertutto, ma altrove meno che in Italia).
 4 operai, intanto, resistono sotto la neve a Lesmo (Monza), sul tetto dello stabilimento Yamaha,
contro la decisione dell’azienda di delocalizzare in Spagna. L’ennesima
riprova, se ce ne fosse bisogno, che ciò che è bene per le imprese non
è per forza bene per i cittadini. L’ennesima riprova, se mai ce ne
fosse bisogno, che l’unico modo per lottare per l’interesse dei
lavoratori è recuperare il concetto di «conflitto», come ha ben dimostrato un caso analogo a questo, la vicenda degli operai dell’Innse di Milano. Continua a leggere

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Tanto per dire

  Il castello di Quart (Aosta)
 Hanno il sapore della solitudine certi ricordi.
 Feriscono come una musica dimenticata; portano indietro alle illustrazioni dei libri remoti, quelli di scuola, quand’eri bambino.
 Il mondo, il sole; il freddo, pure.
 Passeggio nel bosco, fra rami e fusti ischeletriti dall’inverno.
 I piedi mi portano un po’ più in alto, finché il panorama si apre: le case in miniatura, lontane, fan molto presepio.
 Da piccolo lo facevo enorme, ci mettevo dentro di tutto. Poi, con il colino e la farina, gli cambiavo colore.
 Le grandi nevicate della Palestina!
 
 L’aria è pungente, ma secca. Basta convincersi, per non sentire il freddo. Butto fuori dalla bocca il fiato fumante. Sotto la giacca  a vento, il pile e tutti gli altri strati comincio ad avere caldo.
 
 
Ultimamente riesco meno a uscire. Una tastiera ingombrante, quella che pigio.


 L’immagine di questo scritto raffigura il castello di Quart (Aosta)
 

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Libertà e perline colorate

 

 Il tempo tiranno
mi sta tenendo lontano da internet, ma devo assolutamente commentare due notizie importanti. La prima è positiva: lunedì sera abbiamo avuto la presenza di Vittorio Arrigoni al circolo Arci di cui faccio parte, l’espace populaire di Aosta. Chi è Vittorio credo che i lettori abituali del blog lo sappiano – ormai – a memoria. Lo ripeto per gli altri.
 
Vittorio, online con il blog Guerrilla Radio, è un attivista per i diritti umani che fa parte dell’ISM (International Solidarity Movement), associazione attiva in Palestina. Vittorio era presente a Gaza durante i bombardamenti israeliani di un anno fa, che hanno mietuto più di 1300 vittime e causato danni materiali immensi in un’area già povera, colpita da un assedio che non lascia passare neppure i materiali per la ricostruzione o il cibo necessario alla vita di un milione e mezzo di persone.
 Vittorio ha raccontato ciò di cui è stato testimone nel libro «Gaza. Restiamo Umani», che invito ad acquistare, a leggere e a far ordinare alle biblioteche della vostra zona (ed. manifestolibri, 7 €; i diritti dell’autore sono devoluti interamente al
Palestinian Center for Democracy and Conflict Resolution, impegnato
nella protezione dell’infanzia nella Striscia di Gaza insieme a una
rete di 21 organizzazioni locali).
 Lunedì scorso, nonostante qualche difficoltà iniziale col videoproiettore (che mi ha distratto al punto di farmi dimenticare di scattare qualche foto), la serata è stata bella e molto toccante. Vittorio ci ha accompagnati attraverso l’inferno delle bombe e quello della quotidianità della Gaza di oggi, dopo il cessate-il-fuoco. Abbiamo visto, attraverso le sue parole e i filmati che ci ha mostrato, le ambulanze trasformate in obiettivi militari, il tiro a segno deliberato dei soldati d’Israele sui pescatori palestinesi in mare, o sui contadini che cercano di raccogliere il prezzemolo, scortati da volontari internazionali dell’Ism "armati" soltanto di un megafono e di una pettorina gialla, a indicarne l’appartenenza a quella parte del mondo in cui la vita conta ancora qualcosa. Perché, come ci ha detto Vittorio, «per un soldato israeliano è molto facile uccidere un palestinese. Più difficile è uccidere un occidentale». Continua a leggere

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Umano, Vivo o Morto [da Guerrilla Radio]

 
 Lunedì sera alle 21.15 all’espace populaire di Aosta incontro con Vittorio Arrigoni, attivista dell’International Solidarity Movement (ISM) presente a Gaza durante i bombardamenti dell’operazione «Piombo Fuso». Vittorio ha portato il suo aiuto alla popolazione di Gaza, sepolta dalle bombe e strozzata dall’embargo, facendo da testimone e da scudo contro le azioni dell’aviazione militare israeliana, attraverso la sua presenza sulle ambulanze della Mezzaluna Rossa e scortando i pescherecci palestinesi in mare aperto, i contadini palestinesi nei campi. Con la sua voce, la sua persona e gli articoli che da Gaza hanno raggiunto l’occidente, attraverso il blog Guerrilla Radio e il quotidiano il manifesto, attraverso il libro «Gaza. Restiamo Umani» (ed. manifestolibri, prezzo 7 €, parte dei quali in aiuto dei bambini di Gaza), Vittorio ha raccontato la tragedia di più di 1400 esseri umani uccisi dalle bombe, e di una moltitudine di persone vittime dell’embargo. Per la sua presenza di scomodo testimone, Vittorio è stato più volte minacciato di morte. Ripubblico il post che segue, tratto dal blog di Vittorio, perché credo sia fondamentale non lasciare solo chi lotta per un ideale, accettando le conseguenze delle proprie scelte, fino alla minaccia di morte.
  

 Umano, Vivo o Morto
 di Vittorio Arrigoni
 
 Il mio spasimante sionista preferito è tornato a farsi vivo nell’invocarmi morto:
 
 http://www.israelnationalnews.com
 
 La minaccia di morte è subdola, perché erode nell’inconscio.
 Scava ogni giorno più in profondità la buca del terrore nella sindrome di essere bersagli bipedi a spasso su di un tiro a segno gratuito.
 
 Si possono fare spallucce e convincere e convincersi che si tratta di millantatori in cerca di fama e affamati di visibilità (e circa questi terroristi non c’è da scherzare, vi assicuro, non agiscono solo a parole, abbiamo acquisito le nostre informazioni), esteriormente disinteressarsi nel leggere il proprio nome di fianco ad una taglia come accadeva ai tempi del Far West, ma dentro qualcosa si mobilita in nevrosi, insonnia, fame di sostanze stordenti. Continua a leggere

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Visto negato

 Pubblico ancora un’e-mail di Arnela, insieme a Luca «inviata» del blog in Medioriente. Parla del tentativo (fallito) di ottenere un visto per Israele e la Palestina. Il titolo, cretino, l’ho aggiunto io.
 
Mi accorgo di non aver pubblicato nulla sulla loro tappa in Siria; rimedierò a breve, oggi non ce la faccio.
 
 Visto negato
 di Arnela
 
 
Nel momento in cui vi abbiamo posto il quesito sulla nostra seguente tappa speravamo di scrivervi qualche giorno dopo dalla Palestina. Avevo chiesto il visto all’ambasciata israeliana di Amman e quando ho richiamato, circa una settimana dopo, mi hanno detto che era tutto a posto, di passare a ritirarlo.
 Abbiamo davvero creduto di poter passare almeno un mese tra West Bank, Gerusalemme e un kibbutz vicino a Gaza, che già avevamo contattato. All’arrivo ad Amman mi sono presentata all’ambasciata. Eravamo certi di partire il giorno dopo e invece… la domanda di visto è stata rifiutata. Mi sono sentita così male, per l’ennesima volta. Avrei voluto strapparlo quel passaporto… Abbiamo passato un paio di giorni tra delusione e incertezza, vagabondando per la caotica Amman. Continua a leggere

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Il No-B Day in Giordania

 
 Quello che segue è un nuovo resoconto di viaggio di Arnela e Luca (che considero ormai veri e propri «inviati del blog»), che hanno attraversato il Kurdistan per giungere in Giordania, lungo un itinerario che si sta precisando soltanto al momento di percorrerlo. Mi sembra che tutto ciò sia nello spirito del «camminante», personaggio immaginario, o reale, cui è intitolata una sezione di questo blog, sotto le vesti del quale si cela chi vuol vedere con i propri occhi e con i propri piedi che gli esseri umani sono gli stessi in ogni angolo del mondo o, all’inverso, che ci son genti e culture infinitamente più sagge della nostra, da cui avremmo interesse a imparare. È, più semplicemente, lo spirito di chi mette terra sotto i piedi per il gusto di andare, vedere, scoprire «la luna piena nel deserto di sabbia rossa».

 

 E dalla Giordania Arnela e Luca (come dimostrano le foto – le più piccine cliccabili) hanno trovato il modo di partecipare al No-B Day. Suppongo che da lontano quest’italietta aggrappata alle smorfie siliconate di un vecchio clown come alle parole di un profeta appaia ancora più volgare e patetica…
 
 Siamo tutti nomadi
 
di Arnela
 


 È davvero difficile immaginare la neve che dite ci sia dalle nostre parti. Il dio dei viaggiatori ci ha regalato finora tanto tanto sole…
 L’ultima nostra mail risale a Damasco… ed è da lì che abbiamo preso il volo verso un viaggio più profondo, autentico, il viaggio che ti cambia.

 Partiamo, come da rituale, dagli incontri, dall’incontro. Aitor, un po’ basco e un po’ nomade, che sta "rientrando" a casa dopo due anni di giro per il mondo, per terra e per mare.
 Abbiamo abbandonato l’idea del Libano quasi per caso ed ora ci rendiamo conto che forse è stato qualcosa di più…
 Ci siamo immersi insieme nel regno di Giordania, nella Giordania dei palestinesi e in quella dei beduini. Amman e le altre città sono infatti abitate (e costruite) dai palestinesi che dal ’48 in poi si sono spostati da questa parte del fiume. Questo è l’unico Paese che gli permette di avere la nazionalità e il passaporto. Sono qui da almeno tre generazioni e per molti di loro vedere la loro terra è solo un sogno. La natura invece, le montagne, i deserti e i mari, appartengono ai beduini.
 Ci siamo lasciati trasportare dall’autostop, dal caso e dagli inviti in molti pezzi di questa terra così ospitale. Abbiamo trovato sorrisi di bambini e anziani, materassi e ottimi cibi ovunque.

 Sul Mar MortoCenare con le mani

 Pensavamo di lasciare Amman solo per qualche giorno e invece… dopo un bagno nel Mar Morto, la massima depressione terrestre, ci siamo ritrovati a piantare pomodori, lavarci in una sorgente termale (d’acqua dolce che dopo il Mar Morto non è male…) e dormire sotto le stelle, accanto al campo. Incredibile pensare che soltanto il giorno dopo eravamo ospiti di una ricca famiglia che aveva abbandonato la tipica tenda beduina per una casa, moderna ma tradizionalissima. Il padre era stato la guardia del re Hussein per 25 anni. Il giorno dopo ci siamo trovati a cena da un’altra famiglia ancora, nel villaggio di Dana, a mangiare con le mani, alla loro maniera, tutt’altro che facile. Continua a leggere

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