Leggo
che il «legittimo impedimento», da oggi legge dello Stato, permetterà al
Presidente del Consiglio e a tutti i ministri, qualora imputati in
procedimenti penali, di rinviare il proprio processo se impediti «a
comparire nelle udienze dei procedimenti» a causa della propria attività
istituzionale.
Sbaglierò, ma temo che di questo passo, di rinvio in rinvio, un
Presidente del Consiglio, oppure un ministro, colpevole di corruzione o
di qualunque altro tipo di reato, potrà finire l’intera legislatura
senza comparire una sola volta in tribunale, avendo così il modo (ma forse son malevolo) d’inquinare le prove o di cambiare
direttamente le leggi, magari con un decreto.
Significa, oltretutto,
che l’attività illecita imputata a un membro del governo potrebbe
continuare indisturbata, finché le porte di Palazzo Chigi non si
chiuderanno per sempre alle sue spalle. Solo allora, verosimilmente,
verrà meno l’impedimento «a comparire nelle udienze dei procedimenti».
Ragionamento
1: la sentenza interpretativa
Se i poteri dello Stato hanno
pari dignità fra loro e se il potere esecutivo (il governo) ha ritenuto
di poter mettere una pezza al mancato rispetto delle regole di
presentazione delle liste elettorali con apposito decreto
«interpretativo», suggerisco allora al potere giudiziario (la magistratura) di emettere una bella sentenza
«interpretativa», che spieghi in altro modo la legge sul «legittimo
impedimento», dimostrando alla fine l’illegittimità del medesimo.
"Ragionamento"
2: un "sms aperto"
Quella che segue è una lettera
aperta al Presidente del Consiglio. La sua brevità m’impone, tuttavia,
di considerarla, più che una lettera, un sms.
Gentile
Presidente, non ho capito bene il «legittimo impedimento». Urge decreto
interpretativo. Distinti saluti, Mario Badino (cittadino italiano)
Pubblico, di seguito,
il testo di legge.
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