Di fronte alle conseguenze ambientali delle attività produttive umane, dei consumi, alla continua devastazione e occupazione di spazi naturali, ci troviamo spesso inconsapevolmente indifferenti.
Eppure siamo, per molti versi, attaccati alla vita, affezionati ad altre persone, intenzionati a garantire il meglio (almeno) ai nostri figli. Siamo spesso disposti a convincerci che determinate condotte alimentari, sportive, certi stili di vita debbano essere seguiti al fine di preservarci in salute, rasentando talvolta il retropensiero di peter essere eterni.
Ciò nonostante, accettiamo, forse perché convinti di non poter farci nulla:
1) il cibo spazzatura;
2) una pessima qualità dell’aria;
3) la contaminazione dei suoli, compresi i terreni agricoli e quelli adibiti a uso residenziale;
4) l’impiego di prodotti tossici nel confezionamento e nella colorazione di vestiti (anche per bambini), giocattoli e alimenti;
5) l’onnipresenza delle onde elettromagnetiche derivanti dall’uso quotidiano del wi fi e della telefonia mobile.
Analizzando uno per uno i punti di questo elenco incompleto, possiamo dedurre che non tutte le voci hanno la stessa rilevanza e – in alcuni casi – non sono al cento per cento sottratte alla nostra possibilità di intervento.
Ritengo ovvio, tuttavia, che alle azioni di “autodifesa” occorre affiancare la pressione e la lotta su chi realmente conta – aziende, politica, altri poteri – in una prospettiva che è e dev’essere sociale, economica e politica. È il modello vigente, che non funziona, innanzitutto quello economico, al quale però tutta la politica parlamentare è uniformata.
Per questo non posso proprio sopportare le lodi di Renzi o il rimpianto che non sia passata la linea – più di sinistra – di Civati, o chi per lui. Tutte le forze politiche presenti in Parlamento – in gran parte anche il Movimento 5 Stelle – sono sottomesse all’ideologia del mercato, responsabile dello sfacelo, in primo luogo umano e ambientale, cui stiamo andando incontro, e le ricette proposte per uscire dalla crisi economica costituiscono un piede fieramente pigiato sull’acceleratore della devastazione e dell’avvelenamento.
Della Terra, e nostro. Il che fa di noi dei condannati. Almeno finché non prenderemo in considerazione l’idea di cambiar strada. Alle elezioni, naturalmente, e dal basso – com’è di moda dire – nella nostra vita quotidiana. Senza buonismi o autoindulgenze, che la situazione è grave.