Querele, denunce, tutte cose che preferirei evitare.
In virtù dell’articolo 21 della Costituzione italiana, però, tendo a dire ciò che penso.
Niente insulti, niente toni sconvenienti. Il rispetto però è una cosa che si dà a chi si ritiene meritevole.
Berlusconi condannato. Era ora, è tardi: gravissimo è il reato addebitatogli (frodare il fisco non è un peccato veniale quando si ha così tanto), ma ancor più gravi sono gli atti di governo da lui realizzati o promossi, la deriva in cui l’ex Belpaese è caduto, anche a causa sua, il berlusconismo ormai trasversale agli schieramenti.
Gravissima è l’esistenza di leggi o misure contro gli ultimi, i migranti, i tossicodipendenti, o che valgono solo per alcune categorie di persone (i rom, gli stranieri classificati come «cladestini»). Avrei preferito una condanna politica firmata dagli elettori, moltissimi dei quali ancora cittadini non consapevoli, tuttora divisi in “tifoserie” contrapposte – PD-PDL – mentre il PDL e il PD governano insieme e Berlusconi è finalmente condannato (e se cascasse questo governo, tanto di guadagnato per il Paese).
Questa condanna, di per sé una buona cosa, non comporta la fine del berlusconismo. Se Berlusconi accetterà senza colpo ferire di starsene a casa un annetto, o se vorrà far vedere a tutti “quanto è bravo”, adoperandosi in lavori socialmente utili, riuscirà forse a trarre vantaggio dalla vicenda: il “perseguitato” che rispetta la sentenza, disponendosi peraltro a riscrivere l’intero sistema giudiziario italiano una volta tornato «in campo» con la sua Forza Italia rediviva.
Oppure darà battaglia e non oso pensare a quali abissi di ipocrisia e veleno si giungerà nei prossimi mesi, anche se certo non costituisce uno spauracchio la prospettiva della caduta di questo pessimo governo.
In ogni caso, credo che l’adesione del PD alle istanze della maggioranza che sostiene il governo Letta (composta più o meno dagli stessi partiti che hanno sostenuto il governo Monti) sia molto più profonda di quanto creda chi considera puro opportunismo (o addirittura – ah ah! – senso di responsabilità verso lo Stato!) l’accordo-inciucio tra PD e PDL. Con il che intendo dire che la deriva liberista e la riforma in senso presidenzialista/autoritario della Repubblica italiana continuerà anche con Berlusconi confinato nella sua villa o intento a raccogliere cartacce nel parco.
Viva la sentenza di condanna di Berlusconi, insomma, ma ciò di cui il Paese ha bisogno è una vera forza di alternativa a quei partiti che ancora si spalleggiano, nonostante tutto, forse perché fondamentalmente simili.
A una cosa, però, non avevo pensato. Sembra che nella destra italiana vada prendendo forma l’idea per cui il presidente della Repubblica potrebbe premiare con la grazia un comportamento «responsabile» di Berlusconi. Se evitasse di dare battaglia, se evitasse di far cadere il governo Letta, il pregiudicato Silvio potrebbe sperare nell’annullamento della condanna da parte di Napolitano. Non so se un colpo di scena di questo tipo sia nelle intenzioni o nelle possibilità giuridiche del capo dello Stato; certo, rilevo che proprio l’attuale presidente della Repubblica, deciso a garantire governabilità e riforme, ha dato più volte una grossa mano a Berlusconi e al PDL, dapprima evitando di sciogliere le camere nel momento in cui il centro-destra era più in crisi di consensi, e poi – a quanto si dice – imponendo l’inciucio che ha dato vita al governo Letta-Alfano come condizione per un secondo settennato.
Ma, un momento, Badino! Stai forse criticando il capo dello Stato?
L’ho detto in apertura: non cerco querele o denunce (e penso del resto che il vilipendio sia tutt’altra cosa), ma trovo che il signor Giorgio Napolitano abbia grosse responsabilità nell’aver indirizzato il Paese lungo una strada che giudico sbagliata. E mi sembra che il garante della Costituzione abbia lasciato intendere più volte che la Carta va aggiornata. Magari in senso presidenzialista. Che questo sia bene o male, io non lo condivido, e se non credo al dogma dell’infallibilità del papa (che, in chiave religiosa, potrebbe benissimo essere assistito dallo Spirito Santo), non vedo perché dovrei credere all’infallibilità del capo dello Stato.
Sono comunque convinto che neppure nel nome di quel senso di «responsabilità» cui così spesso ci si richiama per giustificare l’ingiustificabile, Giorgio Napolitano oserebbe concedere la grazia a Silvio Berlusconi. Ammesso, ripeto, che questi la chieda, e che il tutto sia tecnicamente fattibile.
Il problema più grande – grande anche perché accoglie un plauso piuttosto trasversale agli schieramenti – è in ogni caso il tentativo in atto di riformare in senso presidenzialista lo Stato. Fermare questo tentativo è un dovere civico, se crediamo che il potere debba rimanere il più condiviso e diluito possibile. In proposito bisognerà tornare a parlare. Per il momento, mi limito a linkare l’appello promosso dal Fatto Quotidiano, che ho firmato e invito a firmare:
Costituzione: non vogliamo la riforma della P2.
>>> Nell’immagine di Marc Chagall: un deputato della maggioranza di governo riceve dalle mani del Mercato la bozza della riforma costituzionale in senso presidenzialista.