Ricevo e volentieri contribuisco a diffondere questo comunicato dell’Assemblea Permanente No-F35 di Novara che si batte contro il prossimo stabilimento di assemblaggio, nell’aeroporto militare della vicina Cameri, di alcune componenti del caccia bombardiere americano F-35, un velivolo offensivo di nuova generazione del quale l’Italia si appresta a comprare 131 esemplari (in barba all’articolo 11 della Costituzione, perché l’F-35 non serve per la guerra difensiva e con un dispendio economico enorme, che grida vendetta al cielo perché saranno utilizzati per mettere nella condizione di uccidere, soldi che potrebbero essere impiegati a vantaggio della cittadinanza), partecipando anche, come si è detto, al processo di costruzione.
La Vicenza connection e gli affari delle basi chiama Novara connection
di Antonio Mazzeo
L’Impresa Costruzioni Maltauro di Vicenza vince la gara d’appalto per un valore di 150 milioni di euro per la costruzione di hangar, capannoni e una serie di opere, in particolare quelle legate alla sicurezza (obbiettivo sensibile) nell’aeroporto di Cameri per la realizzazione della FABBRICA DELLA MORTE.
CHI è L’IMPRESA MALTAURO?
Sedici contratti per un valore complessivo di 12.410.282 dollari è il bottino incamerato grazie alle basi Usa dall’Impresa Costruzioni Maltauro.
L’importante azienda ha costruito piste per il decollo dei cacciabombardieri, hangar e palazzine per le truppe, depositi munizioni ed impianti idrici. Nella Caserma Ederle di Vicenza di proprietà dell’Us Army, la Maltauro ha realizzato un centro d’intrattenimento di 3.000 mq per i soldati e le famiglie statunitensi, dotato di 16 piste da bowling, due sale giochi, due sale meeting, una cucina con area self-service, un bar e diversi uffici amministrativi. Un altro complesso ricreativo è stato realizzato all’interno della base aerea di Aviano [Pordenone]. Nell’ambito del cosiddetto «Piano Aviano 2000» avviato da Washington per potenziare le infrastrutture e le funzioni dello scalo friulano, la società vicentina sta realizzando un edificio di circa 1.000 mq per nuovi uffici operativi e ristrutturando tre aree destinate a parcheggio, ricovero ed officine dei cacciabombardieri a capacità nucleare dell’Us Air Force. I lavori per un ammontare di 11.514.816,40 euro sono iniziati nel gennaio 2007 e avranno una durata di circa quattro anni.
La vocazione militare della società di costruzioni è pure confermata dall’importante commessa ottenuta in Libia nel giugno 2008 [valore 11.289.000 euro] da parte della «Liatee – Lybian Italian Advanced Tecnology Company», la joint-venture controllata dalla compagnia aeronautica di Stato della Libia e dai colossi del complesso militare industriale italiano Finmeccanica e AgustaWestland. Alla Maltauro è stata assegnata la realizzazione ad Abou-Aisha, nelle vicinanze dell’aeroporto di Tripoli, di un fabbricato per l’assemblaggio e la manutenzione degli elicotteri da guerra «A109 Power», prodotti su licenza AgustaWestland, con una configurazione per il pattugliamento marittimo e la vigilanza delle frontiere. L’8 luglio 2009 la Maltauro ha inoltre vinto la gara per l’ampliamento e la ristrutturazione dell’aerostazione di Pantelleria. Si tratta di opere finalizzate principalmente al traffico civile ma l’isola nel cuore del Mediterraneo è sede di un distaccamento dell’Aeronautica Militare impegNato principalmente in compiti anti-immigrazione. Sulle due piste di volo di Pantelleria vengono stabilmente schierati i velivoli F-16 ed Amx del 37esimo Stormo di Trapani-Birgi e di altri reparti dell’Aeronautica. E accanto allo scalo c’è pure un immenso hangar realizzato all’interno di una collina che funge da ricovero protetto per i cacciabombardieri e da deposito munizioni delle forze militari Nato. L’Impresa Costruzioni Maltauro ha pure tentato di sedersi al banchetto dei lavori per la nuova base al Dal Molin, ma l’appalto è stato assegnato alle due aziende leader della LegaCoop, la Cooperativa Muratori Cementisti di Ravenna e il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna. Con l’arrivo a Vicenza dei 1.200 militari più familiari attualmente ospitati in Germania si aprono però enormi frontiere per il mercato immobiliare e speculativo. Fioccano così le presentazioni-approvazioni di varianti ai Piani regolatori per la costruzione di residence per il riposo dei nuovi guerrieri Usa. Tra i progetti in pole position quello per centinaia di milioni di euro che la Maltauro sta eseguendo a Caldogno, comune che dista pochi chilometri dall’ex aeroscalo vicentino. I lavori, autorizzati dall’amministrazione locale il 3 dicembre 2007, prevedono la costruzione di due blocchi per 76 unità abitative di lusso, un grande centro commerciale, bar, ristoranti, negozi, centri fitness, impianti di calcetto e finanche una piscina olimpionica.
Ancora più ambizioso è il piano presentato dalla stessa società a Lentini, in Sicilia, per un «complesso insediativo chiuso ad uso collettivo», destiNato a «esclusiva residenza temporanea dei militari americani della base Us Navy di Sigonella». In due terreni per complessivi 91,5 ettari, il cui cambio di destinazione d’uso è stato autorizzato dal Comune il 18 aprile 2006, la Maltauro intende realizzare «1.000 casette a schiera unifamiliari con annesso verde privato e parcheggi, un residence per la sistemazione temporanea per i militari in attesa dell’alloggio definitivo, attrezzature ad uso collettivo per l’istruzione, lo svago e il terziario, impianti sportivi, relative opere di urbanizzazione primaria e un sistema di guardiole per il presidio di controllo e sicurezza». Si prevede un investimento per oltre 300 milioni di euro con l’insediamento di 6.800 abitanti e un volume complessivo di 670.000 metri cubi di costruzioni e una superficie coperta di 195.000 metri quadri. Una vera e propria città satellite in un’area di particolare pregio paesaggistico, storico e naturale, a cui potrebbero aggiungersi le opere viarie e i servizi per «rendere facilmente fruibile» ai militari Usa il lago di Lentini, Sito di interesse comunitario [Sic] e Zona di protezione speciale [Zps] della Provincia Regionale di Siracusa. Per l’affaire di Lentini, la Maltauro ha costituito ad hoc la «Scirumi S.r.l.», congiuntamente ad una società nella titolarità dei cinque figli del cavaliere Mario Ciancio, editore-proprietario del quotidiano La Sicilia e di numerose emittenti radiotelevisive siciliane, nonché azionista degli altri due quotidiani regionali, il Giornale di Sicilia e la Gazzetta del Sud. Al cavaliere Ciancio erano intestati i rigogliosi aranceti poi venduti alla Scirumi per l’insediamento del residence Usa.
(Fonte: Antonio Mazzeo. Articolo intero: La Vicenza connection e gli affari delle basi)
NO F-35 + SPESE SOCIALI – SPESE MILITARI
Assemblea
Permanente No-F35 (Novara)
Il costo dello stabilimento Faco dagli atti del Parlamento è quantificato in 775 milioni di dollari, 605,5 milioni in euro, tra l’altro rispetto al preventivo del 2006 i costi sono triplicati.
La linea d’assemblaggio Faco sotto la spinta del governo italiano diventerà un sito di manutenzione per tutte le flotte in dotazione ai paesi europei, infatti Lockheed d’ora in avanti proporrà agli altri partner europei di appoggiarsi sull’Italia e dunque su Cameri per l’assistenza dei veivoli.
Il territorio per 40 anni subirà il rischio di pericolosi incidenti aerei in fase di collaudo. un massiccio inquinamento e la militarizzazione per essere diventato un obbiettivo sensibile in caso di inevitabili conflitti causati da una cultura guerrafondaia.
Per la linea di assemblaggio finale del Joint Strike Fighter F-35 a Cameri, Alenia Aeronautica e Lockheed avrebbero concordato un’offerta in una bozza d’intesa che sarebbe stata inviata al governo italiano ancora prima di Natale. Il nuovo capo di stato maggiore dell’aeronautica, il generale Giuseppe Bernardis, ha confermato che a breve sarà al centro del negoziato con il ministero della Difesa e che i fondi per l’impianto però non sono ancora stati stanziati nel bilancio dello Stato.
In più paradossalmente, mentre continuano a entrare in linea i caccia Eurofighter EF-2000 Typhoon (l’Italia ha ordinato 96 Ef2000 anziché 121 con una spesa ad oggi di 7 miliardi di euro) e dovrebbe prendere il via il programma multinazionale per il cacciabombardiere JSF F-35, scarseggiano i pezzi di ricambio e manca il carburante per garantire un adeguato addestramento agli equipaggi, una situazione con magre risorse rese disponibili dal bilancio Difesa, che rischia di paralizzare l’Aeronautica.
L’incontro fra il ministro della Difesa La Russa e il suo omologo statunitense Gates, è intervenuto sull’F-35 Lightning II-JSF rivendicando un maggior coinvolgimento dell’industria italiana nel programma e nella distribuzione del lavoro.
La cifra che l’Italia spenderà per l’acquisto degli aerei eccede i ricavi derivanti dalla quota di produzione assegnati all’Italia stessa.
Dal punto di vista industriale le ricadute di cui il sottosegretario alla difesa Crosetto parla in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, devono essere proporzionate al numero di aerei acquistati: circa 15 miliardi di $.
Dunque altissime spese pubbliche che sottraggono fondi che potrebbero essere impiegati in altro e enormi incassi per la lobby
Le commesse tuttavia non sono garantite. Lockheed mette in gara i fornitori secondo il principio del «best value», finora l’industria italiana lamenta un ritorno inferiore alle attese dalla partecipazione al Jsf.
L’Italia, in quanto partner di secondo livello, non avrà neppure accesso ai segreti tecnologici delle armi, il know now, che dovrebbero beneficiare le aziende italiane che lavoreranno al progetto; anche questo sta diventando un problema, di fatto sarà suddita una volta di più degli Stati Uniti.
Il bilancio della difesa americana per il 2011, che ha confermato l’importanza del programma F-35 ma ha rallentato l’accelerazione della produzione, stanzia fondi per 43 aerei, meno dei 48 previsti e blocca i pagamenti a Lockheed per 614 milioni di dollari sin quando non saranno raggiunti alcuni obbiettivi prefissati.
Il Dipartimento USA alla Difesa che ha sostanzialmente confermato le previsioni di costi fuori budget già individuati negli anni precedenti vale a dire i 16,5 miliardi di dollari e da uno studio interno c’è un ritardo di circa 2 anni e mezzo nella fase di sviluppo, e conseguentemente di produzione finale.
Sulla linea di montaggio di Fort Worth ci sono oltre 20 aerei, anche se i test di volo sono stati completati in maniera soddisfacente solo per il 2% del previsto.
Rispetto ai tempi stimati nel 2007, dal dicembre 2009, soltanto 4 dei 13 aerei in fase di test sono stati consegnati, con un costo per ora lavorata più che raddoppiato.
Per ovviare a questo il Dipartimento della Difesa ha chiesto a Lochkeed di modificare il contratto e trasformarlo a prezzo fisso, per non fare ricadere i futuri incrementi dei costi sull’amministrazione pubblica.
La corte dei conti statunitense ha chiesto al produttore di rivedere il contratto, dopo che il costo per aereo inizialmente fissato in 50 milioni di $, nel corso degli anni ha toccato 113 milioni di $, proprio a causa del costo raddoppiato.
Riguardo al cosidetto “ritorno occupazionale” il governo italiano e l’esercito ammettono che a Cameri, nel momento di massimo sviluppo, si raggiungeranno forse 600 posti di lavoro, in arrivo da fuori Novara: i 10mila posti di lavoro promessi nell’indotto sono dunque un’autentica invenzione.
La fabbrica della morte è in stallo, non riesce a spiccare il volo precipita scontrandosi con la realtà, la crisi economica complessiva in atto; i posti di lavoro non si creeranno, le aziende legate all’aggregato affaristico-militare lamentano una mancanza sicura di commesse per il cacciabombardiere F-35.
Per esempio solo Alenia aeronautica sta utilizzando cassa integrazione nei propri stabilimenti per 11.000 lavoratori per un giorno la settimana fino alla fine dell’anno: negli ultimi anni a una forte crescita di fatturati delle industrie militari, si è visto un parallelo diminuire di posti di lavoro.
Per la mancanza di risorse economiche nel bilancio militare, già nell’ottobre 2008 l’Italia rinuncia alla fase iniziale di test e valutazione dello stesso programma JSF e decide di non acquistare i primi due aerei previsti sempre per ragioni finanziarie, inoltre l’eco all’opposizione da parte del movimento NO F-35 è arrivato presso il ministero della difesa americano che si pone seri interrogativi e dubbi sull’effettiva sicurezza della base di Cameri.
Il continuo rinvio, prima la data per la costruzione era l’inizio del 2009; è arrivato giugno 2010 e il governo italiano si dà tempo un mese (secretato); i soldi non sono ancora stanziati nel bilancio dello Stato e la fabbrica non decolla; è per il movimento NO F-35 che si oppone dal 2007 un risultato favorevole ottenuto dal basso con la mobilitazione.
Mentre le lobby belliche governative per l’ennesima volta voteranno in modo bipartisan la missione di guerra in Afghanistan con un dispendio di soldi pubblici che finora, compreso il rifinanziamento per il primo trimestre 2010 (per i primi sei mesi del 2010 sono stati stanziati 308 milioni di euro – 51 milioni al mese), la missione bellica afgana ha risucchiato dalle casse dello Stato circa 2,3 miliardi di euro: 70 milioni di euro nel 2002, 68 milioni nel 2003, 109 milioni nel 2004, 204 milioni nel 2005, 279 milioni nel 2006, 336 milioni nel 2007, 349 milioni nel 2008, 540 milioni nel 2009,
L’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35, 96 caccia Eurofighter e 100 elicotteri NH90 da parte delle nostre Forze Armate; lo scontrino complessivo ammonta a 29 miliardi di euro, 5 in più della manovra Tremonti/Berlusconi, sottraendoli al sociale e alle emergenze primarie e contrattando le ricadute affaristiche militari, per pochi posti di lavoro in cambio di morte e distruzione.
affaristica militare capitanata da Finmeccanica.
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