Ripubblico, con il permesso dell’autore, un articolo sul referendum del 18 novembre scritto dal dottor Stefano Montanari, uno dei massimi studiosi mondiali di nanopatologie.
Ne condivido ogni parola e credo che possa fornire elementi di riflessione, in vista della consultazione popolare, a quelle persone che ancora non sanno cosa pensare intorno al pirogassificatore e all’alternativa possibile.
Montanari infine, presente in Valle in occasione della proiezione del documentario Sporchi da morire, ha più volte invitato a pubblico dibattito quegli “esperti” che nelle tribune elettorali si spendono a favore del pirogassificatore e dell’astensione. E non mi sembra un caso se quelli si sono guardati bene dall’accettare il confronto…
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Come trattare i Valdostani da buoi e governare felici
di Stefano Montanari
Non voglio entrare nei particolari, nei cavilli, nelle eccezioni legali, nei poteri che spettano a questo o a quel politico, a questo o a quel burocrate. Non ci voglio entrare perché non m’interessano e, anzi, m’infastidiscono. Qui si tratta di ragione e di dignità e basta. La giustizia viaggia con loro.
Poco più di una settimana fa ho passato un paio di giorni in Valle d’Aosta. Non in vacanza come il luogo inviterebbe a fare, ma a parlare con chi mi voleva ascoltare di ambiente e di salute, due argomenti che ogni giorno di più camminano affiancati, talmente vicini da essere ormai gemelli siamesi.
In quella nanoregione bellissima incastonata tra Italia, Francia e Svizzera, estesa come una piccola provincia con i suoi poco più di 3.200 chilometri quadrati e con una popolazione che non arriva a 130.000 abitanti, l’equivalente di un piccolo quartiere romano, ci sono le montagne più alte d’Europa, un po’ degli ultimi ghiacciai, torrenti limpidi, pascoli verdi, boschi… e politici.
Governare una regione del genere non può che essere una pacchia, anche perché, essendo a regime di statuto speciale, gode di privilegi che fanno venire le lacrime agli occhi ai cittadini di plaghe meno fortunate.
Ormai dappertutto i rifiuti sono senza dubbio un problema, però, nelle condizioni di Aosta e dintorni, il problema non pare proprio insolubile, essendo stato felicemente risolto in comunità ben più popolose e variegate, da San Francisco all’intera Nuova Zelanda, o più o meno paragonabili da Mercato San Severino a Ponte nelle Alpi.
Se cuocere l’immondizia è una maniera sbrigativa per affrontare il problema, e una maniera che rende pure tanti quattrini a chi fa impresa con i soldi altrui e ai cosiddetti politici che fanno da sponsor a quelle imprese, sempre e rigorosamente con i denari non loro, non è certo una maniera intelligente. Non è intelligente perché costa un patrimonio alla comunità che la sostiene a suon d’incentivi che, per illegittimi che siano, sono legge nella nostra Repubblica delle Banane, e non è intelligente perché devasta l’ambiente e la salute, il tutto, marginalmente, con costi immensi mai contabilizzati e sempre a carico di chi subisce i danni. Furbo e intelligente sono aggettivi niente affatto sinonimi.
Orbene, chi guida la regione Valle d’Aosta propone proprio la cottura dei rifiuti per affrontare il problema.
Come sempre, senza eccezioni, accade in questi casi, per farlo è necessario che il popolo sia tenuto nell’ignoranza più assoluta e, anzi, sia infarcito di nozioni stravaganti che nulla hanno a che vedere con i princìpi che regolano l’andamento dell’Universo.
Tra questi il Principio di Conservazione della Massa, enunciato scientificamente già nel lontano 1786 e uno dei pilastri della scienza, va accuratamente censurato. Secondo la “scienza” valdostana, s’introduce una determinata quantità di materiali – i rifiuti – chimicamente costituiti da tutti o quasi gli elementi della Tavola Periodica che in Natura sono una novantina e, dopo cottura, per alchimia, questi svaniscono sia per quantità sia per qualità. Insomma, io ficco nell’impianto un chilo di mercurio e mi esce a malapena uno sbuffetto di vapor d’acqua. Sì, siamo alla bocciatura a calci nel sedere di qualunque studente liceale, ma in Valle è così perché la maggioranza che siede nel parlamentino regionale così ha decretato, con tanti saluti al Creatore che ha voluto altrimenti.
Non contenti, i politici locali sono andati oltre. Un loro burocrate che mi si assicura essere laureato in medicina risponde a un documento allarmato di quattro oncologi che prospettano i pericoli che la produzione di diossina innescherà. Costui scrive, e lo riporto verbatim, «la 1-idrossi-3,4,6,8-tetrabromdibenzo [1,4] diossina è utilizzata per la terapia della Candida anche dai firmatari della lettera apparsa su “La Stampa” del 16/10/12 e la quantità utilizzata nel dosaggio terapeutico è, senza ombra di dubbio alcuno, maggiore di quella emessa dall’impianto, in predicato di essere realizzato nella Regione VdA». Ora, è evidente che questo tale non ha la più pallida idea di che cosa stia dicendo. La diossina citata è di origine naturale, essendo prodotta da una spugna marina chiamata Dysidea dendyi, e ha effetti farmacologici. Esistono altre diossine naturali derivate dalla 1,2-diossina che hanno proprietà antimicotiche e altre ancora che potrebbero avere attività antimalariche. Evidentemente il nostro personaggio ignora che non basta contenere la parola diossina per avere proprietà tossiche, anche se quelle che ho citato sopra non fanno propriamente bene e si usano solo in casi selezionati quando si presume che l’effetto terapeutico compensi e superi gli effetti collaterali. E ignora pure che non risulta che quelle diossine siano mai state individuate in un inceneritore o all’uscita di impianti assimilabili, il che, comunque, resterebbe irrilevante. Purtroppo la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina prodotta, invece, dalla combustione è forse la molecola più tossica oggi conosciuta. Se il personaggio avesse qualche nozione di chimica biologica, si renderebbe conto della fesseria che ha scritto. Tanto per fare un esempio di molecole “simili” ma con proprietà ben diverse, basta pensare alla nicotina e all’acido nicotinico. La prima è un veleno potentissimo (una goccia uccide un toro) e la seconda è la vitamina PP.
Non contento di essersi denudato pubblicamente in tutta la sua presuntuosa ignoranza, il Nostro continua «è troppo chiaro, dal tono, dal tipo di linguaggio, dai contenuti e dal “target” di questa, che certamente non è stata partorita, che so, in una mansarda, in un appartamento normale di un condominio, in un bar, in un’osteria, in una piola, o in una megavilla; ma, con molta buona approssimazione, gli è stata quasi “somministrata”, che so, da professori di fisica, di filosofia, da quei poliedrici, variegati e variopinti personaggi, a me sinceramente tanto simpatici, quanto patetici che si adoperano molto per il “partito”, nella speranza di fare carriera, cavalcando l’onda di ogni cosa contraria». Già: meglio stare alla larga dalla fisica e, magari, anche dalla chimica e, perché no? pure dalla medicina che il nostro signor dottore con ogni evidenza ignora. Come al solito, poi, il bizzarro autore delle bizzarrie è convinto che l’aggressività di un impianto di trattamento a caldo di rifiuti sia questione di “partito”, con questo dichiarando la sua totale estraneità agli usi e costumi della scienza almeno da Galileo in poi.
Non continuo perché sparare su un’ambulanza con le gomme a terra e senza benzina non è sportivo, ma se quel tale avesse voglia di affrontare un pubblico dibattito con me, deve sapere che sono disponibile.
Tralasciando queste esternazioni pittoresche che già di per sé dovrebbero far sorridere per la loro ingenuità, si passa a qualcosa di più grave che puzza di regime.
Per il 18 novembre prossimo è stato indetto un referendum regionale volto a cancellare con un sì o ad avallare con un no il progetto dell’inceneritore (“pirogassificatore” in zona, un sistema che non pare riscuotere successi tecnici altrove ma che ad Aosta promette miracoli contro Natura). A questo punto i politici di maggioranza invitano – e lo fanno in maniera piuttosto energica e a spese pubbliche – a non andare alle urne perché il quorum non sia raggiunto. Certo una maniera piuttosto becera d’insultare l’istituzione referendaria ma, si sa, il fine giustifica i mezzi, e quando c’è interesse che un determinato fine sia raggiunto, come in guerra e in amore ogni mezzo è lecito.
Ora, però, si fa di più, e lo si fa perché si teme che non tutti i cittadini valdostani siano disposti a rinunciare alla loro dignità magari anche solo per esprimere con un no la loro volontà di avere l’impianto. Se si raggiungesse il quorum, che in Valle è il 45%, le possibilità di mettere in costruzione il “pirogassificatore” sarebbero quasi nulle, con tutto lo scompiglio che ne nascerebbe tra chi si era già fatto qualche illusione. E allora? E allora, con una viltà senza pari e con un disprezzo infinito per quelle che sono le basi stesse della democrazia, si ricorre alla magistratura perché questa cancelli il referendum. Insomma, la gente, quel demos che costituisce lo scheletro stesso del concetto su cui fingiamo di basare il governo, deve essere ammutolita. Il suo volere non deve contare e, anzi, non lo si deve nemmeno conoscere perché, se lo si conoscesse, potrebbe costituire un imbarazzo anche se, su certe facce bronzee, l’imbarazzo resta illeggibile.
Mi rendo conto che un episodio di questo genere interessi ben poco. In fondo appena una frazione infinitesima dei sessanta milioni d’Italiani paiono toccati. A me, però, la cosa interessa. M’interessa perché la trovo viscidamente schifosa in tutti i suoi contorni, contorni che ricordano troppo da vicino certe dittature africane o asiatiche, e resto aggrappato a due speranze: la prima è che il magistrato faccia il suo dovere applicando la giustizia, un concetto che non può essere il risultato aritmetico di carte bollate o di regole capziose applicate furbescamente, ma un’entità che non può avere aggettivi né essere condizionata. Se il magistrato è incapace di fare giustizia nella sua essenza, sia sostituito da un computer: ci costerà meno e sarà almeno prevedibile, non dipendendo da umori, capricci, pregiudizi o interessi. L’altra speranza è che i Valdostani aprano gli occhi e si rendano conto dell’insulto che stanno subendo alla loro dignità di uomini paragonati al massimo a buoi stupidi e moralmente insignificanti. Nient’altro se non carne da lavoro e da macello, insomma, con l’aggiunta di essere pure carne da voto.
Se, poi, ci sarà chi vuole sapere perché e come un impianto come quello proposto non è propriamente auspicabile per la popolazione esistente oggi e per quella che arriverà, e questo senza l’inquinamento di fantasie che sarebbero esilaranti se non fossero pericolose, venga a qualche mia conferenza o legga i miei libri.
Non sono voluto andare oltre trattando l’appello fatto al ministro Clini da parte di chi governa la Regione. C’è di che vergognarsi. Comunque, chi vuole legga http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/29/anche-valle-d%E2%80%99aosta-e-pur-sempre-italia/396748/
P.S. del 30 ottobre – Poco più di un’ora fa il Tribunale di Aosta ha stabilito che il referendum si farà. Non voglio addentrarmi nelle tesi di chi ne aveva chiesto la sospensione, e non lo faccio per semplice carità umana. Mi sembra evidente che questi signori si trovano ormai alla frutta e si aggrappano dove possono per non vedersi sfuggire un business al quale avevano fatto la bocca. Ora, sperando di sbagliare, mi aspetto che ogni seggio abbia la sua “sentinella” a presidio per annotare accuratamente chi il 18 novembre andrà a votare e, indipendentemente da un suo sì o da un suo no, andrà inevitabilmente ad avvicinare quel quorum del 45% di cui il governo locale, senza provare nemmeno vergogna, sta sponsorizzando il fallimento. A questo punto mi auguro che i valdostani diano dimostrazione di essere cittadini e non sudditi e affermino, andando davvero tutti alle urne, la loro dignità. Poi, il sì e il no potranno pure essere argomento di dibattito, ma alla dignità nessuno può rinunciare.
>>> Segue il filmato del dibattito svoltosi al cinema Giacosa di Aosta, sabato 20 ottobre, dopo la proiezione del documentario Sporchi da morire. Il dottor Montanari e il fisico Fabrizio Roscio, presidente di Valle Virtuosa, hanno risposto alle domande del pubblico. È un filmato molto lungo, ma vale la pena di vederlo, prima di decidere come comportarsi il 18 novembre e quale dovrà essere il futuro della nostra regione.
>>> Visita sito di Stefano Montanari.
Ho letto i dibattiti tra “gente comune” a proposito del “pirogassificatore”. Come spesso accade, queste discussioni vengono tenute da non addetti ai lavori con qualcuno che cade involontariamente nell’ingenuità, il che è assolutamente normale e comprensibile. Il peccato originale sta nell’informazione. Mentre le leggi europee sottoscritte anche dal nostro paese e, dunque, leggi italiane a tutti gli effetti, prevedono che prima d’intraprendere la costruzione di opere del genere i cittadini siano compiutamente e oggettivamente informati di tutti gli eventuali pro e di tutti gli eventuali contro del progetto e, in più, che tutti i cittadini e i comitati che si fossero formati vengano ascoltati in proposito, nulla di tutto ciò è stato fatto in Valle d’Aosta. Con un pizzico d’ironia, volendo guardare un ipotetico bicchiere mezzo pieno, possiamo affermare che l’Italia è un paese del tutto omogeneo, con Valle d’Aosta e regioni tradizionalmente dominate dalla Mafia (‘Ndrangheta, Camorra…) in assoluta condivisione di gestione. Se chi propone il progetto fosse tranquillo sulla sua economicità sociale e, soprattutto, sulla sua non nocività, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a pubblicare per tempo e fino all’ultima riga tutta la documentazione pertinente, cosa che non risulta essere stata fatta. I pochi dati che vengono fatti trapelare non paiono sostenuti da elementi oggettivi e, ancor più importante, non sono mai stati controllati da enti indipendenti nominati dai cittadini. Dunque, si tratta di dati che potrebbero equivalere alle pretese di un detersivo la cui pubblicità assicura un candore che supera quello ottenuto con tutti i prodotti concorrenti. È ovvio che una situazione simile non può che generare sospetto. E il sospetto si aggrava leggendo le esternazioni di qualche “esperto”, esternazioni che sarebbero sufficienti per squalificare a vita chi ha avuto la faccia tosta di profferirle, coprendolo di ridicolo. Ma il colpo finale, la dimostrazione palese che si sta tentando di fare qualcosa di non propriamente limpido è il tentativo di bloccare un referendum popolare che chiarisca l’atteggiamento dei cittadini, pur imbevuti di informazioni palesemente distorte, nei riguardi del progetto. È evidente che chi aveva intravisto un business bello grasso ora non si sente più così sicuro e tenta una mossa di uno squallore moralmente devastante. Ora non resta che aspettare l’evolversi degli eventi.
Bene…. All’indirizzo qui sotto è in corso una raccolta-firme.
Si tratta di un
Se siete d’accordo…. potete farlo circolare.
Io sono quella che ha scritto l’articolo citato da Montanari…. quindi l’intrusione in questo sito con il mio Appello…. sarà giustificata 🙂
Ecco il Link http://wp.me/P2APfH-5Q
Bene…. All’indirizzo qui sotto è in corso una raccolta-firme.
Si tratta di un “Appello all’Arpa e ai 52 Medici favorevoli al Pirogassificatore di Aosta”
Se siete d’accordo…. potete farlo circolare.
Io sono quella che ha scritto l’articolo citato da Montanari…. quindi l’intrusione in questo sito con il mio Appello…. sarà giustificata 🙂
Ecco il Link http://wp.me/P2APfH-5Q