Leopardi e Dante in lombardo su Telepadania

 Apprendo da Adnkronos che la Lega proporrà su Telepadania, nella trasmissione «Le nostre lingue», la lettura di testi di classici della letteratura italiana tradotti in lombardo.
 Per una volta non ho niente in contrario: ci sono cose che si possono fare e credo che nessuno debba sindacare sulle scelte letterarie di una tivù privata. Non è come costringere la Rai a produrre, con i soldi dei cittadini, film ideologici sulla figura di Alberto da Giussano, o immaginare che la tivù di Stato produca fiction in dialetto.

 Certo, non ho idea del perché un telespettatore, sia pure leghista, dovrebbe volersi sentir dire: «Se’nsa fi’ / Sta colina solinga la m’e’ cara, / come sta se’sa, che la me scond via’/ ona gran part de l’oltem oriso’nt», «L’Infinito» di Leopardi, con tutto ciò che segue, nella versione bergamasca curata da Umberto Zanetti.
 Oltre a Leopardi, saranno recitati in bergamasco Dante, Foscolo e alcune pagine evangeliche, per qual ragione non so: se l’intento era dimostrare la statura di lingua delle parlate lombarde, sarebbe stato più logico proporre testi dialettali originali, magari recitati dai loro autori. O andare sul letterario e riscoprire i testi di Ruzante e Goldoni. O, ancora, ospitare la costruzione linguistica originale del Grammelot, che ha fruttato il Nobel per la letteratura a Dario Fo.
 Si sarebbe trattato però di fare cultura, un’idea incompatibile con Telepadania e la Lega. Che a furia di proclami, battute e trovate d’ingegno sta trovando il modo di dividere davvero il Paese, quel che è peggio, mettendo gli uni contro gli altri i suoi abitanti.
 Salvo poi scendere nella poco padana Toscana a rubare i versi a Dante per sciacquarli in Morla, in Serio o in Brembo.

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