Pubblicità-progresso?

 

 Mi auguro che l’immagine che pubblico qui a fianco non sia sottoposta a copyright.
 
 Me lo auguro perché il committente è la Presidenza del Consiglio dei Ministri e dunque i soldi usati per realizzarla sono pubblici, cioè miei.
 
 Si tratta di un invito (condivisibile) affinché i giovani leggano. Si conclude – malamente – con un «Passaparola».
 
 Altro non è che uno dei tanti esempi di pubblicità-progresso che nessuno degnerà della minima attenzione. Per realizzarlo sono stati spesi soldi che potevano essere utilizzati altrimenti (ad esempio per le biblioteche, per le scuole, per qualche programma di lettura).
 
 Al momento ignoro se questa pubblicità passa anche in televisione (magari a pagamento su Mediaset).
 
 In più, a produrre questa roba è proprio quel governo che taglia su tutto ciò che ha a che vedere con la cultura, dall’istruzione, all’arte, allo spettacolo: il minispot sa di presa per i fondelli.
 
 Perché poi i simpatici ragazzini si trovino a leggere libri e quotidiani in palestra, rimane un mistero; anzi, no; lo spiega lo slogan: «Leggi, segna un punto a tuo favore!» (ed ecco chiarita la necessità di un canestro sullo sfondo).
 
 La presenza di un quotidiano, infine, è addirittura insultante: con la legge-bavaglio in dirittura di arrivo e i tagli al fondo per l’editoria no-profit e di partito, questo governo (cioè il committente dell’opera) sta facendo il possibile per impedire ai giornalisti di fare il loro lavoro.
 
 Dobbiamo dunque immaginare che il ragazzino tenga in mano – invece di un quotidiano – «Libero», «il Giornale», o magari uno di quei fogli gratuiti che si trovano in metropolitana?

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