Povero Marchionne, preso per i fondelli dagli operai che lunedì si sono inventati uno sciopero per vedere la nazionale… Hanno ragione i padani, da sempre paladini dell’imprenditoria e del lavoro: SE-CES-SIO-NE! Almeno nessuno proclamerà agitazioni sindacali per guardare la rappresentativa padana (anche perché difficilmente si qualificherebbe per i mondiali).
Povero Marchionne, lui che vuole fare l’accordo… «Senza accordo si ammazza l’industria», dixit. E con l’accordo, invece, chi si ammazza? Ma che importanza ha domandarselo! Tanto, l’impresa italiana non è in grado di tirare avanti senza gli aiuti dello Stato e senza risparmiare sul lavoro: ecco il succo della questione. L’impresa italiana non sa stare sul mercato (a me il mercato non piace molto, ma a loro, in teoria, sì).
A Pomigliano si rischia di buttare via il diritto di sciopero e quello a restare a casa per malattia. Il tutto sa di ‘800, con i vagiti della rivoluzione industriale a coprire le urla dei disgraziati sottopagati e massacrati dai turni.
Bisogna resistere, con gli operai di Pomigliano che incassano la solidarietà dei loro colleghi (compagni?) di Mirafiori (sciopera l’80% degli addetti, secondo la Fiom). Ma attenzione: Epifani, leader Cgil, si propone di mettere d’accordo i metalmeccanici e la Fiat: gli operai votino sì, dice Epifani(ah!), che tutta la grinta si porta via, anche se è proprio ora che servirebbe la massima determinazione.
Resta da capire se il PD intende fare un referendum interno, in aggiunta a quello degli operai, per sapere se il partito è con la proprietà o con il lavoro. Schierarsi non è sempre facile come bere un bicchier d’acqua, per privata o pubblica che sia.
Un articolo affrettato. Mi scuso per non aver approfondito a sufficienza.