Un sottosegretario a Ballarò

La storia che segue è inventata. Ogni riferimento a cose o persone esistenti è puramente casuale, a parte il nome della trasmissione televisiva, «Ballarò», che uso come semplice teatro per il dialogo tra un conduttore immaginario e un sottosegretario inventato di sana pianta. Purtroppo.

Studio di Ballarò. Un conduttore e i suoi ospiti. Un po’ di pubblico. Qualche migliaio di spettatori a casa; ignoro di preciso quanti. Il conduttore lancia un servizio sugli “esodati”. Si vedono. Esistono. Costituiscono un problema politico per un governo tecnico imbevuto di ideologia liberista.

[Rumore di sottofondo: la Santanchè recita continue litanie di protesta, ma si sente appena perché le hanno spento il microfono]

«Allora, sottosegretario, come pensate di risolvere la situazione?»

«Lo ha detto la ministro Fornero. Apriremo un Tavolo»

«E a che cosa dovrebbe servire questo tavolo?»

«A trovare una soluzione condivisa, insieme ai sindacati e alle aziende»

«Quelle persone si sono allontanate dal lavoro in base a regole certe. Lo Stato non le può abbandonare solo perché ha cambiato le regole. Dove pensate di trovare i soldi?»

«Se il Tavolo mi dirà di trovare i soldi, troverò i soldi, ma i soldi si possono trovare solo in tre modi»

«Vale a dire?»

«Te li fai prestare dal Mercato, ma poi ci devi pagare sopra un interesse, come forse si è capito dagli avvenimenti degli ultimi anni»

«Un po’ si era capito. Il secondo modo?»

«Li chiedi ai cittadini con le tasse»

«Anche questo sistema lo conosciamo. E poi?»

«Poi c’è la Spending Review: tagliare il tagliabile e anche il meno tagliabile, se occorre, e magari dar via per quattro soldi una bella fetta d’Italia»

«E non c’è proprio altro modo?»

«Certo che c’è. Questo Governo non è poi così cinico da non vedere la sofferenza della gente. Glielo dico io che cosa si può fare: si ritirano i soldati dall’Afghanistan e si risparmia l’equivalente di almeno un milione di esodati!»

È il classico colpo di scena. Nello studio si fa silenzio. Persino la Santanchè smette di mugugnare nel microfono spento. Il conduttore appare preoccupato.

«Sottosegretario, ho capito bene? Ritirare le truppe?».

Il sottosegretario sorride. Per la prima volta il suo viso appare umano.

«Certo, ma basterebbe anche meno: tanti piccoli tagli alle cazzate senza senso… Si poteva cominciare con il sopprimere la parata del 2 giugno, ad esempio. Del resto, la Repubblica è fondata sul lavoro, mica sulla potenza militare: è l’articolo primo della Costituzione che lo dice! E poi le Forze Armate hanno già la loro festa: è il 4 novembre»

«Ma, sottosegretario, il Presidente della Repubblica…»

«Ha un suo pensiero, che io rispetto, ma se continuiamo a chiedere sacrifici nel nome della crisi, qualche rinuncia dobbiamo farla pure noi. Ad esempio i cacciabombardieri F 35, che servono a colpire il nemico dall’alto e costano una barca di soldi. Me lo dice lei che ce ne facciamo, se la Costituzione, all’articolo 11, vieta la guerra d’aggressione?»

«Penso che si debbano considerare i possibili sviluppi… della situazione internazionale… Il contesto di un Paese sempre più impegnato nelle missioni umanitarie. Lo stesso Capo dello Stato…»

«…ritiene che basti il paravento di un accordo Onu, estorto in qualche modo, per giustificare azioni di guerra incuranti delle vittime civili? Bombardare la popolazione al nobile scopo di controllare un incrocio nel centro di Kabul: è questa la guerra umanitaria? Una guerra non può essere umanitaria»

«Sottolineo che il sottosegretario esprime il suo pensiero»

«E quale pensiero dovrei esprimere?»

«Dicevo… Torniamo agli esodati. Non credo che il governo abbia in previsione di risolvere la loro difficile situazione venendo meno agli impegni assunti a livello internazionale…»

«Allora si possono trovare i soldi abbandonando qualche grande opera – grande nei costi, s’intende – come la Tav»

Sulla sua poltrona, l’invitato del Partito Democratico si agita scompostamente.

«È l’Europa che ce la chiede, sottosegretario! Sono impegni internazionali anche quelli».

«Ma non è vero! L’Europa ci chiede di ammodernare la linea. L’Alta Velocità è un ghiribizzo di noialtri e un favore che facciamo a chi ci deve guadagnare, mafie comprese. La linea storica è già sottoutilizzata così, figuriamoci se ne aggiungiamo un’altra. E poi, diciamo la verità: quand’anche la Tav fosse l’opera migliore del mondo – e non lo crede nessuno – se non ti puoi permettere una cosa non la fai. Diversamente…»

«Diversamente?»

«Diversamente devi aprire un altro Tavolo e poi trovare i soldi. Ma per trovare i soldi ci sono solo tre modi, come dicevo prima: il Mercato, le tasse, i tagli. Ne vale la pena? Aumentare il debito per sparare viaggiatori e merci a più di 300 chilometri all’ora in un tunnel tra Lione e Torino? E aumentare le tasse? Quand’anche facessimo una patrimoniale vera, non potremmo una volta usare i soldi per qualcosa di utile? Quanto ai tagli, infine, che cosa dovremmo tagliare che manca già tutto? Se uno Stato non spende per i cittadini per cosa spende? Per militarizzare il territorio e sparare gas vietati dalle convenzioni di guerra sui manifestanti, una cosa che paradossalmente ci è consentito fare solo perché siamo in tempo di pace?»

«Ci sono… evidentemente… molti pareri discordanti in proposito. Il Presidente della Repubblica…»

«…lasciamolo dove sta, ché siamo in grado di parlare tra noi anche senza scomodarlo. O magari vuol dare la pubblicità?»

«Ecco, dovrei… Ma prima, gli esodati: che cosa facciamo per loro? Dove prendiamo i soldi?»

«Le va bene una patrimoniale seria?»

«E come riparte l’economia se tassiamo i ricchi?»

«Un problema che a Robin Hood non era venuto in mente. Eppure non conosco nessuno che, guardando il film, tifa per lo sceriffo di Nottingham»

«E chi sarebbe, nella realtà, lo sceriffo di Nottingham?»

«Confindustria, la Banca Centrale Europea, le agenzie di rating. Un altro sceriffo molto potente è il Fondo Monetario internazionale. Poi, naturalmente, c’è la signora Merkel. Ma sono moltissimi, e tutti – in fondo in fondo – coalizzati tra loro»

Il viso del conduttore è un misto di sudore e cerone. I tratti appaiono sconvolti. Da quella che sembra la bocca esce, in un rantolo, la domanda.

«Insomma… Li vogliamo trovare questi soldi per gli esodati?»

«Naturalmente sì e, guardi, non sarà difficile. Basterà chiedere a Marchionne e a chi, come lui, delocalizza e licenzia dopo aver ricevuto milioni e milioni di fondi pubblici di restituire il maltolto. Stiamo parlando di cifre più che sufficienti a diminuire a tutti i cittadini le tasse dell’anno venturo: figuriamoci se non bastano per la copertura degli esodati, fossero anche più dei 400mila di cui ha parlato l’Inps!»

«Vedo che non vuole rispondere, sottosegretario, e ora devo mandare veramente la pubblicità, dopo la quale butterò tutto in cagnara cedendo la parola alla Santanchè e al rappresentante del Partito Democratico. Le do l’ultima possibilità: cosa farete per risolvere la situazione degli esodati?»

«Lo ha detto la ministro Fornero. Apriremo un Tavolo»

«E a cosa dovrebbe servire questo tavolo?»

«A trovare una soluzione condivisa, insieme ai sindacati e alle aziende. Personalmente, immagino un tavolo pieghevole, di quelli da giardino… Lo apriamo, ci mettiamo su una bella tovaglia di carta e poi ognuno porta qualcosa: una bottiglia, due stuzzichini, così da finire – come vuole la tradizione – a tarallucci e vino»

>>> Il testo che avete letto è mio ed è, chiaramente, un’opera satirica. La diffusione è libera secondo quanto previsto dalla licenza Creative Commons 3.0. [Mario Badino]

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