Finirà per sembrare una scusa, ma il tempo mi manca sempre.
In più, non amo scrivere a vanvera (non dico di non averlo mai fatto), perciò prima di fare un post preferisco documentarmi e riflettere.
Di conseguenza, la storia della mia vita religiosa la scriverò un’altra volta (ho ricevuto un’educazione cattolica, lentamente me ne sono allontanato); la voglio raccontare perché mi permette di ragionare su ciò che sta avvenendo nella Chiesa, non certo limitatamente alla questione della pedofilia.
Oggi mi accontenterò di dire che non riesco a capire posizioni come quelle vaticane, volte a coprire scandali che – opportunamente denunciati – non avrebbero su chi crede le conseguenze devastanti che produce l’immagine di una Chiesa distante dai propri fedeli, concentrata perennemente a far altro, dalla cura delle relazioni politiche ed economiche alla rivendicazione di un’etica inventata che non trova riscontro neppure nelle Scritture e non può essere proposta ragionevolmente come assoluta, neanche da parte di chi crede in un Dio eterno e immutabile.
M’infastidisce molto il modo con cui il signor Ratzinger si rivolge alla società, come se tutti condividessero la visione del mondo cattolica, come se i principi di una società laica non fossero scritti a chiare lettere nelle Costituzioni degli Stati democratici.
M’infastidisce di più perché (nota personale) c’è stato un tempo non così lontano in cui ero praticante, per quanto vergognoso di certe assurdità che i vertici ecclesiastici propagandavano come verità assolute.
Non interessa qui quale sia la mia posizione in fatto di religione. Interessa invece l’analisi delle contraddizioni di Santa Romana Chiesa, che porto avanti con un poco di risentimento legato al mio percorso esistenziale, ma soprattutto nella speranza che la religione possa un giorno essere sganciata dalla logica del controllo e del potere, cui oggi mi sembra assolutamente sottoposta.
Mi chiedo se è possibile sperare che la vita non finisca con la morte senza che questa speranza diventi una scusa per imporci di accettare le ingiustizie sociali, per legittimare il potere. Mi chiedo se è possibile fare ricerca del Trascendente senza doversi affidare a una guida cui obbedire ciecamente. Mi chiedo se esiste un percorso spirituale che non caratterizzi i gradini sui quali ascendere verso il "cielo" attraverso l’inutile mortificazione di se stessi, del proprio corpo, della propria sessualità.
In questi giorni da più voci è stato chiamato in causa l’obbligo del celibato dei preti per spiegare i molti casi di pedfilia che coinvolgono sacerdoti. Naturalmente non c’è relazione di causa ed effetto tra il celibato e le deviazioni sessuali, ma di sicuro il rapporto della Chiesa con la sessualità e la corporeità è in qualche modo deviato rispetto a quello naturale, sereno, che la natura (o Dio) ha previsto per l’essere umano.
Altre voci hanno chiamato in causa la misoginia del clero. Non so se essa contribuisca a spiegare come mai la pedofilia sia vissuta come una tentazione da un numero elevato di prelati. In ogni caso, rilevo che la misoginia è un elemento caratterizzante di questa Chiesa (che non considera invece neppure «normali» quegli esseri umani, uomini e donne, che hanno preferenze omosessuali o sono transessuali).
Un elemento evidente di misoginia è legato alla questione dell’aborto. Non si mette in discussione la legge 194 (perché non conviene) ma ci si concentra sulla versione farmacologica dell’interruzione di gravidanza (la pillola Ru486), che è un semplice strumento dell’interruzione volontaria di gravidanza. Appare evidente che la minore invasività della pillola rispetto all’operazione chirurgica è intesa non solo come un incentivo ad abortire (quasi che le donne si divertissero un mondo), ma anche come un’attenuazione di quelle sofferenze che "è giusto" infliggere a tutte le "infanticide" legalizzate dalla 194.
Senza contare il paradosso per cui in tanti casi l’eventualità di un aborto si presenta come conseguenza diretta del boicottaggio delle tecniche di contraccezione, che vede da sempre la Chiesa in primo piano.
Nel nome della difesa della vita si condannano le donne alle fiamme dell’inferno, mentre si prega a tu per tu con l’ex Presidente Usa George W Bush in visita ufficiale in Vaticano, si presta la propria benedizione alle tante «guerre umanitarie», si cerca l’alleanza dei Cota e degli Zaia, cedendo di fatto al razzismo della Lega, e contribuendo così ad abbandonare al proprio destino tanti esseri umani che hanno solo due colpe: non essere nati in occidente e non essere più semplici embrioni.
Alla faccia di chi aveva detto che l’unico comandamento è l’amore.
La foto di questo articolo è di Silvia Rinaldi