Gaza Freedom March

 
 Se c’è
una cosa che mi rode è non aver neppure preso in considerazione di salire su un
aereo e volare al Cairo, dove si stanno radunando i partecipanti alla
Gaza Freedom March, iniziativa internazionale volta a rompere l’embargo
decretato da Israele contro Gaza, territorio in cui (soprav)vive un
milione e mezzo di abitanti, senza altri mezzi che ciò che riesce a
passare clandestinamente attraverso i tunnel o per via ufficiale – ma
con il contagocce – attraverso i valichi con Israele e con l’Egitto:
gli aiuti umanitari.
 Se c’è una cosa che mi rode è non poter essere sul posto domani, 27
dicembre
, a un anno esatto dall’inizio dei bombardamenti dell’operazione
«Piombo Fuso», che in 22 giorni hanno spento più di 1300 vite umane e
distrutto la maggior parte delle infrastrutture di Gaza.
 Se c’è
una cosa che mi rode è il non saper dire con certezza se la mia assenza
è dovuta a codardia, a senso di responsabilità legato al mio novello status
di papà, o a semplice pigrizia – ma no, non è pigrizia: è quando vedi
che succedono le cose e ti sembra impossibile prendervi parte davvero,
perché un conto è pigiare sui tasti del tuo computer e un altro è
lasciare tutto e partire per un "altrove" inatteso, con l’inquietudine,
tra l’altro, di chi sa che se va male non si ritorna indietro.
 
 1362 persone di vari Paesi del mondo parteciperanno alla Gaza Freedom March, il prossimo 31 dicembre,
una marcia nonviolenta che tenterà di attraversare la Striscia di Gaza
entrando dall’Egitto e uscendo in Israele, per portare aiuti materiali
alla popolazione sotto embargo, ma soprattutto per rompere,
simbolicamente, il blocco illegale (e omicida) deciso da Israele.
 Tenteranno,
perché il governo egiziano, a seguito delle pressioni esercitate da
Israele e dagli Stati Uniti del nobel per la pace Obama, ha deciso di vietare
agli attivisti internazionali il passaggio attraverso il valico di Rafah, infrangendo gli accordi presi con gli organizzatori nei mesi scorsi.
 In proposito, rimando alla lettera aperta della Gaza Freedom March al presidente Mubarak.
 Il comitato organizzatore della marcia, intanto, invita a protestare presso l’ambasciata egiziana,
inviando una lettera via fax ai numeri 06 8554424 e 06 85301175 e via
mail a ambegitto@yahoo.com, o telefonando ai numeri 06 44234764, 06
8440191 e 06 84241896. Il comitato propone un fac simile di
lettera: «Scrivo per esprimere il mio pieno sostegno alla Gaza Freedom
March del 31 dicembre 2009. Chiedo al Governo egiziano di consentire
ai/alle 1.300 delegati/e internazionali di entrare nella Striscia di
Gaza attraverso l’Egitto. Obiettivo della marcia è esigere da Israele
la fine dell’assedio. La delegazione internazionale consegnerà anche
aiuti medici di cui c’è grande scarsità, così come materiale scolastico
e giacche invernali per i bambini di Gaza. Per favore, lasciate che
questa storica Marcia possa procedere. Cordiali saluti, nome e
cognome».
 A parte questo, dall’Italia è possibile sostenere l’iniziativa innanzitutto seguendola e parlandone, anche su internet, per costruire insieme quella visibilità
che Israele e i media occidentali vorrebbero impedire. Credo che
l’iniziativa di Tel Aviv e di Washington per far negare il permesso di attraversare il valico di Rafah spieghi molto
bene quale sia l’entità simbolica dell’iniziativa.
 I regimi hanno più paura della pubblicità negativa che della forza dei loro antagonisti.
 
 Di seguito, l’appello intorno al quale è stata organizzata la marcia.
 

 Appello Internazionale per la Gaza Freedom March

 
 L’assedio israeliano di Gaza è una flagrante violazione del diritto internazionale che ha portato a una sofferenza di massa. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea, e il resto della comunità internazionale sono complici.
 
 La legge è chiara. La coscienza dell’umanità è scossa. Eppure, l’assedio di Gaza continua. È giunto il momento di agire! Il 31 dicembre 2009 concluderemo l’anno marciando al fianco del popolo palestinese di Gaza in una manifestazione nonviolenta per rompere il blocco illegale.
 
 Il nostro scopo in questa marcia è rompere l’assedio di Gaza. Chiediamo che Israele ponga fine al blocco. Chiediamo anche all’Egitto di aprire la frontiera di Gaza a Rafah. I palestinesi devono avere la libertà di viaggiare per motivi di studio, di lavoro, e di cura e anche di ricevere visitatori provenienti dall’estero.
 
 Essendo noi una coalizione internazionale, non spetta a noi sostenere una soluzione politica specifica a questo conflitto. Eppure la fiducia nella nostra comune umanità ci spinge a chiedere a tutte le parti di rispettare e sostenere il diritto internazionale e i diritti umani fondamentali per porre fine all’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi del 1967 e per perseguire una pace giusta e duratura.
 
 La marcia potrà avere successo soltanto se risveglierà la coscienza dell’umanità.
 
 Vi invitiamo tutti ad unirvi a noi.
 
 La Coalizione internazionale per la fine dell’assedio illegale di Gaza

 


 
Sul manifesto del 27 dicembre, un articolo di Michele Giorgio sulla Gaza Freedom March (QUI un’anticipazione) e due pagine dedicate al primo anniversario dell’inizio dell’operazione «Piombo Fuso».

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