Libertà e perline colorate

 

 Il tempo tiranno
mi sta tenendo lontano da internet, ma devo assolutamente commentare due notizie importanti. La prima è positiva: lunedì sera abbiamo avuto la presenza di Vittorio Arrigoni al circolo Arci di cui faccio parte, l’espace populaire di Aosta. Chi è Vittorio credo che i lettori abituali del blog lo sappiano – ormai – a memoria. Lo ripeto per gli altri.
 
Vittorio, online con il blog Guerrilla Radio, è un attivista per i diritti umani che fa parte dell’ISM (International Solidarity Movement), associazione attiva in Palestina. Vittorio era presente a Gaza durante i bombardamenti israeliani di un anno fa, che hanno mietuto più di 1300 vittime e causato danni materiali immensi in un’area già povera, colpita da un assedio che non lascia passare neppure i materiali per la ricostruzione o il cibo necessario alla vita di un milione e mezzo di persone.
 Vittorio ha raccontato ciò di cui è stato testimone nel libro «Gaza. Restiamo Umani», che invito ad acquistare, a leggere e a far ordinare alle biblioteche della vostra zona (ed. manifestolibri, 7 €; i diritti dell’autore sono devoluti interamente al
Palestinian Center for Democracy and Conflict Resolution, impegnato
nella protezione dell’infanzia nella Striscia di Gaza insieme a una
rete di 21 organizzazioni locali).
 Lunedì scorso, nonostante qualche difficoltà iniziale col videoproiettore (che mi ha distratto al punto di farmi dimenticare di scattare qualche foto), la serata è stata bella e molto toccante. Vittorio ci ha accompagnati attraverso l’inferno delle bombe e quello della quotidianità della Gaza di oggi, dopo il cessate-il-fuoco. Abbiamo visto, attraverso le sue parole e i filmati che ci ha mostrato, le ambulanze trasformate in obiettivi militari, il tiro a segno deliberato dei soldati d’Israele sui pescatori palestinesi in mare, o sui contadini che cercano di raccogliere il prezzemolo, scortati da volontari internazionali dell’Ism "armati" soltanto di un megafono e di una pettorina gialla, a indicarne l’appartenenza a quella parte del mondo in cui la vita conta ancora qualcosa. Perché, come ci ha detto Vittorio, «per un soldato israeliano è molto facile uccidere un palestinese. Più difficile è uccidere un occidentale».
 Molti sono stati i temi trattati durante l’incontro. Credo che la cosa migliore sia mostrarli, linkando un servizio di Arcoiris TV che mostra una serata di Vittorio a Genova (guardalo QUI). Ci sono anche i video di cui ho appena parlato.
 Dico ancora due parole sull’aspetto forse più incredibile della tragedia di Gaza, ossia la difficoltà ad avere notizie sull’enormità di ciò che sta capitando. Perché filmati come quelli girati da Vittorio e dagli altri membri dell’ISM non sono stati trasmessi dalle nostre televisioni? Il problema, naturalmente, è il sistema mediatico con cui abbiamo a che fare, che decide a priori che cosa può essere trasmesso e che cosa no. Come ha detto Vittorio: «Ho chiesto più volte ai giornalisti con cui entravo in contatto di accompagnarmi in giro per Gaza, così da vedere la situazione con i propri occhi. Mi è stato risposto che era troppo pericoloso. E sono questi i giornalisti?». Vittorio ha allora offerto il materiale girato da lui, ricevendo ancora una volta un rifiuto: le redazioni – è la motivazione – non avrebbero mai acconsentito a trasmettere materiale di quel tipo.
 

 Lo stato del sistema mediatico (e più in generale il diritto di espressione del libero pensiero, sancito dal’articolo 21 della nostra Costituzione) mi porta alla seconda notizia che vorrei trattare: l’aggressione subita da Silvio Berlusconi. A dire il vero, se potessi scegliere non vorrei trattare quella che rischia di essere l’ennesima fortuna "politica" del nostro premier, che sta già godendo di un nuovo clima di solidarietà diffusa intorno alla sua persona, dopo le batoste subite con il "caso" D’Addario e la bocciatura del Lodo Alfano. «Basta con la spirale dell’odio» è la parola d’ordine di questi giorni, a cominciare dal Capo dello Stato, sempre conciliante; «L’amore vince» è la risposta che si fa seguire. E già ci siamo dimenticati chi della suddetta «spirale»
è il principale responsabile: quel Berlusconi che è capo del governo dei respingimenti, delle schedature, della flessibilità lavorativa delle vite «a termine», delle vacanze (mai) pagate ai terremotati d’Abruzzo, dei tagli (appena accennati) alle tasse in cambio di una riduzione netta dei fondi destinati ai servizi pubblici, all’istruzione, alla ricerca e alla cultura, del licenziamento di massa degli insegnanti della scuola pubblica, delle ronde, dei cantieri e delle discariche militarizzate, dell’aggressione al diritto di sciopero, del negazionismo in tema di rifiuti pericolosi e riscaldamento climatico, del ritorno del nucleare, della privatizzazione dell’acqua, delle basi militari e delle guerre «umanitarie» in Afghanistan.
 Questo, se dobbiamo parlare di violenza,
è il «catalogo» giusto. Invece si insiste sulla gravità del gesto di una singola persona che, peraltro, è pure considerata psicolabile; l’aggressione a Berlusconi rischia di essere l’ennesimo pretesto per un restringimento delle nostre libertà costituzionali. Già si parla di censire e oscurare i gruppi contro Berlusconi su Facebook, magari di controllare i dati dei loro fondatori (o anche degli aderenti?), magari di procedere a una qualche schedatura di massa; che fine farà il solo gruppo da me fondato, Mai detto: «Strozzerei Berlusconi», semplice sberleffo alle dichiarazioni del capo del governo sull’inopporunità del parlare di mafia? Sarò anch’io nella lista dei «terroristi», per aver utilizzato il verbo «strozzare» (a proposito, mostratemi solidarietà preventiva iscrivendovi al gruppo).
 Mentre questo accade, qualcuno,
come certo saprete, aveva la bella idea di cambiar nome a gruppi incentrati su argomenti completamente diversi, trasformandoli in gruppi di solidarietà a Berlusconi. In uno di questi mi sono trovato inserito anch’io, benché non mi sia mai passato per il cervello di esprimere solidarietà al (poco) Cavaliere. Aggiungo infine che del cambio di denominazione non sono stato in alcun modo avvertito, né da Facebook, né dai gestori del gruppo.
 
 Qualcuno dice che gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Usa sono stati orchestrati dalla Cia per dare all’allora presidente Bush il pretesto necessario per la guerra. C’è chi non crede alla tesi del complotto, ma ritiene che le Torri gemelle siano state la fortuna di Bush. Allo stesso modo, non credo sia ipotizzabile che Berlusconi abbia architettato la sua stessa aggressione, ma sicuramente da questa ha tutto da guadagnare. Oggi pomeriggio su Rai Uno ho beccato giornalisti intenti a mostrare un senso di responsabilità
"peloso" nell’invocare «regole» capaci di governare un’eccessiva libertà. Personaggi pronti a dichiarare che la libertà d’espressione è una bellissima cosa, ma che bisogna «distinguere gli ambiti». Gente che prepara il terreno per l’annunciata "regolamentazione" della rete. Come si diceva una volta (ma con un senso un poco diverso): «La Cina è vicina».
 
Anche l’Iran è vicino. Si trovano entrambi nel territorio di Arcore.


 Sul tema, leggi l’articolo Resistenza? Sulle montagne virtuali nel blog Femminismo a Sud
 
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