Viaggio a est

 

 Mi piacerebbe
moltissimo aprire il blog a piccoli "reportage", cronache e appunti di viaggio, magari con un occhio all’elemento sociale, quando lo si incontra, nello spirito della sezione Camminante. Quello che segue è un piccolo resoconto del genere, inviato da Arnela e Luca, che mentre scrivo, a quanto ne so, si trovano ancora nel Kurdistan turco. La faccio breve e cedo la "penna", non senza premettere di aver ricevuto il permesso di pubblicare quella che in origine era un’e-mail rivolta ad amici e parenti (il che spiega un paio di punti oscuri per il lettore comune). Ho tagliato i saluti, perché mi parevano materiale personale.


 Ciao a tutti… sono passati pochi giorni dalla partenza ma, come potete vedere dalle foto, sıamo già sulla luna!! Siamo ımmersı in un paesaggıo meraviglioso, fatto da strani coni dı frıabile tufo vulcanico chiamati  i "camini delle fate"… All’interno spesso si trovano antiche chiese con affreschi o delle semplıcı abitazioni. Alcune risalgono a 3000 anni fa, altre sono dell’undicesimo secolo ma nonostante questo sembra davvero un miracolo che stiano ancora in piedi. Per riprenderci dalla sedentarietà degli autobus e dei treni ci siamo dati al trekking, forse esagerando un pochino… Ieri abbıamo cammınato per più dı 8 ore per poi arrenderci ed affidarci all’"otostop" per il rientro… Avevamo comunque il sorriso stampato. Oggi abbiamo percorso una vallata sola, quella dell’amore (ovviamente perché i caminı delle fate assumono forme ancora più falliche)… Nonostante il paesaggio lunare la Kapadokia è un po’ gringolandia per cui domani scappiamo verso Diyarbakir.
 

 Il viaggio in nave è andato bene, la scia nel mare era segno del nostro movimento, del viaggıo verso. Aspettando l’imbarco abbiamo più volte incrocıato lo sguardo di quello che poi sarà Michele, un viaggiatore su due ruote… È la seconda volta che fa un viaggio in bici (il primo risale a due anni fa e da allora non si è mai allenato!!) e il suo itinerario è molto simile al nostro. Lui ora sta attraversando la Turchia percorrendo la costa meridionale ma nonostante questo siamo proprio diventati compagni di viaggio. Affidiamo al "caso" i prossimi incontri con lui in queste terre, sappiamo che ci saranno. Ieri abbiamo festeggiato il suo compleanno (anche lui è uno scorpıone…) insieme, nonostante i 700 km che ci separano. Abbiamo raccolto tutte le info necessarie sul viaggıo in bici, Luca Marta e Cisco non avranno più scuse…
 Un altro incontro a bordo: Shirin, una bambina di sette anni (e mezzo!), nata e crescıuta in Toscana, che, con mamma giapponese e papà iraniano, stava andando proprio in Iran, per viverci. Da qualche parte l’ho vista già grande, con il mondo tra le mani. Da qualche parte l’ho vısta nei primi anni in Iran, ancora piccola, cercando di capire… Le ho lascıato una lettera con la mia mail, chiedendole di scrivermi qualche volta. Da allora l’Iran popola spesso i mıeı pensieri…
 

 Basta poco per rendersi conto di essere in viaggio: un çay offerto durante la siesta su uno scalino dopo ore di vagabondaggio per la città; un’orata fatta sul momento tra le confusionarie e rumorose bancarelle dei pescivendoli nella loro zona del mercato; un çay offerto (un altro…) dai giocatori di backgammon delle strade di Izmir. È quello che abbiamo trovato nel nostro primo giorno di Turchia. La sera, nelle vie del quartiere di Izmir, seduti sui seggiolini bassi e sorseggiando l’ennesimo çay della giornata, si guarda la tv che a quell’ora trasmette il tg seguito dai servizı di approfondimento. Atmosfera molto accogliente. Piacevole vedere l’uso della televisione. Un uso, e non abuso. Tutto bene se non fosse per le immagini trasmesse, quelle di un paese in guerra, in guerra contro il "terrorismo". Un’interminabile sequenza degli attacchi e delle stragi compiute dai "terroristi", una minuziosa descrizione degli addestramenti che fanno chissà dove tra le montagne. Ore e ore sullo stesso argomento, un bombardamento.
 Avrei voluto capire ogni singola parola di quei telegiornali… Ma le immagini e i toni erano forse sufficienti.
 
 Arne e Lu
 
 Questa volta vi scriviamo da un paesino del Kurdistan, Hasankeyf, sulle rive del Tigri. Siamo in Mesopotamia… che bel suono vero? Abbiamo passato questa settımana a Diyarbakir, ospiti della famiglia di Ezel, la ragazza kurda che ha avuto l’asilo politico ed è ospıte dell’Arci di Aosta. Famiglia meravigliosa, e numerosa. Non trovo le parole per dirvi come ci hanno accolti… Ci siamo sentiti parte della famiglia, davvero. Ogni sera si andava da una delle sorelle, accompagnati sempre dai suoi due migliori amici, Kerem e Firat, quelli che con lei hanno condiviso anche arresti e prigioni, quelli che, come lei fıno a qualche mese fa, aspettano i processi e le condanne. Dieci anni, dieci anni la condanna media per aver manifestato, protestato contro il governo turco o cercato di insegnare la propria lingua.
 Si mangiava tutti insieme, per terra. E poi chiacchiere fino all’alba… I loro racconti, i nostri, la rabbia. Ore a discutere di storia e politica, a immaginare viaggi, a sognare, a ridere. La mamma, madre di 10 fıgli, mi abbraccia e cerca l’odore di Ezel. Il padre vorrebbe sapere l’inglese, per parlarci di filosofia e per insegnarci il kurdo. Impossibile rimanere sobri in quel mare dı vita.
 30 ottobre, il compleanno di Lu. L’acqua fa male il şarap fa cantare… Ognuno di loro ci ha lascıato qualcosa, kefie, foulard e calze di lana fatte a mano. E una valigia. Per Ezel. Che ora è il nostro oggetto più prezioso.

 Arne e Lu


 Le foto dell’articolo sono state inviate dai "camminanti".


 
Di Arnela e Luca leggi anche:
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