Questa è una lettera aperta che scrivo ai comandi delle caserme militari, alla società civile e, per conoscenza, al ministro della guerra, signor Ignazio La Russa.
Nei giorni scorsi mi è capitato più volte di vedere ad Aosta, in piena città, convogli militari formati da blindati con tanto di soldato armato di mitra in torretta. Si tratta, immagino, di mezzi di ritorno da qualche esercitazione e non intendo seriamente contestare il diritto dell’esercito a utilizzare le pubbliche vie per spostare i propri veicoli.
Mi ha fatto una certa impressione, però, vedere i militari ritti sulla cima dei mezzi, armati, col passamontagna verde a nascondere il volto. Mi ha turbato, perché si tratta di contesti urbani, quotidiani, luoghi nei quali non sono abituato a vedere certe immagini. Si tratta delle strade di tutti, dei bambini in bicicletta già fin troppo fascinati dalle armi, e anche di chi si porta dentro ferite dovute alla violenza o alla guerra. Si tratta di luoghi civili, di pace.
Ho dunque pensato di scrivere questa lettera come un reclamo, quasi che avessi il diritto di pretendere che ogni esercitazione si concluda entro il recinto dei poligoni di tiro, perché la strada non è zona militare. In parte ho cambiato idea.
Ho cambiato idea perché non posso partire, neppure nell’Italia repubblicana che «ripudia la guerra», dalla presunzione che certi valori siano condivisi.
Perché è una pia illusione pensare che la maggioranza degli italiani sia diventata nonviolenta, o anche solo pacifista.
Perché le nostre missioni militari sono accettate e anzi benedette dalla retorica delle istituzioni e dei media.
Perché l’Italia è ai primi posti nel mondo per spesa militare.
Sarebbe ipocrita pretendere di non vedere. Le colonne di blindati con le loro vedette armate sono il più logico degli arredamenti urbani: ci ricordano che siamo un Paese in guerra e che in molte parti del mondo è normale avere soldati – magari i "nostri" soldati – intenti a pattugliare le strade.
Per questa possibilità di fare chiarezza, invece di reclamare, vi ringrazio.
Mario Badino
Cittadino italiano
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