Le bombe in Italia e il frattempo da nutrire

Dal vertice Nato di questo fine settimana dovrebbe giungere la conferma che la “superpotenza” americana intende fondare sempre più la propria egemonia mondiale sull’unico settore in cui è ancora egemone: la guerra. Se dal punto di vista economico il sorpasso della Cina sugli Usa è atteso entro breve, Washington ritiene però di poter puntare sulle armi per conservare la propria supermazia sul resto del mondo. Una via estremamente pericolosa, che promette di ridefinire i rapporti con gli alleati, in primis l’Europa, e poi con Mosca, al fine di legare tutti quanti alle politiche del Pentagono tramite apparati interconnessi di difesa come lo “Scudo” antimilssile già voluto da Bush (ma la storia è più vecchia: qualcuno ricorda le “guerre stellari” di cui parlava un tempo l’amministrazione Reagan?).

Nel frattempo, che l’alleanza militare occidentale guidata dagli Stati uniti, la Nato, si stia riorganizzando è del tutto evidente. Purtroppo, data la posizione geo-strategica della penisola italiana, i vertici militari dell’Alleanza stanno concentrando sempre più centri operativi, basi e depositi militari nel nostro Paese, con il beneplacito, disgustosamente bipartisan, dei nostri governi e amministrazioni locali.

Dall’incontro di questo fine settimana a Lisbona dovrebbe giungere l’ordine (come altro chiamarlo?) di concentrare in due soli Paesi (Italia e Turchia) tutte le armi atomiche di cui l’Alleanza dispone in Europa (alcune delle quali, sembrerebbe, decisamente obsolete). Rischiamo una concentrazione di bombe che se non lascia presagire nulla di buono dal punto di vista igienico-sanitario e ambientale, sicuramente aumenterà le possibilità di attentati nelle città italiane e aggancerà sempre più questo (ex) Belpaese alla politica mondiale della «guerra permanente».

Se i cacciabombardieri Usa e Nato partono e sempre più partiranno dalle “nostre” piste di decollo verso i teatri di guerra, quanto possiamo ritenere credibile che il parere del Paese ospitante possa essere preso in considerazione? Sarebbe folle immaginare l’intera politica estera americana legata a un sì o un no di Roma. Il trasloco della Nato verso l’Italia comporta per la Penisola un aumento enorme del livello di servitù militare, cui sarà giocoforza sacrificare sia le questioni di principio («L’Italia ripudia la guerra»), sia gli interessi, legittimi e concreti, dei vari territori interessati.

Contro la decisione di spostare le bombe in Italia e in Turchia c’è una petizione in rete, che in poche ore ha raccolto quasi 50mila firme (partecipate: non farà la differenza, ma sicuramente tentar non nuoce). È chiaro però che gli sforzi delle persone attive su internet dovranno essere integrati con quelli delle persone e delle associazioni radicate nella società e per così dire sfociare un una ripresa del movimento per la pace, che dovrà riempire nuovamente, come all’inizio di questo decennio, le strade e le piazze del mondo.

La politica della «guerra permanente» va fermata, che a proporla sia il “guerrafondaio” Bush o il “nobel per la pace” Obama.

Qualche giorno fa nella mia scuola abbiamo ospitato la scrittrice Paola Zannoner. Sto leggendo il suo libro «La settima strega», un romanzo un po’ fantasy, ma saldamente ancorato nella realtà e nella storia di un mondo in cui si pianificano grandi operazioni economiche: «grazie ai suoi calcoli e all’appoggio incondizionato del mondo finanziario, la guerra si sarebbe perpetuata, sarebbe dilagata ovunque e per sempre. Si trattava di cambiare periodicamente obiettivo e fornire ai suscettibili governi ragioni sociali e politiche da fornire all’opinione pubblica».

Suona familiare? Ricordo che alla domanda degli alunni sull’origine dell’ispirazione, Zannoner aveva risposto che nasceva in buona parte dall’osservazione di ciò che accade…

Qualche tempo fa ho pubblicato un articolo di Wu Ming sulla necessità di costruirsi un «frattempo» per riflettere, meditare, per evitare di trasformarsi in “attivisti da clic”, esperti “pigiatori” di link o icone. Bè, davanti a sconvolgimenti come quelli di cui si ragiona, non riesco a tacere, ma una riflessione sul che fare è sempre più opportuna. Sono considerazioni, tuttavia, che bisognerebbe poter discutere insieme.

>>> Nell’immagine, un tratto di Mar Mediterraneo, visto dalla Francia. Dall’altro lato del mare, popolazioni in guerra – per scelta o per necessità – scrutano l’orizzonte per sapere che cosa arriverà. Se sarano bombe o aiuti umanitari.

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Una risposta a Le bombe in Italia e il frattempo da nutrire

  1. francy scrive:

    Concordo con i tuoi timori. Purtroppo, come tu stesso affermi, non abbiamo quella forza politica per impedirlo; ci rimane una, spero, preziosa protesta ed una corretta informazione che consenta di sapere cosa realmente accade e quali sono le ragioni.

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