A quanto pare Silvio Berlusconi si appresta a inviare a tutte le famiglie d’Italia – con soldi pubblici e quindi a loro spese – il simpatico libro «Due anni di governo», che ricostruisce l’azione del peggior esecutivo degli ultimi 150 anni dal punto di vista, neanche un po’ di parte, del presidente del consiglio.
In proposito, ho ricevuto via e-mail il testo di un’iniziativa di protesta (mi pare di capire che il promotore sia il geologo aostano Ghigo Rossi), alla quale ho prontamente aderito e che mi affretto a divulgare.
Si tratta di inviare alla presidenza del consiglio il testo che riporto qui sotto (fate pure copia e incolla, ma ricordatevi di aggiungere la firma).
Potete inviarlo QUI o QUI (il sito della presidenza del consiglio non è tanto chiaro, mi sembra).
«Con riferimento all’annuncio del Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi di inviare ad ogni famiglia italiana il libro «Due anni di governo», mi preme comunicarVi che non desidero riceverlo, essendo un mio diritto in base alla legge per la tutela della privacy n. 675/1996 ed il relativo D.P.R. n. 501/1998, nella fattispecie articolo 13 comma e), e chiedo che la spesa relativa che si risparmierà venga messa a disposizione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.
Ringraziando per l’attenzione porgo distinti saluti».
Se poi la cosa non funzionasse e il libro arrivasse lo stesso, è sempre possibile recarsi in uno dei centri di raccolta e riciclo dell’opuscolo governativo organizzati nelle principali città dal popolo viola.
«Istituiremo dei punti fissi o gazebo ad hoc per ricevere le copie del libro che poi destineremo al riciclo della carta», dicono gli organizzatori dell’iniziativa, «e per informare i cittadini con un opuscolo informativo dedicato ai provvedimenti varati dal Governo Berlusconi in questi due anni e ai loro effetti disastrosi su informazione, giustizia, lavoro».
Circa l’iniziativa è stata anche aperta una pagina Facebook.
Personalmente ho sempre ricevuto libri, pieghevoli, depliant di qualsiasi colore politico: penso sia un bene la libertà di ciascuno di scrivere, la libertà di ciascuno di leggere o meno, la libertà di ciascuno di decidere.
Con i dovuti distinguo (qui i libri si vorrebbero in un certo senso “bruciare” in anticipo), cito la frase del poeta ebreo Heinrich Heine: «Dovunque si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini».
Mettere il bilancio di due anni di governo (per di più fatto dal governo) nel cestino della carta da riciclare non mi sembra in nessun modo paragonabile a bruciare i libri. In primo luogo non si tratta di un libro, ma di propaganda. Io i prospetti pubblicitari li butto senza crisi di coscienza. O si vuole intendere che qualcuno impedisce al capo del governo di esprimersi? In secondo luogo, si tratta di una questione politica: perché accettare l’ennesimo sperpero di denaro pubblico? Perché la propaganda del governo dev’essere fatta con i soldi dei cittadini? I miei soldi sono utilizzati in mille modi diversi, ma solitamente non come vorrei. Secondo me c’è un problema di democrazia. O forse solo di legalità.
Mi chiedo: perché tanto clamore per questa iniziativa, che è certamente di propaganda, nessuno lo nega, e non altrettanta per tutte le altre analoghe, ma di diverso colore?
Cito solo il caso della mia città: propaganda analoga su quello che si è fatto è stata inviata a tutte le famiglie da parte di chi ha retto l’amminiztrazione fino allo scorso mandato e nessuno ha avuto nulla da ridire! Sono i due pesi e due misure che mi infastidicono.
Faccio poi notare che il costo dell’operazione è ovviamente a carico del partito, come fanno e han sempre fatto tutti i partiti del resto (perché gli “altri” partiti sì e quello di Berlusca no?), decidendo autonomamente come utilizzare i loro capitali. Altro discorso è giudicare mal spesi questi soldi …
Il punto è proprio questo: a quanto ho capito, «il costo dell’iniziativa» NON «è ovviamente a carico del partito» ed è proprio questo il fatto che contesto: sono soldi pubblici, che – si converrà – potrebbero essere utilizzati infinitamente meglio. Come potrebbe il governo dare una comunicazione “istitzionale” con fondi privati? A parlare è uno dei poteri dello Stato e NON il Pdl.
Se poi fossi io a sbagliare e si trattasse di soldi messi generosamente di tasca propria dal presidente del consiglio, io riconosco il suo diritto di inviare, a meno che uno non dica esplicitamente di non voler ricevere, come ho fatto io. E rivendico anche il diritto di gettare un opuscolo nella pattumiera, prima o dopo averlo letto senza per questo essere un nazista. I nazisti bruciavano i libri degli altri, io se voglio do fuoco alla mia intera biblioteca.
In aggiunta a quanto detto. Che cos’ha fatto il governo in due anni è scritto sul sito del governo:
http://www.governo.it/Notizie/Palazzo%20Chigi/dettaglio.asp?d=57650
E’ proprio necessario spendere soldi e tagliare alberi per farci arrivare la propaganda nelle case? E’ forse in corso una campagna elettorale?
Ah, già…
@mariobadino
Non hai capito bene o non vuoi credere (sei libero di farlo) a quanto pubblicamente dichiarato da Antonio Palmieri, responsabile comuncazione del PDL: le spese sono sostenute dal PDL.
Riassumendo: Il Presidente del Cons invia a spese del proprio partito un volume di propaganda del lavoro svolto dal governo di cui il proprio partito è parte fondamentale.
E’ propaganda, certo, che ognuno è libero di leggere e cestinare, leggere e approvare, non leggere e farne l’uso che crede.
Io ad esempio non la leggerò nemmeno, perché sono abituato a giudicare l’opertato dei politici NON da quello che dicono o scrivono, ma da quello che fanno. Dove sta il problema?
@ lelio: Il problema non sta nessuna parte, se è come dici (o piuttosto come dice Palmieri). Rimane il fatto che si tratta di pura propaganda. Per farmi perdonare l’imprecisione scriverò – ma solo se ne avrò il tempo, perché ultimamente mi manca davvero – un articolo nel quale provo a riepilogare i due anni di governo da un altro punto di vista: il mio. Mi pare comunque che le iniziative proposte qui sopra – politiche, ribadisco – siano parecchio azzeccate: un opuscolo come quello si può riciclare (messaggio: è solo carta sprecata), come propone il “popolo viola”; io non sono tenuto ad accettarlo a casa mia e, come propone il geologo Rossi, se il signor Berlusconi mi vuole fare proprio un regalo, può destinare il corrispettivo al ministero dei beni e delle attività culturali, colpito duramente dai tagli di questo governo che festeggia due anni.
@ mariobadino
mariobadino: “si tratta di pura propaganda”
Certo, sono stato io stesso a riconoscerlo, e la propaganda non è viatata da nessuna legge! la fa chi vuole … quindi hanche Berlusconi.
mariobadino: “Il problema non sta nessuna parte”
Appunto, lo riconosci tu stesso!
W la libertà per tutti, soprattutto per chi non la pensa come noi.
lelio: Il problema non sta nessuna parte, se è come dici (o piuttosto come dice Palmieri). Rimane il fatto che .
Su Facebook (http://www.facebook.com/pages/Politicamente-scorretto/108378825889953) ho trovato questo:
Paolo Villaggio a “Nientedipersonale” a LA7 del 31.10.2010: Il vero problema dell’Italia non è la telefonata di Berlusconi in questura, ma la mancanza assoluta di un’idea o di un programma della sinistra.
parafrasando potrei dire:
Il vero problema dell’Italia non è il libro di Berlusconi sui primi due anni di governo, ma la mancanza assoluta di un’idea o di un programma della sinistra.
Il fatto che la sinistra in Italia manchi assolutamente di idee o programmi è effettivamente un grande problema. Dipende poi che cosa s’intende per sinistra (il partito democratico per me non lo è affatto). Forse la sinistra con le idee esiste, solo che si trova fuori dal Parlamento. Comunque vanno bene le autocritiche, ma se lo scopo del commento è veramente sostenere che è meglio Berlusconi di una sinistra senza idee, bè: ovviamente non condivido. Meglio una sinistra di peracottari che il governo attuale, che non è quello di Ruby, ma quello dei lager per migranti, dello smantellamento della scuola pubblica, dell’assoluta connivenza con i Marchionne e gli altri imprenditori che, dopo aver mangiato per anni con i soldi dei contributi pubblici (cioè dei cittadini) pensano di ritornare ai rapporti di lavoro ottocenteschi (può l’operaio andare al gabinetto se le «esigenze del mercato» impongono altrimenti?) o di delocalizzare. Un governo serio, di sinistra o di destra in questo caso non importa, costringerebbe la Fiat (o Omsa, ecc ecc), tutti gli imprenditori che si apprestano a lasciare l’Italia, insomma, a restituire i fondi pubblici ricevuti, pena la chiusura del mercato italiano ai loro prodotti e/o la confisca di stabilimenti e proprietà sul territorio nazionale. Non servono i bolscevichi, per questo, basta non essere complici oppure non aver voglia di farsi prendere in giro.