#save194: materiali, manifesti e volantini [da Femminismo a Sud]

Il 20 giugno la Corte costituzionale esaminerà la costituzionalità di alcuni articoli che, dal 1978, regolano il diritto della donna di scegliere l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Si tratta dell’ennesimo attentato all’autodeterminazione della donna, cui uno Stato sempre più autoritario e ottocentesco (si veda, in proposito, la riforma del lavoro) vorrebbe sostituire la propria morale conservatrice.

Non sono mai stato un abortista. Dovessi scegliere io, dico. Solo che – come uomo – non mi troverò mai nella situazione. E non penso di poter decidere per chi ci si trova. E credo con tutto me stesso nel diritto di scelta. Senza contare che chi è contrario all’aborto è anche contrario alla contraccezione (d’emergenza, ma anche preventiva) e perfino a un’educazione sessuale laica, ovvero non ammantata di false morali e tabù.

Il 20 giugno, in concomitanza con la seduta della Corte, sono previste iniziative in tutta Italia in difesa della legge 194/1978 (che oltretutto, sia detto en passant, dalla sua introduzione ha fatto diminuire il numero degli aborti e ha ridotto a zero la mortalità della donna in caso di interruzione di gravidanza).

Segue un po’ di materiale da diffondere, che prendo in prestito dal blog Femminismo a Sud.

#save 194: materiali, manifesti e volantini

Il perché. La mobilitazione. Le iniziative in Italia.

Scarica e stampa e diffondi il materiale in pdf. Il manifesto e i flyer. Il volantino del collettivo Fuori Genere.

#save194

non permettere a nessuno di decidere per te

il 20/06/12 la Corte Costituzionale esaminerà la costituzionalità della legge che dal 1978 sancisce e regolamenta il diritto all’interruzione di gravidanza; la richiesta di tale procedimento è arrivata da un giudice di Spoleto, chiamato a pronunciarsi su un caso molto delicato relativo ad una richiesta di interruzione di gravidanza da parte di una minorenne.

Il giudice minorile ha utilizzato questo caso per sollevare un incidente di costituzionalità relativa all’articolo 4 della 194/78 rispetto ad alcune indicazioni della Corte Europea sui diritti degli embrioni. Non solo, ma anche riguardo ad altri articoli il giudice ha ritenuto di chiedere l’intervento della Corte perché a suo avviso sarebbero in contrasto con i principi della Costituzione vigente nel nostro paese.

Questo è solo l’ultimo di una serie di attacchi gravissimi all’autodeterminazione delle donne.

> La legge 40 sulla procreazione assistita, che legalizza una serie di ingerenze sui corpi delle donne e sulle loro scelte genitoriali con effetti devastanti tra l’altro sulle coppie che desiderano figli;

> Le proposte nel Lazio e in Piemonte di introdurre nei consultori personale del Movimento per la Vita, esautorandoli in questo modo della loro funzione laica a tutela della salute delle donne;

> Depauperazione dei consultori attraverso tagli economici ingenti;

> Difficoltà sempre maggiori nella erogazione della Ivg nelle strutture pubbliche a causa di percentuali altissime di obiettori di coscienza;

> Ostruzionismo politico che ha reso difficoltosa l’introduzione della RU846 (interruzione di gravidanza farmacologica, senza necessità di intervento chirurgico);

> Difficoltà di accesso alla contraccezione di emergenza (cosiddetta pillola del giorno dopo);

> Costanti manifestazioni ed iniziative di varia natura di associazioni pro-life che vorrebbero l’abrogazione della 194/78 e che mirano a stigmatizzare le scelte delle donne arrivando a definirle “assassine”.

Legge 194/78 : cosa c’era prima?

La legge ha avuto l’effetto di diminuire sia la percentuale di aborti (in Europa siamo alle ultime posizioni), sia le morti di donne che si affidavano, spesso dietro compenso economico, a persone che eseguivano quello che doveva essere un vero e proprio intervento chirurgico in anestesia, tramite ferri da calza, beveroni a base di piante, e stampelle. Altre donne facevano da sé, provocandosi lesioni permanenti all’apparato genitale o addirittura la morte. Quelle che se lo potevano permettere andavano in costose cliniche estere. Altre ancora si rivolgevano, sempre in clandestinità, a reti di persone costituitesi spontaneamente (e legalmente perseguite quando scoperte: arrestate e processate) per permettere alle donne di abortire “in sicurezza” e senza pagare. Altre ancora, temendo per la propria vita o di finire in carcere, portavano a termine, con le ovvie conseguenze fisiche e psicologiche che chiunque può immaginare, una gravidanza che non volevano proseguire (e un parto, non dimentichiamolo), imposta loro dallo Stato.

Cosa accadrebbe se venisse abrogata o limitata?

Il ritorno all’illegalità, e alla clandestinità. Per una scelta genitoriale consapevole occorrono corsi di di educazione sessuale (che non ci sono), accesso libero ed informato alla contraccezione preventiva e d’emergenza (che non c’è), fondi (sostituiti da ingenti tagli) ai consultori. In questo modo si dovrebbe riuscire ad abbassare ulteriormente l’occorrenza di gravidanze e genitorialità non desiderate.

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Una risposta a #save194: materiali, manifesti e volantini [da Femminismo a Sud]

  1. PURTROPPO VIVIAMO IN VATICANIA, LO STATO PIU’ RAZZISTA, ASSASSINO E INVADENTE DI TUTTA LA STORIA DEGLI STATI DITTATORIALI. E non è affatto vero che i dogmi della fede cattolica si applicano soltanto ai relativi fedeli. No! Se così fosse non avremmo mai scritto questo libro. Sarebbe stato inutile, perché ciò che fanno i cattolici della loro “libertà” non c’interessa affatto. Ciò che fanno della loro sessualità e fecondazione assistita, del loro feto e delle cellule staminali ancor meno. Facciano ciò che gli detta dentro e fuori. Disgraziatamente, però, i Papi tutti, ma in particolare Wojtyla e Ratzinger, ambedue figli diretti dell’Opus Dei, hanno cercato in tutti i modi che le leggi di una confessione religiosa particolare fossero estese a tutti gli abitanti del pianeta, intervenendo in maniera pesante sulle politiche democratiche delle nazioni e sui loro governi. Come è successo nel 1975 negli States, dove i vescovi vaticani scatenarono una guerra senza quartiere contro il diritto costituzionale all’aborto, un diritto stabilito dalla Corte Suprema nel 1973. Ma da allora si è innestata una guerra, a tratti palese e a tratti sotterranea, che sta sconvolgendo il panorama politico statunitense. Anche in Italia, dove dal 1982 (L. 194) esiste una regolamentazione al riguardo, gli intoppi, la mancata attuazione e gli ostacoli sono infiniti, sempre grazie a coloro che ipocritamente dicono di non volere imporre i loro insegnamenti morali, ma la legge divina (la loro) lo rende necessario. E allora, in America ci sono stati gli antiabortisti che hanno sparato (benedetti da dio) con rivoltelle e fucili ai ginecologi che applicavano le disposizioni di legge, mentre in Italia è nata la figura del medico obiettore di coscienza, paragonabile a quell’insegnante che si rifiutasse di dare lezioni agli extracomunitari. Quante volte è successo che in un certo ospedale ci fosse un solo ginecologo disponibile in quel mentre e che per di più era antiaborista, e costui pur di rispettare il suo credo religioso stava per far slittare i termini prescritti dalla legge e rendere sempre più pericolosa la pratica abortiva per la salute della madre. Questo, nella coscienza di un buon cittadino, animato da dignità civile, è vissuto come interruzione di pubblico servizio o addirittura mancato soccorso. Ve l’immaginate un medico Testimone di Geova che si rifiutasse di fare le trasfusioni di sangue a coloro che si stanno dissanguando? Sarebbe accusato di omicidio volontario. Se gli obiettori non hanno voglia di lavorare in uno Stato nel quale non si riconoscono, se ne possono pure andare a svolgere la loro professione nella Città del Vaticano. Il 13 settembre scorso, durante il congresso mondiale della Federazione Internazionale Farmacisti Cattolici in corso a Poznan, in Polonia, Ratzinger ha invitato i “suoi” farmacisti a mettere in pratica la disobbedienza civile, circa l’uso dei prodotti anticoncezionali, tipo la RU486, la pillola che sostituisce l’aborto chirurgico. Ovvia la scomunica per chi la prescrive e per chi la usa. «Nella distribuzione delle medicine – sottolinea il Pontefice – il farmacista non può rinunciare alle esigenze della sua coscienza in nome delle leggi del mercato, né in nome di compiacenti legislazioni. Il guadagno, legittimo e necessario, deve essere sempre subordinato al rispetto della legge morale e all’adesione al magistero della Chiesa”. Ignazio Marino, candidato alle primarie per la segreteria del Partito democratico, ha affermato al riguardo che “in Italia ci sono delle leggi cui i farmacisti devono obbedire. Se non si sentono in grado di obbedire alle leggi di uno Stato laico possono rinunciare ad avere una farmacia” . http://shop.nexusedizioni.it/libri_editi_da_nexus_edizioni_la_religione_che_uccide.html

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