Gaza. Ancora qualche riflessione

 Carlos LatuffNel post precedente, ho cercato di rispondere a un lungo commento che mette in discussione la veridicità di alcune notizie che giungono dalla Palestina. Secondo il commentatore, che si firma Andrea, si tratterebbe di vere e proprie «falsità» opera della propaganda anti-israeliana. Andrea sembra dimenticare che la maggior parte dei media (e dei governi) occidentali è schierata con Tel Aviv, a prescindere da ciò che accade realmente. Ne è una prova la maniera in cui certi canali televisivi e certi giornali (primi fra tutti quelli italiani) hanno seguito i bombardamenti che a Gaza hanno tolto la vita a 1300 persone, come ammesso dallo stesso esercito israeliano (IDF). I nostri media e i nostri “giornalisti” hanno fatto il possibile per accreditare la tesi che bombardare massicciamente per 21 giorni un territorio di 40 chilometri quadrati per 5 abitato da un milione e 400 mila esseri umani costituisse un atto di difesa, una risposta – proporzionata, o al limite leggermente sbilanciata – al lancio di razzi Qassam da Gaza verso Israele (mi sembra che le vittime civili israeliane, pur deprecabilissime, siano state in tutto 5). Hanno anche insistito sul fatto che bruciare una bandiera dello Stato d’Israele (pratica che personalmente non mi appassiona) fosse equiparabile a tenere un intero popolo sotto embargo e poi bersagliarlo di bombe.
 A integrazione delle osservazioni già fatte, vorrei citare due articoli tratti dal quotidiano israeliano Haaretz, ai quali sono giunto grazie a un commento di Arial. Entrambi sono in inglese. Il primo si sofferma sul “caso” del bambino palestinese Mohammed al-Dura, ucciso da IDF in un conflitto a fuoco (ma su questa versione sussisterebbero dubbi). In sostanza, l’articolo di Gideon Levy (nome che dovrebbe mettere al riparo dalle consuete, distorte, accuse di antisemitismo), dice che non ha importanza stabilire con sicurezza se Mohammed è stato ucciso dalle Forze di Difesa di Israele o no, perché il punto è che se non è successo a lui è successo ad altri bambini palestinesi. «È certo che IDF abbia ucciso e stia uccidendo bambini», dice l’articolo, che risale al 2007 ed è quindi precedente all’ultima mattanza. «secondo dati raccolti dal gruppo per i diritti umani B’Tselem, Israele è responsabile di aver ucciso più di 850 bambini e adolescenti palestinesi da quando al-Dura fu ucciso, 92 dei quali solo nell’ultimo anno. Lo scorso ottobre, abbiamo ucciso 31 bambini a Gaza». Levy commenta che mentre questo accade ci si concentra su un unico caso, presentato come sospetto, quello di Mohammed al-Dura, una questione che non sarà mai risolta, ma che permette di non agitare una questione più grande: perché a IDF è concesso uccidere i bambini?
 Il secondo articolo, pubblicato sempre da Haaretz e firmato da Amira Hass, racconta di come IDF abbia utilizzato scudi umani palestinesi durante le operazioni di terra a Gaza, tra il 5 e il 12 gennaio scorsi. Consiglio la lettura a chiunque comprenda un po’ d’inglese: è indicativa di come si sia comportato in Palestina «l’esercito più morale del mondo». In conclusione di articolo, Hass riporta la smentita dell’esercito israeliano, secondo il quale: «le truppe di IDF sono state addestrate […] a non fare uso della popolazione civile in zone di combattimento per nessun motivo e certamente non come “scudi umani”». Le notizie filtrate in occidente durante i bombardamenti, le testimonianze raccolte, il fatto stesso di operare in un’area così esigua e così densamente popolata, dalla quale la popolazione civile non può in alcun modo uscire – per decisione d’Israele che blocca i valichi – rende le proteste d’innocenza di IDF assolutamente incredibili.
 Come anticipato in un commento, l’unico punto di quanto scritto da Andrea che mi aveva incuriosito davvero era quello in cui si parlava di «canali di comunicazione, aperti 24 ore su 24, fra gli ospedali palestinesi e servizi sanitari israeliani, canali che sono usati giorno per giorno, anche durante la guerra, per consentire lo spostamento di malati gravi o feriti verso gli ospedali israeliani» [il grassetto è mio]. C’era qualcosa di vero o si trattava di un’invenzione? Ho scritto un’e-mail a Vittorio Arrigoni, che a Gaza è stato testimone diretto dei bombardamenti e, insieme ad alti attivisti internazionali per i diritti dei palestinesi, ha prestato servizio come volontario sulle ambulanze della Mezzaluna rossa (spesso bersagliate dai caccia israeliani). Vittorio mi ha risposto subito, a dimostrazione di quanto certe invenzioni siano dolorose per chi cerca di dare una mano sul campo, invece di diffondere disinformazione. «Questo Andrea deve ricevere un lauto assegno per spammare di propaganda filoisraeliana il web», mi ha scritto, certo facendo riferimento anche a questo articolo del suo blog. «Se l’è inventato di sana pianta. Durante il massacro non è uscito alcun ferito verso Israele. Questo Andrea s’inventa favole a cui non credono neanche i mocciosi. Abbiamo avuto diversi ospedali colpiti, spari continuamente contro le ambulanze (ci sono i video oltre le nostre testimonianze), 14 fra medici e paramedici uccisi. Anche la Croce rossa ha denunciato continui attacchi ai suoi mezzi e il fatto che i soldati israeliani IMPEDIVANO l’arrivo dei soccorsi nei luoghi dove si sono concentrati la maggior parte dei feriti (uno su tutti: Zaiton). Ad un certo punto aveva 6000 feriti gravi lungo tutta la Striscia, mentre la capienza massima di tutti gli ospedali arriva a malapena a 1500». Dati certi, facilmente verificabili, da opporre a chi per ideologia o per ignoranza continua a voler credere alla favola di Israele Stato morale, anche quando “dialoga” a modo suo con i palestinesi, anche quando fa la guerra. «Delle mie cronache sul massacro non ho inventato assolutamente niente», mi dice Vittorio in chiusura: «l’orrorifica realtà supera di gran lunga la fantasia di un incubo».
 Gli credo senza riserve.


 Il disegno che correda questo articolo è opera di Latuff ed è tratto dal sito Tales of Iraq War.


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16 risposte a Gaza. Ancora qualche riflessione

  1. cloro scrive:

    E’ stata la prima cosa che ho pensato quando ho letto quel commento

  2. arial scrive:

    1 grazie per la citazione: sintetizzerò l’ARTICOLO DI G. LEVY DI CUI ho in ogni modo riportato quasi tutti gli articoli sintetizzati in italiaano
    2
    Di Amira Hass gli articoli su Gaza sono qua e smantellano tutte le pseudoteorie sugli scudi unami, abbandonati anche dalla destra nazionalista perchè la fonte dell’ANO ,pone qualche imbarazzo: non si può
    dar valore alle dichiarazioni che fanno comodo e definire false la richiesta di congelare i settler o chiedere un’indagineinternazionale sui crimini di guerra commessi a Gaza. Le testimonianze del parroco di Gaza confermano quanto ormai è chiaro a tutti
    http://frammentivocalimo.blogspot.com/…gaza.html
    http://frammentivocalimo.blogspot.com/…gaza.html

    3 c’è una domanda alla quale la destra nazionalista risponde con difficoltà: perchè Sderot non è stata mai fortificata? la fonte è israeliana e la verità comincia ad emergere : corruzione e appalti non chiari…
    4 Non vedo perchè ti preoccupi del termine antisemita: andava di moda ai tempi di sharon, così come antisionista: ora i veri antisionisti sono coloro che appoggiano l’occupazione…va di moda il termine antiisraeliano che non vuol dire niente, sempre in auge da parte della destra nazionalista, messianica sionista ec:

  3. Mario scrive:

    @ cloro: un po’ l’ho pensato anch’io, ma come ho detto, preferisco credere che le persone siano interessate a un confronto. Poi lo so bene che spesso non è così…
    @ arial: non sono preoccupato che criticare Israele sia antisemitismo, sono stufo di sentirlo dire e mi fa molto piacere quando un ebreo o un israeliano dicono quelle cose che di solito dico anch’io. Essere anti-israeliani, invece, per me significa questo: lasciare che Tel Aviv faccia tutto ciò che vuole senza battere ciglio. La complicità, inquesti casi, è il peggior dispetto che si possa fare a uno Stato: scene come quella dei bambini israeliani che “autografano” le bombe non devono più ripetersi.

  4. Andrea scrive:

    Caro Mario, le informazioni che ho riportato sugli aiuti a Gaza sono facilmente verificabili in rete, sui giornali più diffusi in Israele.
    Se non ti fidi della stampa israeliana, puoi vedere a questo link in diretta il transito di merci e aiuti umanitari al valico di Kerem Shalom.

    http://www.mod.gov.il/…l/Maavar_Kerem_Shalom.asp

    Per quanto mi riguarda personalmente, il tentativo di definirmi un “mercenario” è solo un modo per cercare di screditare ciò che semplicemente riporto dai media. Sono un italiano che ama informarsi, amante della pace e desideroso che il popolo palestinese abbia la propria patria al più presto, ma senza che ciò vada a scapito del diritto a vivere in sicurezza degli israeliani.
    Se ti interessa, nessuno mi paga o mi offre alcunché per ciò che scrivo.

    In ogni caso, riporto qui di seguito un articolo molto interessante di Yvonne Green, uscito il 3/03/2006 sul Jerusalem Post.

    Sono poeta, ebrea inglese e mi reco spesso in Israele. Profondamente turbata dalle notizie di deliberate stragi e distruzioni durante la campagna militare israeliana, ho ritenuto di dover andare a vedere di persona. Mercoledì 28 gennaio sono atterrata a Tel Aviv e poi, esibendo la mia tessera di giornalista al valico di Erez, ho attraversato il confine entrando nella striscia di Gaza dove ho incontrato la mia guida, un giornalista palestinese. Quando mi ha chiesto se volevo incontrare degli esponenti di Hamas, ho spiegato che ero venuta per portare testimonianza dei danni e delle sofferenze subite dai civili, non per parlare di politica.
    Quello che ho visto è che ci sono stati precisi attacchi a tutte le strutture di Hamas. Il segretario generale dell´Onu intende condannare la distruzione mirata dei depositi di esplosivi nella moschea a Imad Akhel, del complesso delle Forze Nazionali, della stazione di polizia di Shi Jaya, del ministero dei prigionieri?
    Gli abitanti di Gaza che ho incontrato non si affliggevano per lo stato di polizia. E non erano diventati più estremisti. Ho visto come i passanti ignoravano le camice nere di Hamas, minacciose agli angoli delle strade.
    C´erano letti vuoti, all´ospedale Shifa,e un´atmosfera di intimidazione. Hamas è ridotta ad esercitare il suo incontrastabile potere da vasti rifugi antiaerei che, come l´ospedale, vennero costruiti trent´anni fa dagli israeliani. Intimoriti abitanti di Gaza mi parlavano a mezza bocca dicendomi che la gran parte dei 5.500 feriti sono curati in Egitto e in Giordania: volevano farmi capire che quella cifra è una menzogna, e mi mostravano come tutti quei feriti non si trovassero a Gaza. Ma non esiste alcuna dimostrazione della loro presenza in ospedali stranieri, né di come possano esservi arrivati.
    Dalla villa della famiglia Abu Ayida, in Jebala Rayes, fino a Tallel Howa, il quartiere abitativo più densamente popolato della città di Gaza, gli abitanti smentivano l´accusa che Israele avesse intenzionalmente attaccato e ucciso i civili. Mi hanno detto e ripetuto che sia i civili che i combattenti di Hamas avevano abbandonato in salvo le aree delle attività di Hamas, in seguito alle telefonate fatte dalle forze israeliane, ai volantini e agli avvertimenti coi megafoni.
    Davanti ad Al-Fakhora era impossibile capire come l´Onu e la stampa possano aver mai sostenuto che la scuola dell´Unrwa era stata centrata da colpi israeliani. La scuola, come la maggior parte delle scuole di Gaza, era evidentemente intatta. Mi hanno mostrato il punto ad essa vicino da dove Hamas faceva fuoco, e i segni del razzo israeliano sulla strada, al di fuori della scuola, erano inconfondibili. Quando ho incontrato Mona al-Ashkor, una delle quaranta persone ferite mentre correva verso Al-Fakhora – e non all´interno dell´edificio, come venne riportato dappertutto e con insistenza – mi è stato detto che Israele aveva avvertito la gente di non rifugiarsi in quella scuola perché Hamas operava nella zona, ma che alcune persone avevano ignorato l´avvertimento perché in precedenza l´Unrwa aveva garantito loro che la scuola sarebbe stata sicura. Completamente smentita la cifra di quaranta morti, riferita e ripetuta dai mass-media.
    In Samouni Street mi sono state raccontate storie in contraddizione fra loro, con ciò che ho visto e più tardi con le notizie dei mass-media. Ad esempio, che sono morti 24, 31, 34 o una cifra ancora più alta di membri della famiglia Samouni. E che tutti morirono quando Israele bombardò un edificio sicuro in cui aveva detto a 160 famiglie di rifugiarsi: l´edificio sicuro mi è stato indicato, ma appare esternamente intatto con tanto di biancheria stesa al balcone. Oppure che alcuni lasciarono l´edifico sicuro e vennero uccisi in un´altra casa. Che uno venne ucciso all´esterno mentre raccoglieva legna da ardere. Che non c´era nessuna resistenza armata, ma la finestra in alto a destra dell´edificio sicuro (quella che si vede nel film della BBC Panorama “Out of the Ruins”, mandato in onda l´8 febbraio) ha un evidente segno nero: lo stesso segno che mi è stato mostrato in tutti i luoghi da cui sono stati lanciati razzi. Che i feriti vennero lasciati a sanguinare per due o tre giorni.
    Ho visto larghi crateri ben ripuliti e un container deformato che sembrava danneggiato da un urto dall´interno (la superficie esterna non ha danni). Le notizie di stampa su Samouni Street non fanno alcun riferimento a questi indizi della possibile presenza di depositi di espulsivi (anche se il container si vede bene nei filmati). In un´intervista registrata, l´anziano della famiglia Samouni mi ha detto che aveva un video su CD delle uccisioni. Per quanto ne so, nessun video di questo genere è stato mai reso pubblico. Mi ha anche detto che vi sono membri della sua famiglia ancora dispersi. I mass-media hanno fabbricato ed investigato l´accusa a Israele d´aver commesso un crimine di guerra contro la famiglia Samouni senza menzionare che la famiglia è affiliata a Fatah e che alcuni dei suoi membri mancano ancora all´appello. Non hanno preso in considerazione che cosa si potrebbe dedurre da questi fatti: che Hamas possa aver avuto un ruolo attivo non solo nelle uccisioni dei Samouni, ma anche nell´aver indotto con la forza i Samouni ad accusare Israele.
    La Gaza che ho visto era socialmente intatta. Non ho visto in giro persone senzatetto, ferite o mutilate, insufficientemente vestite o in preda alla fame. Le strade erano affollate, nei negozi erano appesi abiti ricamati e gigantesche pentole da cucina, i mercati pieni di carne fresca e bella merce, con rossi rapanelli grandi come pompelmi. Madri accompagnate da un ragazzino di 13 anni mi hanno detto d´essere stufe di uscire di casa per stare tutto il giorno sedute su mucchi di macerie a raccontare ai giornalisti di come sarebbero sopravvissute. Donne diplomate che ho incontrato a Shijaya mi hanno parlato della forza dell´istruzione mentre uomini anziani le tenevano d´occhio.
    Nessuno ha parlato bene del governo, mentre mi mostravano i luoghi dei tunnel da dove i combattenti si erano dileguati. Nessuno ha parlato di una vittoria di Hamas nel aver costretto i civili ha formare la prima linea, mentre mi mostravano i resti delle trappole esplosive con cui erano state imbottite case e scuole.
    Da ciò che ho visto e che mi è stato detto a Gaza, la controffensiva israeliana anti-Hamas ha preso di mira con precisione le basi di potere di un regime totalitario, neutralizzando in gran parte il piano di Hamas di usare Israele come strumento per il sacrificio dei civili.
    Una conferma al mio resoconto si può trovare, ora, nella tardiva e sbocconcellata ritrattazione delle accuse sulla scuola dell´Unrwa ad Al-Fakhora; in un´isolata ammissione da parte del New York Times che Gaza è sostanzialmente intatta; nelle correzioni dei mass-media fatte in internet; e nella irrisolta discrepanza fra il numero dichiarato di feriti e il fatto che nessuno sa dire dove si troverebbero ora tutti quei feriti.

    (Da: Jerusalem Post, 3.03.09)

  5. Mario scrive:

    Ok, non sei uno spam e sei anche molto cortese nei toni, ma io torno a dirti: 1300 morti dovuti ai bombardamenti ISRAELIANI, mica palesinesi, significheranno qualcosa, no? Dici di essere desideroso che anche i palestinesi abbiano la propria patria, bene: ma è Israele che non vuole, contro il diritto internazionale, contro le risoluzioni Onu… Io ti consiglio di comprare il manifesto, venerdì, con il libro di Vittorio Arrigoni. Lui ERA LI’, ha asfiorato le bombe. Un Paese che si comporta in questo modo non è un Paese democratico e non può che avere torto. Sai quanti bambini sono morti? Qui nessuno esalta Hamas, ma non si possono usare le bombe contro Hamas, e non ci sarà mai pace se Hamas (che ha vinto le elezioni in Palestina) non sarà coinvolta nel processo decisionale. Ma questo è Israele che non intende accettarlo. I 21 giorni di bombardamenti su Gaza sono crimini contro il popolo palestinese e contro l’umanità. Se partissimo tutti da questo presupposto, non ci sarebbe bisogno di puntualizzare che anche Hamas ha le sue colpe: e chi le nega? Ma non si possono mettere a confronto i razzetti Qassam (che pure ammazzano e SONO terrorismo) con l aforza di reazione (?!) di uno degli eserciti più forti del mondo.

  6. arial scrive:

    1I medici israeliani si rifiutarono di passare ai colleghi palestinesi le informazioni su come curare le ferite da fosforo biancohttp://it.peacereporter.net/…96/Mancato+soccorso
    2Amira Hass dopo 86 ore a una famiglia ferità dall’IDF manca ancora l’assistenza medica
    http://www.osservatorioiraq.it/…cle&sid=6929

    3

    associazione medici israeliani ai quali Israele ha impedito di recarsi a Gaza
    http://physiciansforhumanrights.org/…?query=gaza

  7. Mario scrive:

    A quel che so, a tutti i cittadini israeliani è impedito mettere piede a Gaza. Se questo è democrazia… Grazie ad Arial per i link

  8. Andrea scrive:

    Hamas ha protestato ieri contro la “congiura internazionale” che vorrebbe bloccare il contrabbando delle armi a Gaza, rivendicando il “diritto alla resistenza” dei popoli oppressi: nessuno si sogni di negar loro la possibilità di sparacchiare su Israele e di rapire soldati e ammazzare civili israeliani. Io non so se nella legge internazionale esista davvero un diritto del genere, ho trovato solo fonti diciamo non troppo obiettive. Ma vorrei cercare di immaginare con voi cosa potrebbe voler dire questo “diritto di resistenza, erroneamente scambiato per terrorismo”, che farebbe sì che “qualunque persona possa prendere le armi per resistere all’oppressione e diventare con ciò un combattente legittimo,” come ho letto in rete. Per esempio, una piccola minoranza degli abitanti di una provincia di uno stato democratico, che pratica una religione diversa o parla una lingua diversa dalla maggioranza, potrebbe decidere di essere oppressa, e “prendere le armi”, cioè mettere bombe, sparare a poliziotti e avversari politici, sequestrare i propri nemici ecc. Vi dice qualcosa questo? Per esempio a proposito di Irlanda del Nord, Paesi baschi e Alto Adige: Eta, Ira ecc.? Capisco. Oppure alcuni abitanti di una valle non gradiscono una linea ferroviaria e occupano i terreni per impedire la costruzione? Già, si chiamano No Tav. In Spagna hanno perfino ammazzato un imprenditore edile impegnato nei lavori. Ma se i poliziotti arrestano qualcuno dei “resistenti”, la loro è “repressione”, naturalmente “fascista”, non “resistenza”, sia chiaro!
    Scusate, ma se io non gradisco l’arbitraggio di una partita, posso invadere il campo e picchiare i poliziotti, magari ammazzarne uno, così, per esprimere la mia “rabbia”? Per resistenza, voglio dire, non per tifo… Già successo anche questo? Lo studente di scuola media può “resistere” al professore che gli dà cattivi voti, magari picchiandolo? (La sospensione e il 5 in condotta in questo caso, sono certamente “repressione” e “congiura”, beninteso!) E il prepotente del secondo piano di casa mia, quello che mi dà fastidio ascoltando musica fino a tardi, non potrei “resisterlo” anch’io con un vaso di fiori in testa quando passa sotto la mia finestra? Purché non se la prenda, neh… Ah che bel mondo se tutti esercitassero il diritto di resistenza contro tutti… e nessuno potesse reagire. Per amore della natura, perché non chiamiamo “legge della giungla” questa meravigliosa utopia postmoderna? Gaza è un po’ sabbiosa, ma non ne è un esempio perfetto? I resistenti resistono moltissimo, sparano, rapiscono, fanno saltare bombe, e tutto il mondo approva, o almeno comprende… Ma attenzione, se gli israeliani si arrabbiano e rispondono ai missili, quella non è resistenza, è repressione e genocidio!

  9. cloro scrive:

    Ma per scrivere ste stronzate quanto ti danno? un euro a riga o un euro a cartella?
    si vede lontano un miglio che sei prezzolato, caro andrea….

    ps ne ho parlato anch’io di sti sicari dei genocidi. Ma Andrea è uno che imperversa…
    io non gli darei spazio. Zero. Neppure una riga, sul mo blog.
    ciao

    “Scusate, ma se io non gradisco l’arbitraggio di una partita, posso invadere il campo e picchiare i poliziotti, magari ammazzarne uno, così, per esprimere la mia “rabbia”? Per resistenza, voglio dire, non per tifo… Già successo anche questo? Lo studente di scuola media può “resistere” al professore che gli dà cattivi voti, magari picchiandolo? (La sospensione e il 5 in condotta in questo caso, sono certamente “repressione” e “congiura”, beninteso!) E il prepotente del secondo piano di casa mia, quello che mi dà fastidio ascoltando musica fino a tardi, non potrei “resisterlo” anch’io con un vaso di fiori in testa quando passa sotto la mia finestra?

  10. Mario scrive:

    @ Cloro: normalmente non cancello niente, anche perché la linea del blog è quella dei suoi articoli, poi ognuno è responsabile di come commenta. Evidentemente non sono d’accordo con Andrea: confondere azione e reazione in questo modo è sospetto, sì, anche di malafede, ma tante persone la pensano come lui o come gli esempi che ha portato. Quindi,

    @ Andrea: il confronto mi è sempre piaciuto, ma penso anche che, dopo un po’, diventi inutile, se vediamo che tutti restano sulle loro posizioni. Ho provato a smentire le prime cose che mi hai scritto. Non ho il tempo, né la voglia di fare la stessa cosa per tutti i tuoi commenti, perché me la questione sembra già chiara. E poi: un articolo del 2006 – che io trovo smaccatamente di parte – può smentire una sola riga di ciò che è accaduto neanche due mesi fa a Gaza? Non credo.
    In conclusione, scrivi ciò che vuoi, ma immagino che anche tu ti sia reso conto che chi gestisce questo spazio considera vittime i palestinesi, condanna le violenze della polizia italiana (violenze fasciste, spesso, sì: li ho visti anch’io certi saluti romani), è con chi cerca di difendere il proprio territorio dalla devastazione portata dalle basi militari o da opere inutili e dannose. Il rischio è che dal confronto si passi al soliloquio. In tal caso, come minimo, smetto di rispondere.

  11. arial scrive:

    Facimente impugnabile quasi tutto di quello che afferma il secidente Andrea (o chi per lei): queste sono le testimonianze del Parroco di Gaza…terribili e tragicamente lucide: l’antisemitismo oggi vuol dire bendarsi gli occhi dinanzi a questa realtà
    http://www.ariannaeditrice.it/…3963e667768ec5247

    Se ti interessa ho raccolto molti articoli che testimoniano le atrocità di Gaza, sono del Parroco di Gaza
    http://frammentivocalimo.blogspot.com/…gaza.html

  12. arial scrive:

    scusami per l’insidtenza: questi sono due link
    a) degli ebrei italiani contro l’occupazione
    http://rete-eco.it/
    b) un sito israeliano in inglese costantemente aggiornato
    http://www.kibush.co.il/…lang=1%20&section=3
    c) sito dei volontari cattolici a Gaza
    http://www.andresbergamini.it/dblog/

  13. Mario scrive:

    @ arial: non ho tantissimo tempo, quindi ho iniziato a guardarmi i link a piccole dosi, tanto piccole che per ora ho letto solo il primo (lungo) articolo del parroco di Gaza. Credo che spieghi benissimo com’è la situazione, con – in più – tutto il pathos di chi testimonia direttamente la morte e l’ingiustizia cui assiste, giorno dopo giorno.

  14. arial scrive:

    editoriale di Haaretz 8sintesi personale)Le dichiarazioni dei militari partecipanti al corso preparatorio di Yitzhak Rabin contrastano con le versioni fornite alla pubblica opinione dai comandanti e dai i media Ne risulta un quadro deprimente e inquietanteL’IDF farà a tutti,un grande favore se considererà seriamente le accuse e aprirà un’indagine: fino a quando le denunce provenivano dai palestinesi o dalla stampa “ostile ” è stato possibile negare la propria responsabilità,accusando ogni testimone di propaganda antiisraeliana Sei comandanti dell’ l’IDF davvero non hanno mai sentito parlare di questi incidenti, la ragionevole ipotesi è che non vogliono sapere. Sembra che ad eccezione di episodi isolati, la regola sia “non chiedere, non dire”. Chi ha esaminato la trascrizione che verrà pubblicata integralmente da Haaretz ha detto: “questa non è l’Idf che conoscevamo”Il deterioramento morale dell’Idf è stato continuo: dalla prima guerra in Libano, alla seconda ,dalla prima intifada alla seconda, dall’operazione Scudo difensivo all’operazione Piombo fusohttp://www.haaretz.com/…asen/spages/1072040.html

  15. Andrea scrive:

    Oltre ai nemici di Israele veri e propri, agli ideologi antioccidentali, ai rivoluzionari di professione, della questione mediorientale si occupano anche gli ingenui, i buonisti, quelli che scambiano i desideri per realtà. Spesso costoro pensano che magari sì, quelli di Hamas sono violenti, ma gli altri, quelli di Fatah, sono gente che ha il cuore alla pace, anche se fino all´altro ieri organizzavano stragi, e si tratta solo di mettersi d´accordo sulla soluzione giusta dei due stati, se non lo si fa è colpa di Israele. A costoro devo dare ora una notizia tratta dal Jerusalem Post che molto probabilmente i giornali italiani taceranno. Ieri è tornato a parlare Muhammad Dahlan, l´ex uomo forte di Fatah a Gaza, che nonostante la fuga ignominiosa di due anni fa, è rimasto influente “consigliere speciale” di Abu Mazen. Interrogato dalla televisione dell´autorità palestinese sul fallimento delle trattative del Cairo per un governo unitario fra Hamas e Fatah, Dahlen ha negato che la ragione fossa la richiesta della sua parte di riconoscere gli accordi fatti. “Noi non abbiamo affatto chiesto a Hamas di riconoscere Israele,” ha dichiarato, “tant´è vero che non lo riconosciamo neanche noi.” Sconcerto generale. Ma come la mettiamo con le trattative, la road map e tutto il percorso di “pace”? “Il riconoscimento è stato fatto dall´Autorità palestinese, non da Al Fatah” (che pure ne è la componente largamente maggioritaria). “in quanto gruppo di resistenza non ci sentiamo affatto legati al riconoscimento,” ha spiegato. Tant´è vero che “abbiamo processato e ammazzato dieci volte di più collaborazionisti noi di Fatah, che quelli di Hamas. Con tutte le forme legali. beninteso.” Insomma, col cappello dell´Autorità Palestinese riconoscono Israele, con quello di Fatah no e si riservano il diritto di ammazzare chi non è d´accordo. Ora io vi chiedo, amici buonisti e pacifisti, comprereste una macchina usata da gente come questa, che cambia idea e impegni a seconda delle etichette che assume? E perché Israele dovrebbe sentirsi tranquillo comprando una pace usata da loro? Per la garanzia di Eurabia sul contratto?

  16. Mario scrive:

    Io sono pacifista, è vero, ma buonista proprio no: di Fatah non penso niente perché è in gran parte un movimento corrotto, che ha venduto la libertà del popolo palestinese per qualche poltrona. Non per questo apprezzo Hamas, fondamentalmente perché non amo il fondamentalismo. Ma qui la sicurezza d’Israele non c’entre niente, io sto parlando della sicurezza della popolazione di Gaza. Ho già condannato il lancio dei razzi della disperazione (comodo pretesto, peraltro, per la politica di Tel Aviv), non toccherei il mio nemico con un fiore (si fa per dire, ma insomma…) ma in anni di lanci di razzi Qassam ci sono state solo un pugno di vittime. A Israele, in media, basta qualche ora per ottenere lo stesso risultato, solo che va avanti per giorni. I buonisti non apprezzano i più di mille morti fatti da Israele a Gaza, ma i realisti cosa dicono? Bravo Olmert?

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