Una Repubblica fondata sul cemento

 
 «La Costituzione dovrebbe mutare», suggerisce Roberto Saviano in Gomorra: «scrivere che [l’Italia] si fonda sul cemento e sui costruttori». E se lo scrittore punta il dito contro le attività edilizie dei sistemi mafiosi, le connivenze tra crimine, politica e imprenditoria del mattone che danno corpo a una delle lobby più potenti della Penisola, basta guardarsi intorno per capire che c’è davvero qualcosa che non va, che l’urbanizzazione procede senza sosta, continua, divorando il territorio e i beni paesaggistici. Secondo un’inchiesta di Legambiente, pubblicata sul mensile «La nuova ecologia» [dicembre 2008], «tra il 1990 e il 2005 in Italia è stato “mangiato” il 17,06% del territorio». Quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo sono stati edificati fra il 1982 e il 2005, mentre la superficie coltivata ha perso 3,1 milioni di ettari. «Come se Sicilia e Piemonte da verdi praterie si fossero trasformati negli anni in arido cemento», commenta la rivista. L’inchiesta di Legambiente fornisce alcune tabelle con cifre piuttosto impressionanti. Basti pensare che in Emilia Romagna la superficie occupata è passata dai 535.980 ettari del 1990 ai 906.290 del 2005, su una superficie complessiva di 2.212.300 ettari, con un incremento del 22,09%. La piccola Valle d’Aosta, invece, si deve accontentare di un “modesto” + 9,31%, che però la porta a occupare ben 176.850 ettari sugli appena 326.200 che costituiscono la superficie regionale. Il caso peggiore, però, è quello ligure, con un aumento dell’occupazione di suolo del 45,55%: 406.030 ettari edificati su 541.600!
 In una situazione di questo tipo, che ho provato a rendere visivamente pubblicando le foto di una mia passeggiata in città, s’inserisce il proclama (o la sparata) di Silvio Berlusconi, secondo il quale la crisi si sconfigge anche a suon di cemento: basta liberare gli italici costruttori da «pastoie» e «burocrazia». E allora vediamo insieme i punti principali di un «piano casa» spacciato come occasione per dare alloggio a chi non ce l’ha. Si scoprirà che l’edilizia popolare non c’entra nulla (malgrado i turbamenti di Bossi, preoccupato che poi le nuove case vadano agli stranieri). In realtà, si tratta di un progetto molto conveniente per chi, come l’Associazione nazionale costruttori, ha chiesto recentemente aiuti al governo, dato che i fondi stanziati dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) a favore delle opere pubbliche riguardano in sostanza quelle «grandi», stile Ponte sullo Stretto.
 

 Il «piano casa»
 
 Cubature in più. Possibilità di ampliamento degli edifici residenziali fino al 20% del volume esistente. Incremento fino al 20% della superficie coperta esistente anche per gli altri tipi di edificio. L’ampliamento può essere fatto «in deroga ai regolamenti e ai piani regolatori».
 
 Abbattimenti. Opportunità per i proprietari di edifici di costruzione anteriore al 1989 di adeguarne gli standard qualitativi, architettonici, energetici, tecnologici e di sicurezza, a patto che gli immobili non siano sottoposti a vincolo di conservazione. In caso di abbattimento e successiva ricostruzione è consentito un aumento della cubatura fino al 30% per gli edifici residenziali, fino al 35% se si utilizzano tecniche di bioedilizia e energie rinnovabili. Gli edifici possono essere ricollocati in aree diverse, purché edificabili in base al piano regolatore.
 
 Autorizzazioni non necessarie. Non sarà più necessaria l’autorizzazione a costruire: basterà una certificazione di conformità giurata da parte del progettista per avviare i lavori.
 
 Sconti fiscali. Il contributo di costruzione sarà ridotto in generale del 20% e del 60% se si tratta della prima casa del richiedente o di un suo parente entro il terzo grado.
 
 Sanzioni più leggere per gli abusi. In caso di abuso, per i casi più lievi ci sarà una sanzione solo amministrativa. È anche possibile un «ravvedimento operoso con conseguente diminuzione della pena e nei casi più lievi estinzione del reato». Il provvedimento dovrebbe contenere anche norme per semplificare le procedure che riguardano i permessi in materia ambientale e paesaggistica.
 


 Questo il quadro di un piano di deregolamentazione, che giunge in soccorso alle lobby del mattone in un Paese, l’Italia, che vive da decenni le conseguenze di un processo inarrestabile di sottrazione del territorio. Il tutto, senza che le norme promesse abbiano una qualsiasi incidenza sull’edilizia popolare o sul problema dei senzatetto. Le nuove case (e gli ampliamenti di quelle vecchie, a maggior ragione) saranno destinate a chi se le può permettere. L’unica speranza è che questa volta Berlusconi abbia promesso l’impossibile: a parte i timori di Bossi, cui accennavo sopra, che potrebbero portare a qualche urto con la Lega, l’urbanistica è materia di competenza legislativa regionale, il che dovrebbe porre al riparo da troppi scempi le regioni governate dal Pd, che infatti hanno già iniziato a protestare contro l’ingerenza di Palazzo Chigi. Lo stesso Berlusconi ha fatto una parziale marcia indietro, smentendo l’ipotesi di un decreto e presentando le nuove norme come «indicazione quadro». Sembra cosa fatta, invece, in Veneto e in Sardegna. Nell’isola, in particolare, Ugo Cappellacci, governatore fresco di nomina, si prepara a mantenere la promessa elettorale dello smantellamento del «piano paesaggistico regionale» dell’ex presidente della regione Renato Soru, ideato per porre un freno alla speculazione e all’abusivismo edilizio.


 NB: tutti i grassetti dell’articolo sono miei.
 Dopo alcune
fotografie dell’espansione di Aosta procedendo da est verso il centro, ho voluto corredare questo articolo con tre immagini tratte dalla zona ovest. Questi edifici mi sembrano ancora più squallidi: coi bordi verdi e la forma squadrata fanno pensare (in brutto) al deposito di Zio Paperone.


 CONSIGLI PER L’ASCOLTO: questo articolo è stato letto durante la trasmissione radiofonica E io ci sto (ma manco troppo)! (che caldamente consiglio), andata in onda su Fusoradio lo scorso 20 marzo e dedicata alla cementificazione del Belpaese.


 Leggi nel blog: Stop al Consumo di territorio – Il manifesto nazionale
 
Leggi nel blog: Dove nidificano le gru

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6 risposte a Una Repubblica fondata sul cemento

  1. Ivan scrive:

    W,W Berlusconi … Si sentiva proprio il bisogno di qualche nuovo palazzo su qualche spiaggia dei nostri mari !!!

  2. Mario scrive:

    Già, secondo me per certa gente il PALAZZO è tutto (che abbia la P maiuscola o meno)… In ogni caso, le case sulla spiaggia sono una buona idea per gli imprenditori in erba: ogni cittadino potrà far pagare il pedaggio al bagnante che, per raggiungere il mare, dovrà passare per il corridoio che dà sulla verandina, e supplemento extra per chi vorrà tuffarsi direttamente in acqua dal piano superiore o dal tetto! Deregolamentando la vendita delle bibite, poi, l’abitante ex abusivo munito di frigorifero potrà “offrire” all’utente della spiaggia (perché diciamo «offrire», poi, quando si tratta di servizi a pagamento?) l’aranciata ghiacciata e una birra…

  3. dario ballini scrive:

    Perdona l’off topic.
    Come saprai ho presentato un emendamento per la Carta di Kilombo che porrà un freno alla possibilità di ricandidarsi alla redazione.
    Mi piacerebbe che tu lo sostenessi.
    A questo link, che rimanda al forum interno, puoi leggere e se interessa aderire:
    http://www.kilombo.org/…amp;id=1417&catid=39
    Dario Ballini

  4. Mario scrive:

    Pare che Palazzo Chigi abbia deciso di aspettare a votare il «piano casa». Berlusconi dice di aver registrato comunque pareri favorevoli nelle regioni d’Italia. Per vero o falso che sia, questa “pausa” non significa molto: il Belpaese (già abbondantemente devastato) è ancora a rischio cementificazione selvaggia. Se le regole attuali resteranno invariate, invece, il rischio sarà quello della cementificazione “ordinaria”…

  5. luigi scrive:

    siccome c’ho preso gusto a sfruttare il tuo lavoro, ti preannuncio che oggi registreremo una trasmissione (che si chiama E IO CI STO e si occupa di controinformazione) basata sulla lettura di articoli tratti dalla rete. Naturalmente lo sto scrivendo qui perché ho scelto questo (leggerò anche il manifesto di “stop consumo del territorio”).
    il risultato sarà in onda venerdì alle ore 19.

    un abbraccio
    luigi

  6. Mario scrive:

    Ehi, ho letto solo ora il commento! Sfrutta pure e grazie per la considerazione!

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