Un anno fa: il primo referendum partecipativo d’Italia

 Per un nuovo strumento partecipativo,
 firma l’appello on line!

 
Ieri si è chiuso il VII «Congresso nazionale» dell’Union Valdôtaine (UV), il partito che da una trentina d’anni governa ininterrottamente la Valle d’Aosta. Che cosa significhi «nazionale», considerato che l’UV è presente in una sola regione, non oso neppure immaginarlo. Forse che siamo a un passo dall’indipendenza? Oppure che è il solo congresso unionista d’Italia? Tanto valeva, allora, definirlo planetario… Ma martedì scorso si celebrava un’altra ricorrenza: il primo anniversario della consultazione popolare che un anno fa aveva proposto 5 quesiti referendari di nuovo tipo che, in caso di approvazione da parte dei cittadini, sarebbero stati vincolanti per il Consiglio regionale. Era in assoluto il primo esempio di referendum propositivo della Storia d’Italia, perché per la prima volta si faceva ricorso a uno strumento partecipativo previsto finora dai soli Statuti della regione Valle d’Aosta e della provincia autonoma di Bolzano. Il referendum è miseramente fallito (non ha raggiunto il quorum) nella sostanziale indifferenza della sedicente «informazione» italiana, che automaticamente rimuove e rende inesistente tutto ciò che può risultare sgradito al potere.
Proviamo a pensare che cosa vorrebbe dire introdurre il referendum propositivo nel nostro Paese: si raccoglie un numero prestabilito di firme e si ottiene di potersi esprimere su uno o più quesiti. Se vincono i sì, la proposta è legge, perché le sedi legislative dovrebbero limitarsi a recepire la volontà popolare (oggi, invece, con le proposte di legge d’iniziativa popolare, il Parlamento è obbligato unicamente a discutere l’indicazione ricevuta, cosa che
, peraltro, se non erro, finora non è mai successa). Lo strumento propositivo, insomma, potrebbe scatenare una vera rivoluzione.
Proprio per questo, ritengo, un anno fa, quell’UV che si trovava a guidare il governo regionale (e dunque in qualche modo a rappresentare le istituzioni) ha condotto una campagna vergognosa, invitando i cittadini a disertare le urne. «Niente senso, niente voto» era lo slogan del partito dal leoncino rampante, che evidentemente riteneva privi di «senso» 5 referendum che avevano ricevuto dai cittadini proponenti quella legittimazione – in termini di firme – richiesta dalla legge. 5 referendum sulla riforma del sistema elettorale regionale (anche contro le clientele, sostenevano i promotori della consultazione popolare) e sulla costruzione di un nuovo ospedale regionale venivano definiti «senza senso». Alla fine, l’attivismo antireferendario dell’UV ha dato i suoi frutti e la prima consultazione italiana con valore propositivo non ha raggiunto il quorum (l’affluenza oltretutto è stata bassissima). Ora l’UV è ancora al potere, riconfermata con un mezzo plebiscito alle elezioni regionali di maggio. Al nuovo presidente dell’UV, Ego Perron, incaricato dal
VII «Congresso nazionale», auguro buon lavoro e ricordo l’atmosfera che si respirava un anno fa in piazza Chanoux (chissà se prima o dopo il cambiamento è possibile), in occasione della serata conclusiva della campagna per il sì: allegria, nonostante il freddo, speranza. «Per chi non conosce Aosta», avevo scritto all’epoca, «specificherò che nella vita pubblica locale i momenti veramente partecipati sono pochi, pochissimi quelli legati a ragioni eminentemente politiche o civili. Questa di cui parlo è una piacevole novità. Alcuni proiettori dipingono scritte sui palazzi che circondano la piazza. “18 novembre”, recita la prima diapositiva. La seconda invita a votare “Sì” ed è ripetuta in patois e in francese. Ma quelle veramente significative sono la terza e la quinta: “Niente paura”, dice l’una; “Penso dunque voto”, incalza l’altra. Già, perché la campagna referendaria è stata caratterizzata dall’invito, da parte dei partiti di governo (Union valdôtaine, Stella alpina e Fédération autonomiste), a boicottare le urne, a non andare a votare, come ricorda dal palco Léonard Tamone dell’Arcobaleno, che parla, indignato, di messaggi di questo tenore diffusi via sms, in aggiunta ai manifesti, ai volantini, agli spazi radiofonici a pagamento e ai comizi».
All’epoca, su internet, avevo trovato una petizione on line per eliminare il quorum dai referendum e introdurre in Italia il referendum partecipativo. È un anno che nella colonna di destra tengo un’icona apposta per rilanciare la petizione. In un anno siamo arrivati a 116 firme. Devo dedurre che la cosa non interessa nessuno? Faccio almeno un altro tentativo e invito tutt* a firmare per un nuovo strumento propositivo e per eliminare la vergogna tutta italiana del quorum, perché è giusto che a decidere sia chi vota, non chi rimane a casa.

Leggi e firma l’appello on line

Se vuoi approfondire, leggi l’articolo Quei cartelloni vergognosi.

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4 risposte a Un anno fa: il primo referendum partecipativo d’Italia

  1. Lorella Vezza scrive:

    Il Presidente Perron? Sarebbe interesante sapere, ma lo capiremo ben presto, se lo sarà davvero o se sarà solo un prestanome. Sarebbe counque un film già visto e neppure questa un’innovazione.
    Un anno fa si pensava che la Valle d’Aosta fosse migliore o meglio che i valdostani fossero migliori e invece…..ma nessuno poteva prevedere il peggio che sarebbe giunto a maggio: le elezioni del consiglio regionale attuale. Il più brutto consglio della storia valdostana a mio avviso, dove manca la vera voce critica, l’opposizione chiara, con poche astensioni e molti no motivati, senza l’Arcobaleno ionsomma! la cosa che mi preoccupa di più è che non percepisco nella gente un senso dispiacere per questo ma al contrario iniziano nuovamente e addirittura in forte aumento gli apprezzamenti per questa maggioranza e soprattutto per il Presidente. Brutto segnale, gran brutto segnale oserei dire bruttissimo. Cosa possiamo fare per far uscire la Valle d’Aosta da questo clima? Il movimento unico non è la soluzione, anzi! Mescolare forze di sinistra e autonomiste in un unico calderone si raggiungerebbe solo il risultato di far morire la sinistra! Ma qualcosa bisogna fare le comunali sono nel 2010 e le europee il prossimo anno!

  2. Mario scrive:

    Sì, la situazione è quella che è. E intanto questa giunta va avanti come uno schiacciasassi su tante belle cose come l’inutile e pericoloso inceneritore di Brissogne. Non è che in qualche modo si riuscirà a smuovere un poco i cittadini, almeno quando si tratta della loro pelle? Il guaio è che hai ragione: sono «in forte aumento gli apprezzamenti per questa maggioranza e soprattutto per il Presidente». Anche a livello nazionale i sondaggi davano Berlusconi ipergradito, prima della “riforma” Gelmini: oggi forse qualcosa è cambiato. Speriamo che possa succedere anche qua, fra i monti…

  3. Lorella Vezza scrive:

    Qui la vedo davvero grigia o meglio nera!
    L’inceneritore, l’aeroporto saranno le prime chicche di una lunga serie.
    Tutta l’opposizione continua a sottolineare che non sono il partito del no! E su questi temi cosa pensano di dire? Si? Non credo, voglio sperare che dal cappello ogni tanto fuoriesca un no convinto e secco!
    Credo comunque che per risvegliare le coscienze sopite non possiamo aspettare e contare sugli esponenti seduti in consiglio. Ho verificato raccogliendo le firme contro il Lodo Alfano che esistono ancora persone con un forte senso critico. Un’altra buona occasione per contattare le persone sarà la raccolta di firme organizzata dai Comunisti Italiani per 5 leggi.
    Noi dell’IDV daremo una mano singolarmente a Gabriella Manganoni a raccogliere le firme. A mio avviso è in queste occasioni pratiche che dobbiamo avere coesione e sostenerci. La gente vuole vedere prese di posizioni chiare su temi importanti. La critica fine a se stessa non produce risultati.

  4. Mario scrive:

    E’ un bel po’ di tempo che penso di preparare una serie di articoli sulle «grandi opere» valdostane: il ponte sul Buthier che doveva pedonalizzare l’arco d’Augusto e invece non serve a nulla (costo? 1-2 milioni di euro?), le nuove piazze di Aosta, l’inceneritore, l’aeroporto, le strade poderali a Comboé, Alleigne, San Grato, l’ampliamento dell’importantissimo aeroporto della Valle d’Aosta e, più in generale, le tonnellate di cemento in cui stiamo affondando, con palazzoni (squallidi) che spuntano come funghi intorno e dentro Aosta e a qualsiasi quota. Ci metterei anche l’ampliamento dei campi da golf a Gignod, con annesso esproprio dei terreni di giovani che praticano l’agricoltura biologica. Lo chiamano sviluppo del territorio! Appena riuscirò a preparare questi articoli, li metterò tutti quanti on line. Vorrei dire che dare un po’ di risalto a quanto avviene in questa regione potrebbe essere utile, però riconosco che queste cose accadono dappertutto… Per quanto riguarda le proposte di legge del Pdci, le sottoscriverò: spero solo che a Roma non vengano ignorate.

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