Vecchi, donne e bambini – Una lettera a Francesco Cossiga

 
 Signor Cossiga (da me poco stimato, se posso parlar franco),
 ho deciso di mettere mano alla penna, come cittadino, per chiedere a lei, ex Capo dello Stato, ex garante della Costituzione e Presidente della Repubblica «emerito», la ragione di alcune affermazioni per me davvero sconcertanti e, più in generale, quale ritenga debba essere lo scopo dello Stato.
 Sono propenso a credere che questa «lettera aperta» (che pubblico sul mio blog e in altri spazi on line) non le sarà gradita, eppure essa costituisce un tentativo onesto di capire che cosa stia accadendo nei Palazzi del potere e quale sia il modo oggi prevalente d’intendere la funzione della politica e il senso stesso della democrazia.
 Sono un insegnante di scuola media e mi ritengo, per quanto riguarda il mio ambito professionale, un addetto ai lavori. Vivo e lavoro in Valle d’Aosta, una regione all’interno della quale la protesta contro le “innovazioni” del ministro Gelmini è stata finora più contenuta che altrove (una certa chiusura regionale e una situazione di relativa autonomia decisionale dovuta allo Statuto speciale hanno contribuito a mantenere premuta la sordina). Non per questo sono meno convinto che la “riforma” del governo sia un tentativo di smantellare la scuola pubblica, troppo scomoda da tenere sotto controllo quando si desidera trasformare in tante pecorelle obbedienti i cittadini. E non per questo sono meno convinto dell’alto valore formativo che la lotta degli studenti avrà nella costruzione della loro personalità e nell’arricchimento delle loro coscienze e conoscenze. Si tratta, a quanto penso, di un bellissimo esempio di studio applicato dell’educazione civica.
 Dal mio punto di vista d’insegnante, il succo della questione è rappresentato dai contenuti delle riforme del governo (l’introduzione del maestro unico e delle classi per stranieri, la riduzione dei fondi per l’istruzione e la ricerca, la trasformazione delle università in fondazioni e il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro); in altre parole, sono interessato al merito della questione. A leggere la sua lettera, sembra invece che a contare sia soprattutto la forma, indipendentemente dal fatto che le decisioni del ministro siano buone o cattive. Ciò che importa, insomma, è semplicemente «un’efficace politica dell’ordine pubblico», da costruirsi attraverso «un vasto consenso popolare». Ma è questo lo scopo fondamentale che deve perseguire lo Stato? Non spenderò tempo a farle la morale, o a citarle quella Costituzione che certamente conosce meglio di me, per persuaderla che gli scopi costitutivi della Repubblica italiana non coincidono col semplice mantenimento dell’«ordine pubblico». Né tenterò di “osare contro l’osabile” (secondo la sua espressione) per farle capire che a volte è proprio lo Stato a mettere in pericolo l’ordine (non solo quello pubblico) e allora è dovere del cittadino rispondere, mobilitandosi in difesa dei principi della democrazia.
 Però, al di là del merito, vorrei soffermarmi su un altro aspetto, questo sì “formale”. Suggerire d’infiltrare agenti nei cortei per causare incidenti e approfittarne per mandare studenti e insegnanti all’ospedale (nell’intervista al Quotidiano Nazionale) e consigliare di precorrere quei «tempi peggiori, che certamente verranno» (nella lettera al capo della polizia; ma lei che ne sa?), ordinando alle forze dell’ordine di venir meno al loro compito istituzionale («che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati»), significa mettere da parte il diritto, forzare la verità, abdicare al compito dello Stato di proteggere la popolazione, quand’anche dovesse trattarsi di un solo cittadino. Le faccio, oltretutto, i miei complimenti per il cinismo («meglio se donna, vecchio o bambino»), appena temperato dalla speranza di «una ferita lieve», ma meglio (meglio?) «se […] grave, ma senza pericolo per la vita»).
 Le parole che ho letto mi fanno inorridire, ma soprattutto mi sembrano intollerabili per un rappresentante dello Stato democratico, il quale (per di più) si proponga di “consigliare” le forze dell’ordine. Quelle parole costituiscono uno sfregio, e più propriamente una ferita, all’ordine democratico. Pensi a cosa sarebbe successo (e a cosa abitualmente succede in questi casi) se qualche esponente dell’opposizione (o semplicemente un libero cittadino) avesse espresso un’accusa nei confronti di un potente con toni particolarmente accesi (attraverso «dichiarazioni paradossali e provocatorie», potremmo dire): i mezzi d’informazione avrebbero sollevato il consueto polverone, accusando quel tale di aver suggerito nel “povero” potente un possibile bersaglio per l’azione di qualche estremista. Dire che «l’ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho già detto un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti», invece…
 Naturalmente non mi aspetto una risposta.
 
 Mario Badino
 Cittadino italiano
 
 PS: Sul blog ho pubblicato il testo integrale della sua lettera al capo della polizia.


 
Qui sotto l’incredibile testo di Cossiga:
 «Caro Capo, per alcune dichiarazioni paradossali e provocatorie da me rese sul come gestire l’ordine pubblico in questa ripresa di massicce manifestazioni e come, spengendo tempestivamente i focarelli, si possa evitare che divampino poi gli incendi, mi sono beccato denunzie da molte persone, sacerdoti, frati e suore comprese, e sembra che ne sia in arrivo una da parte di S.Em.za il Card. Tettamanzi, firmata anche dai alcuni suoi fedeli adepti dei Centri Sociali, dei No Global e dei Black Bloc.
 Ma osando contro l’osabile, caro Capo, vorrei darLe un consiglio. Gli studenti più grandi, anche se in qualche caso facendosi scudo con i bambini, hanno cominciato a sfidare le forze di polizia, a lanciare bombe carta e bottiglie contro di esse e a tentare occupazioni di infrastrutture pubbliche, e ovviamente, ma non saggiamente, hanno reagito con cariche d’alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante. È stato, mi creda! un grande errore strategico.
 Io ritengo che, data anche la posizione dell’opposizione (non abbiamo più il Partito Comunista e il ferreo servizio d’ordine della CGIL), queste manifestazioni aumenteranno nel numero, in gravità e nel consenso dell’opposizione. Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l’occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non è cosa poi tanto grave, il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell’arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L’Unità, li sorregge.
 L’ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho già detto un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita.
Io aspetterei ancora un po’, adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di ”Bella ciao”, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell’ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno.
 E il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si è intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco,di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di ”Hitler! Hitler!”. Questo il mio consiglio».


 
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 Suggerisco un commento di Giuseppe Giulietti dal sito di Articolo 21
 Ultim’ora: Cossiga ci ripensa…

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3 risposte a Vecchi, donne e bambini – Una lettera a Francesco Cossiga

  1. Alex scrive:

    Il minimo che possa fare uno scarto d’uomo del genere é dimettersi, ma il suo sfrenato ego non glielo permetterebbe mai. Chiedo ai parlamentari e politici più in genere di sospendere qualsiasi funzione questo degenerato abbia in corso, togliergli tutti i benefit e la luculliana pensione che sicuramente percepirà ed internarlo da qualche parte in modo che il suo vomitevole pensiero non possa inquinare ulteriormente la società.

  2. Mario scrive:

    Bè, è solo membro della Commissione affari costituzionali del Senato…

  3. samie scrive:

    Che dire se non che hai fatto bene? Comincio a pensare che abbiamo da imparare dai nostri alunni più di quanto immaginassimo. Ci stanno insegnando che si può lottare contro le ingiustizie…con allegria e determinazione…questo dovrebbero capire i vari cossiga, berlusconi, gelmini e compagniabella…una lezione di civiltà impagabile. Sono fiera di loro!

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