Lo Stivale rotto

 

 
 Pubblico
di seguito, con il permesso dell’autore, un articolo scritto da Stefano Montanari (studioso di nanopatologie e candidato premier alle scorse elezioni politiche per la lista civica nazionale Per il Bene Comune), e tratto dal suo blog.
 
 Lo pubblico perché è estremamente in linea con le mie riflessioni di questo periodo.
 
 Nel suo 60° anniversario,
la Costituzione è sotto attacco. Prima ci hanno tolto la possibilità di eleggere direttamente i nostri rappresentanti nel Parlamento di Roma e ora si apprestano a fare lo stesso per quello di Bruxelles…
 
 Come dice Montanari, «se noi fossimo un popolo dotato di dignità, a questo punto alzeremmo la
schiena e approfitteremmo della mossa per mandare a casa proprio coloro
che stanno manovrando, e con grande successo, per imbavagliare il paese
ancor più di quanto non  lo sia ora».
 
 Ma la dignità si può anche imparare, forse. A patto di diffondere l’informazione.
 
 La lotta di tante comunità in giro per il Paese, per difendere il proprio territorio, mi dà un poco di speranza che non sia tutto perduto.
 


 ***


 
 Lo Stivale rotto
 (di Stefano Montanari)
 
 Piano, piano, ma poi mica tanto piano, ce la stanno facendo.
 
 Se uno scandinavo – ma potrebbe essere anche un irlandese, un australiano o che so io: un uomo normale, insomma – non avesse mai sentito parlare di quell’oscenità che penzola dall’Europa sotto forma di una calzatura e in quella calzatura (l’Italia, per chi fosse distratto) capitasse, forse avrebbe motivo per osservare i suoi abitanti con stupita curiosità.
 
 Qui noi, gli abitanti della calzatura, ci demmo, or sono alcuni decenni, una costituzione orgogliosamente firmata da personaggi più o meno restati nella memoria collettiva, da Abozzi Giuseppe a Zuccarini Oliviero in rigoroso ordine alfabetico, transitando attraverso l’immarcescibile Andreotti Giulio, il non troppo glorioso Leone Giovanni, la signora De Unterrichter Jervolino Maria che generò tanta figlia, eccetera.
 
 Quel testo è bellissimo. Forse troppo bello per adattarsi alla calzatura. Allora, dapprima piano piano, poi, quando si fu certi che la ninna nanna aveva sortito il suo effetto e gl’italiani si trovavano nello stato stuporoso desiderato, ecco che i sassolini che infastidivano la gambotta grassa e untuosa che pretende il possesso dello stivale vennero tolti uno ad uno senza che nessuno se ne accorgesse, come fa un bravo chirurgo che operi sul paziente in anestesia generale.
 
 In questa opera di furbesco rimodellamento, si è fatto entrare il concetto, strampalato e anticostituzionale fin che si vuole ma mai discusso nella sua essenza, secondo cui per essere rappresentati in parlamento occorre superare uno sbarramento costituito da una percentuale, peraltro del tutto arbitraria, di consensi. Il motivo è assolutamente ovvio e non vale la pena di perder tempo ad illustrarlo più di tanto. Chi ha il potere lo gestisce e chi disturba la gestione del potere, arrogante e capriccioso com’è quello che ci siamo lasciati imporre, deve essere tolto di mezzo.
 
 Così, con un’operazione rozza sì ma efficace, si è fatto credere al popolo bue che il fatto di porre uno sbarramento sia giusto, ragionevole e scontato. “Altrimenti non si può governare,” dicono d’amore e d’accordo gli attori della farsa, dove il verbo governare è usato in maniera a dir poco personale.
 
 E, invece, non è così: lo sbarramento non può esistere al di sopra del numero di consensi indispensabile per ottenere UN rappresentante, e mi si citi un articolo della Costituzione che reciti altrimenti. Non si può governare? E chi l’ha detto? Non si è capaci di governare, dovrebbe essere l’espressione giusta, quella che si attaglia a personaggi che, invero bizzarramente, sono convinti di essere dei “politici” e il cui elenco si può leggere nelle liste del parlamento.
 
 Le elezioni dell’aprile scorso si svolsero in un clima farsesco, e questo proprio in grazia della mutilazione della costituzione e della complicità dei media, e più di tre milioni e mezzo d’italiani restarono senza rappresentanti. Quelli che non si erano piegati a votare per il televenditore o per il linfatico capitalcomunista erano semplicemente dei desaparecidos, della carne da tasse e basta, cosicché molti, per non finire nel limbo silenzioso, diedero il loro sì ad uno dei due schieramenti (questo o quello erano e restano verdianamente pari) o, chi voleva un voto pulito, recò il suo consenso a Di Pietro senza accorgersi di quanto grottesca fosse una motivazione di voto simile. Insisto su quanto dissi allora: chi ha votato così ha fatto tanto male all’Italia, dando il suo benestare alla devastazione del nostro paese, una devastazione che solo chi dorme un sonno profondo non vede.
 
 Ora gli squallidi personaggi cui abbiamo affidato le chiavi di casa hanno fatto un passetto ulteriore: per le prossime elezioni europee lo sbarramento va portato dal 4 al 5%, così da mettersi del tutto al sicuro da qualunque pericolo e per poter mandare a Bruxelles i propri pretoriani.
 
 Se noi fossimo un popolo dotato di dignità, a questo punto alzeremmo la schiena e approfitteremmo della mossa per mandare a casa proprio coloro che stanno manovrando, e con grande successo, per imbavagliare il paese ancor più di quanto non  lo sia ora e faremmo in modo che questi non riuscissero a saltare quell’ostacolo che loro stessi hanno alzato. Ad altre latitudini è più che possibile che lo si farebbe, ma da noi… Noi siamo affetti da patologie del sonno e da voti di scambio, noi abbiamo il calcio, Miss Italia, Sanremo, la febbre del sabato sera, e della parola dignità abbiamo scordato i significato.
 
 Che fare, allora? Riconsegneremo ancora una volta casa nostra a chi ce la sta svuotando sotto il naso e, addirittura, la sta smontando pezzo dopo pezzo?
 
 Oggi qualcuno mi ha proposto di cercare alleanze con Di Pietro o chi per lui. Aiuto!


 Cambia la legge per le europee? Guarda questo video!


 

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4 risposte a Lo Stivale rotto

  1. Sandro da Roma scrive:

    letto ma non completamente condiviso

  2. Mario scrive:

    Secondo me non è necessario condividere un testo in tutto e per tutto per fruirne o per pubblicarlo. Mi sembra però che Montanari dica cose condivisibili. Posso chiederti che cos’è che non ti convince? Ad esempio, non dovremmo poter decidere a chi attribuire la nostra preferenza? Per garantire la “governabilità” credo che sarebbero preferibili altri modi.

  3. Lorella Vezza scrive:

    Mi è piaciuto molto il passaggio”«se noi fossimo un popolo dotato di dignità, a questo punto alzeremmo la schiena e approfitteremmo della mossa per mandare a casa proprio coloro che stanno manovrando, e con grande successo, per imbavagliare il paese ancor più di quanto non lo sia ora», il problema che la maggior parte degli italiani non ha dignità e non ha senso civico. L’unità d’italia è stat fatta, ma gli italiani quando verranno forgiati? Quasi nessuno si indigna di fronte alle porcate che questo governo sta producendo. Stanno cercando di distruggere la magistratura, nella scuola sono già a buon punto! E gli italiani? Mah! E l’opposizione? mah!

  4. Mario scrive:

    Non ho ancora capito bene come sia stato possibile anestetizzare il Paese fino a questo punto. Forse, come dici tu, una popolazione civicamente responsabile in Italia non era mai stata costruita. Eppure, gli ultimi anni hanno segnato un declino inesorabile. Chi non ci crede, potrebbe semplicemente porsi una domanda: «Sto meglio adesso o stavo meglio 15 anni fa?». Lo sforzo di memoria, se non altro, potrebbe costituire un primo abbozzo di ricerca storica… A meno che quel tale non abbia approfittato degli ultimi 15 anni per curare in maniera esclusiva i propri interessi… In quel caso, naturalmente, la risposta non vale!

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