Un regime ancora in travaglio

 Marco TravaglioPubblico di seguito la risposta di Marco Travaglio alle accuse del collega di Repubblica Giuseppe D’Avanzo. A essere in gioco oggi non sono soltanto la reputazione del giornalista o il suo avvenire professionale: prima l’«apriti cielo!», assolutamente bipartisan, seguito alla trasmissione di Fazio, quindi le accuse inverosimili di mafia nei confronti di chi pubblicamente aveva nominato certe amicizie del Presidente del Senato, hanno rivelato il tentativo di tappare la bocca a una voce che (piaccia o non piaccia) rimane libera e canterina in un Paese in cui l’informazione è invece sostanzialmente allineata.
 
 Marco Travaglio è uno di quei giornalisti che non hanno ancora accettato di scrivere per un padrone. Sono penne di cui non possiamo in nessun modo fare a meno, soprattutto in un presente di fascismo montante, mentre il regime incomincia a perdere i freni inibitori, dal momento che ora la propaganda dà i suoi primi frutti. Oggi la morte di un ragazzo per mano di cinque nazisti suscita, a parole, lo sdegno e la solidarietà di tutti, con il Presidente della Camera (si abbrevia Camerata?) che si affanna a chiedere pene esemplari, ma sotto sotto si premura di negare la natura fascista dell’aggressione e soprattutto il ruolo della politica e del suo partito nel promuovere una certa temperie culturale. Mentre domani migliaia di persone giunte da tutta Italia sfileranno a Verona per ricordare Nicola e per dire no ai rigurgiti nazifascisti, a Milano si cerca di organizzare un concerto pubblico, in pieno centro, di gruppi di estrema destra.
 
 Imbavagliare l’informazione, con la calunnia come con la censura, strepitare intorno alla forma per rimuovere i fatti, sono elementi fondamentali del disegno di controllo sociale perseguito dal regime. E quando dico regime non penso a giovani in divisa col moschetto: quello andava bene una volta. Penso piuttosto al desiderio delle lobby di dominare la società e imporre il loro sistema produttivo e la loro visione del mondo. Un disegno attivamente perseguito da anni da chi possiede i mezzi di comunicazione e decide le abitudini, le mode, i modelli culturali.
 
 L’altro elemento tipico dei regimi, che sta emergendo in questo periodo, è il sentimento dell’identità comunitaria, che va difesa dal diverso, dallo straniero. È quanto drammaticamente succede in questi giorni, con la camorra (la camorra!) che incendia i campi rom, gli italiani esultanti, gli arresti di massa (anche questi a carico dei rom, mica degli italiani esultanti o dei camorristi!), il tentativo di introdurre il reato di clandestinità, la creazione di commissari antirom (provvedimento che, siccome ha un fondamento razziale,
non puzza di razzismo: è razzista. Mica hanno detto «commissario per gli stranieri», o «per gli stranieri che delinquono»!). In questo clima autoritario, ognuno dovrà fare la propria parte per evitare che l’odio ci risucchi, tutte e tutti, e che il regime ci trascini oltre la terra del diritto. Oggi più che mai è importante difendere le voci libere, quelle che non hanno paura di sfidare i potenti.
 
 Per questo, nel mio piccolo, "rilancio" il testo di Travaglio. Cliccate sull’incipit per leggerlo tutto.
 
 

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2 risposte a Un regime ancora in travaglio

  1. Lorella Vezza scrive:

    Un giornalista che mi piace molto, proprio perchè non asservito al potere. E’ curioso come tutte le volte che ricorda qualcosa che riguarda personaggi importanti della nostra classe politica sia immediatamente criticato e denunciato. bel paese il nostro dove invece alcuni parlamentari del calibro di Bossi, Calderoli, Berlusconi possono bruciare il tricolore, indossare magliette offensive in Tv, dare degli imbecilli a tutti gli italiani senza rischiare nulla!
    Quando la libertà di parola non è più tale è un gran brutto segno!
    Cerchiamo quindi di far sentire la nostra solidarietà a chi non ha paura e non si lascia intimidire.
    Consiglio a tutti l’ultimo libro “Se li conosci li eviti” molto bello!

  2. Mario scrive:

    Cara Lorella, hai ragione. A me ferisce proprio l’ipocrisia di chi si trova in una posizione di forza, ha tutti i mezzi per dire (E FARE!) ciò che vuole e continua a strepitare che gli tappano la bocca, che sono gli altri che comandano, che. Se almeno avessero il buon gusto di non insultare la nostra intelligenza… Forse anche questo ha contribuito alla disaffezione di molti per la politica, forse anche questo ha contribuito a riconsegnare il Paese a una destra ancora più brutta di come l’avevamo lasciata. Ah sì, mi sfotti?, hanno pensato in molti. E io ti cancello. E io non voto. Ma poi ci ritroviamo con i pogrom contro lo straniero e pronti per nuove italiche amenità. L’impressione è che ci sia un peggioramento costante: forse proprio Travaglio rilevava che, al tempo della sua discesa in campo, il Cavaliere aveva avuto cura di scegliere solo incensurati per le liste, proponendosi come l’uomo nuovo. Proprio il Cavaliere aveva chiesto di risolvere il conflitto d’interessi con una misura (innocua, ma che oggi pare spropositata) come il blind trust. Cos’è successo? Che Berlusconi ha avuto 15 anni per cambiare il Paese e che i suoi avversari lo hanno aiutato. Cerchiamo di far sentire la nostra solidarietà a chi non ha paura e non si lascia intimidire, dici. E cerchiamo di dire anche noi come stanno le cose, aggiungo io. C’è tantissimo da fare.

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