Un intervento di Lorella Vezza

 Qualche giorno
fa, ho ricevuto un primo e poi un secondo commento
al post
Quale efficientismo?
, in cui “analizzavo” la situazione politica
italiana
in modo piuttosto critico,
da parte di Lorella
Vezza
, ex coordinatrice del movimento Renouveau Valdôtain. In un recente articolo, auspicavo un dibattito da ospitare su queste pagine, nella speranza di
capire qualcosa di ciò che sta accadendo e di fornire qualche spunto
utile di riflessione
. Mi sembra giusto, oggi, rilanciare i due
interventi di Lorella
, che offrono una posizione per molti aspetti
diversa dalla mia
. Mi permetto, in calce, di dare una breve risposta.
 

 # 1

 
 
Lorella VezzaHo letto il tuo intervento e ho trovato dei punti di riflessione. La
prima considerazione che mi viene in mente è che in Italia e in Valle
d’Aosta
siamo molto bravi a criticare i nostri compagni di coalizione:
la sinistra su questo è veramente maestra. Il PD non è sicuramente la
settima meraviglia, è un partito pieno di contraddizioni interne, ha
degli esponenti stile Binetti e ha degli esponenti stile Bonino,
passando per Rutelli, ma sono stati i nostri compagni nel governo
Prodi
. A sinistra c’è l’Arcobaleno (leggermente diverso nella nostra
Petite patrie VDA), che finalmente ha raggruppato i vari movimenti
dando loro una certa consistenza e credibilità
. Bisogna però rendersi
conto che non siamo più negli anni ‘50, ‘60 e neppure ‘70, quindi basta
con gli slogan obsoleti, ma la sinistra deve essere qualcosa di
concreto e meno demagogico
. Bisogna quindi cercare di colloquiare in
modo sereno e proficuo per il paese con il PD (che neppure a me piace,
ma… non vedo alternative!).
 
 L’Arcobaleno dovrebbe cercare di portare avanti quattro punti
fondamentali
per il cambiamento del paese: il vero laicismo nelle
istituzioni
, nelle scuole, nel mondo del lavoro, ecc., il conflitto di
interessi
da sviscerare e legiferare in modo chiaro, il clientelismo da
abolire in ogni sua forma e per terminare iniziare a ragionare su come
si può coniugare la ripresa economica senza uccidere i cittadini
. Per
l’ultimo punto, rendendosi conto però che alcune richieste della
popolazione sono a volte fuori dalla logica e anche una forza di
sinistra lo deve ammettere
. Faccio un esempio: le pensioni. Parità
dell’età pensionabile
tra uomini e donne, mi pare ovvio; non si può
considerare usurante il lavoro dell’insegnante, e via di seguito. La
pensione è la sussistenza per la vecchiaia
, grazie a Dio un uomo o una
donna attualmente a 55/60 non è assolutamente vecchio (non parlo di
lavori realmente usuranti).
 
 Il mio umile messaggio è quindi cerchiamo di unire le forze con
obbiettivi più comuni
e diamo un’alternativa agli italiani in campo
nazionale al PDL e vari pastrocchi filo-ecclesiastici, mentre in Valle
d’Aosta
si cerchi di creare un’alternativa all’Union Valdôtaine
partito-padrone, responsabile di uno dei peggiori malgoverni della
storia.
 

 # 2

 

 È chiaro
che se l’alternativa è PD o PDL oppure PD e UV la scelta è
scontata, ci mancherebbe. Penso invece che sia necessario cercare di
creare un’intesa tra il PD e l’Arcobaleno
per poter essere più concreti
e più vicini alla gente
. Il PD è troppo spostato al centro e come ho
già detto ha nel suo interno troppe contraddizioni, che volendole
livellare lo porterà ad appiattirsi su tutte le riforme necessarie. In Valle d’Aosta poi abbiamo i partiti autonomisti: RV (che conosco bene e che mi ha deluso profondamente, ma non voglio
farne una questione personale) e VDV che possono essere una risorsa in
più, ma attenzione perchè ormai i loro rappresentanti sono quasi
totalmente stati unionisti e nel profondo lo sono ancora
… Quindi
alleanza sì ma con grande attenzione perché, se si finisse in
minoranza, farebbero una dura opposizione o cercherebbero le famose
larghe intese tanto cercate da Perrin e Nicco?

 Lorella Vezza

 
 
 Cara Lorella,

 ti chiedo scusa se, pubblicando i commenti in forma di articolo, non ho potuto dargli una veste sufficientemente coesa. Come forse immaginerai, dato il tenore degli ultimi articoli, tante sono le cose che non mi convincono. Hai senz’altro ragione quando dici che la sinistra è molto brava a criticare, ma penso che questo sia stato più l’errore dei «compagni di coalizione» che ora sono confluiti nel PD che non della sinistra cosiddetta radicale, che, semmai, ha troppe volte accettato cose di per sé inaccettabili e ha finito col perdere di credibilità (anche in termini elettorali) per salvare un governo il cui destino era segnato. E non dalla sinistra.
 È vero, sulle singole cose si può e si deve colloquiare col PD (o col PDL, o con chiunque altro). Però in Parlamento, il luogo deputato al confronto e, quando serve, alla mediazione: non all’interno di un governo dal quale, peraltro, Walter Veltroni ci ha esclusi a priori. E questo è un bene, altrimenti, cedendo alle lusinghe del potere, avremmo corso il rischio di finire di nuovo sotto il fuoco di chi, per fare ciò che vuole, non esita a ripetere l’eterno ricatto del governo che rischia di cadere, di Berlusconi che scalpita per tornare a Palazzo Chigi.
 Soprattutto, togliamoci dalla testa l’idea di poter spostare il PD a sinistra. Sarebbe semmai vero il contrario, considerando quanto è successo nei due anni di vita del governo Prodi. Chi aveva sperato in un cambiamento è rimasto deluso; dalla sinistra, però, mica da Mastella!
 Quanto al resto, io ho le mie idee. Non credo però che siano obsolete: sono insegnante, ma non mi sognerei di mettere l’insegnamento tra le professioni usuranti. Però per le pensioni, come del resto per tutto lo Stato sociale, i soldi ci sono. Bisogna decidere come usarli. Basta toglierli alle missioni militari o a infrastrutture inutili e impattanti…
 Se la sinistra vuole recuperare se stessa (oltre al consenso) la via, per quanto mi riguarda, è chiara, però non è contenuta nel governo, bensì nella costruzione – assieme a quei movimenti troppo spesso traditi nel corso di questa legislatura – di alternative vere al modello liberista che sta portando la nostra società (e il pianeta) allo sfascio più completo.
 Non vedo altra strada…

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4 risposte a Un intervento di Lorella Vezza

  1. Lorella Vezza scrive:

    Sono d’accordo con te che cercare di spostare a sinistra il PD è una battaglia persa e che l’Arcobaleno è l’unica forza che può rappresentare la Sinistra in Italia. Le scelte di Veltroni non le condivido -intendo quella di non voler accordarsi con la sinistra e poi quella veramente orribile di passare il testimone a Rutelli- preferendo così naturalmente mantenersi le simpatie dei cosidetti”cattolici”. Comunque non vedo alternative, ne in campo nazionale ne in campo regionale, con il PD si dovrà collaborare che ne dicano loro, credo se ne renderanno conto ben presto.
    Ribadisco, sempre a mio avviso, comunque, che alcuni atteggiamenti della sinistra più radicale dovrebbero modificarsi, non nei contenuti ma nella forma, che consentimi, in questo preciso momento storico (non dico sia una bene) conta molto. Sono ancora d’accordo con te per quanto riguarda le missioni militari all’estero: inutili e dannose. Ma questa è storia vecchia, agli USA lo sappiamo entrambi non è facile dire di no, fino ad ora lo ha fatto solo un certo Craxi, personaggio non edificante per tanti versi, ma che ha avuto il coraggio di dire a Reagan “no”. Anche nelle missioni però la battaglia per ritirare i nostri soldati va fatta, a mio modesto parere, non nei momenti emozionali più vivi (uccisioni dei ns. soldati per intenderci) perchè così appare come demagogia, anche se non lo è. Spero di non aver tediato nessuno con il mio intervento, e Ti ringrazio per lo spazio offerto.

  2. Mario scrive:

    Sono d’accordo con te sul fatto che l’uccisione di nostri soldati o giornalisti in Afghanistan non dovrebbe avere nulla a che vedere con il ritiro, lo avevo scritto anche ai tempi del rapimento di Daniele Mastrogiacomo: se uno crede veramente in una missione deve accettarne i rischi, fino alle estreme conseguenze. Il fatto è che credere alla natura morale delle nostre missioni all’estero è un po’ difficile, così ogni volta che muore qualcuno saltano fuori le contraddizioni: si “accetta” di giocare al gioco, anche perché non prevede troppi danni per noi e ci si dimentica che il vero problema è ciò che sta succedendo agli afghani (o agli iracheni). Sono d’accordo anche su Craxi (personaggio effettivamente non molto edificante): avevo letto un libro di Sergio Romano che riportava l’episodio. Craxi che invia i carabinieri alla base americana e Reagan che si precipita a gettare acqua sul fuoco telefonando a Palazzo Chigi: “Caro Bettino…”. Forse erano altri tempi (tra Reagan e Bush qualche differenza, almeno di stile, c’è), ma l’episodio dimostra che a volte una politica non condiscendente ha per effetto un rispetto maggiore dell’alleato. Ma quello che mi interessa davvero evidenziare, in ciò che hai detto, è la questione del rapporto necessario col PD. Come ho detto, penso sia necessario confrontarsi, con tutti sulla singola cosa. Ma sono convinto che la non alleanza Sinistra/Partito democratico sia un bene: ora sarà possibile fare una politica autonoma, senza il ricatto del “cade il governo”. Sarà opportuno che i parlamentari (e gli assessori, in ambito locale) si ricordino quello che sono: esseri umani dotati, fra l’altro, di idee, di pensiero, di cose in cui credono. In base a ciò, gli accordi (o i conflitti) saranno sempre possibili, per ogni questione oggetto di confronto. Ma questa è la democrazia: basta, invece, con l’idea di ridurre la politica a uno scontro tra due schieramenti dove oni parlamentare è obbligato a pigiare il bottone indicato dalla disciplina di partito… Ho dato una risposta un po’ prolissa e confusa, lo so…

  3. Mario scrive:

    Rileggendo il mio commento, devo dire che l’ultima parte è, in effetti, poco chiara. Voglio solo dire che il confronto è sempre opportuno e che compito del parlamentare (o dell’assessore) è cercare di capire e poi decidere consapevolmente. Il voto coatto su troppe questioni nel corso dell’ultima legislatura ha trasformato il Parlamento in un posto in cui dare corpo alle istruzioni di scuderia (o viceversa fare cadere l’esecutivo). Se i parlamentari del PD si ricorderanno qual è la loro storia (sia gli ex democristiani sia gli ex comunisti), ci saranno un sacco di occasioni in cui il loro voto dovrà essere per forza uguale a quello della sinistra. A condizione di ricordarsi, di avere presente gli ideali dai quali si è partiti quando si è iniziato, ancora coi calzoni corti, a fare politica. L’importante è che le convergenze sulla singola cosa non siano il frutto di accordi programmatici irricevibili perché stipulati tra realtà troppo diverse fra loro in ciò che credono e che vorrebbero. Spero che così si capisca quello che volevo dire.

  4. Lorella scrive:

    Ti sei spiegato benissimo e devo dire che a parte le sfumature condivido.
    Ora non ci rimane che incrociare le dita e sperare che tutti ritrovino il buon senso politici ed elettori, ritrovarci con un governo Berluskoni e in campo locale unionista per 5 anni sarebbe terribile! Non rimarebbero neppure le briciole, altro che tesoretto!!!!!

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