Gli Amici del Vallone di Comboé (NO ALLA STRADA!)

 Negli ultimi anni si è andata affermando una sensibilità nuova presso le comunità locali, desiderose di lottare in prima persona per i propri diritti, senza firmare deleghe in bianco ai partiti e ai professionisti della politica. L’esperienza del movimento No Tav ha fatto scuola e proseliti. A Venezia, a Serre, a Vicenza, o magari in Sicilia, o sulle rive dello Stretto, ovunque in Italia comuni cittadini (giovani, bambini, vecchi) si uniscono e lottano contro gli inceneritori, i rigassificatori, l’alta velocità e le tante opere pubbliche spacciate come necessarie per il progresso del Paese, pericolose in realtà per la salute, l’ambiente, la democrazia.

 Normalmente, le grandi opere, per impattanti che siano, sono legittimate con la scusa dell’interesse collettivo. Chi non ci sta è etichettato come egoista, o piuttosto come nimby (dall’acronimo inglese Not in my backyard, non nel mio cortile). È un troglodita, insomma, un ignorante disposto a privare il Paese dei benefici del progresso per salvaguardare il proprio orticello o per qualche misterioso interesse privato.

 Anche nella mia regione, per tanti versi bucolica e felice, la retorica ufficiale sulla difesa del territorio si scontra con l’interesse di pochi. Qui grandi opere non se ne fanno: la ferrovia si ferma al di qua delle Alpi, l’aeroporto ha un solo volo nazionale (da e per Roma, una volta al giorno), gli americani fortunatamente non vogliono piazzare aerei né sistemi antimissile.

 In Valle d’Aosta lottiamo contro una strada poderale che, arrampicandosi lungo il fianco della montagna, dovrà raggiungere un alpeggio. Sembrerà strano, sembrerà una cosa da poco. Il fatto è che per arrivare al piccolo alpeggio sui monti, la strada dovrebbe deturpare uno splendido vallone ancora incontaminato, quello che prende il nome dal torrente Comboé.

 Qui non c’è nessun interesse nazionale, non ci sono patti sussurrati all’orecchio di Presidenti di Paesi alleati. Qui a ferire è proprio la piccolezza della questione: è necessario sfregiare per sempre un angolo ancora intatto di natura… per raggiungere un alpeggio!

 È per questo che noi, cittadini comuni, abbiamo deciso di costituirci in un gruppo, gli Amici del Vallone di Comboé, e di lottare contro la costruzione della strada. Lo scorso marzo, la Regione Autonoma Valle d’Aosta ha dato la sua approvazione ai lavori. Noi intendiamo opporre a questa decisione un ricorso amministrativo.

 Nella parte estesa di questo articolo, è possibile trovare alcuni dati sul vallone di Comboé, che ho sintetizzato dal blog del comitato, amicicomboe, al quale rinvio per un’informazione più completa. Segnalo ancora tre iniziative. Giovedì 7 giugno, ore 21, all’Espace Populaire di Aosta si terrà la serata di sensibilizzazione “Concerto per Comboé”:

IUBALFOLK, RICCARDO BELTRAMO, SKARLETT (ACUSTIC)

 Domenica 17 giugno ci sarà la Terza Marcia a piedi a Comboé, per conoscere il vallone e passare una giornata nella natura.

 È attivo, infine, il conto corrente postale 25929126, intestato a Circolo Legambiente Valle d'Aosta Onlus presso il quale è possibile fare una donazione (fiscalmente detraibile) per sostenere le spese legali, specificando nella causale "Donazione pro Comboé".

Il vallone di Comboé è situato nel comune di Charvensod (Aosta) ai piedi della Becca di Nona e del Mont Émilius, le due montagne che sovrastano il capoluogo regionale. Il vallone, che prende il nome dall’omonimo torrente, è un gioiello rimasto miracolosamente intatto grazie a punti di accesso particolarmente critici.

 Benché situato a poca distanza dal capoluogo regionale, esso presenta una flora e una fauna così ricche che a più riprese si è parlato di istituire nella zona un parco regionale. Dal 29 dicembre 2006, il vallone di Comboé è stato dichiarato Zona di Protezione Speciale (ZPS) con delibera della giunta regionale.

Rododendri, genziane, orchidee, gerani selvatici, violette, crochi, anemoni colorano il vallone di mille sfumature variopinte. Piante altrove rare e localizzate, come l’aquilegia e la clematide alpina, qui sono abbondanti.

Alcuni laghetti rappresentano siti importanti per la riproduzione della rana di montagna, specie in diminuzione sull’arco alpino e per questo protetta anche a livello regionale. Abbondanti sono gli uccelli, quelli stanziali (come la pernice bianca, il gallo forcello e l’aquila reale) e quelli di passo, mentre sui prati dell’alpeggio, nei boschi e sui pendii circostanti non è difficile imbattersi nella marmotta, nella lepre variabile, nello scoiattolo, nell’ermellino, nel capriolo, nello stambecco e nel camoscio.

 In questo ambiente il comune di Charvensod ha progettato la realizzazione di una strada poderale che dovrebbe inerpicarsi lungo un ripidissimo versante per raggiungere i prati sul fondo del vallone. Numerosi sono i motivi che portano a ritenere che la realizzazione della strada avrebbe conseguenze ambientali molto gravi.

Il progetto presentato, infatti, prevede la realizzazione di una strada di quasi 2,5 chilometri di lunghezza, con massicci sbancamenti, muri e tornanti, in un territorio geologicamente molto fragile e instabile. Proprio da questa zona, nell’ottobre del 2000, si è staccata la frana che, sbarrando il Comboé, ha contribuito alla terribile alluvione che ha provocato la morte di sette persone nel sottostante comune di Pollein. 

 Guarda le foto del Vallone di Comboé


Le foto di questo articolo sono di Francesco Cordone.

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5 risposte a Gli Amici del Vallone di Comboé (NO ALLA STRADA!)

  1. Marco Pretto scrive:

    E’ noto a tutti che il comitato tecnico per la VIA in VDA è una farsa, un organismo incapace di valutare. Le persone che compongono i singoli servizi, non tutti, ma molti,sono incompetenti nelle loro specifiche materie. Si aggiunge poi, che qualche assessore, ai lavori pubblici il piu’ delle volte ( ex era Cerise) facciano pressioni sul comitato pe rle decisioni. L’ufficio VIA a poco serve, potrebbero anche toglierlo, perchè manca di autonomia, capacità di analisi e sopratutto oggettività. Il progetto viene analizzato in modo diverso a seconda di chi è il proponente.

  2. Mario scrive:

    Credo che, purtroppo, questa sia una cosa molto diffusa. Troppe sono le opere inutili e impattanti che vengono approvate contro la volontà delle comunità che dovranno ospitarle. In alcuni casi il problema è lo scempio del paesaggio, in altri la salute, in altri la sudditanza militare, ma l’elemento comune sono i criteri seguiti non ispirati certo alla limitazione del danno ambientale e neppure alla democrazia… Bisogna solo stabilire DI CHI E’ il territorio in cui viviamo!

  3. Pasquale Esposito scrive:

    Se può interessare, ho letto una delibera realtiva ad un progetto in cui si interferiva alla lontana col Gallo Forcello; il comitato è stato severissimo ed ha bocciato il progetto. Non si capisce perchè inquesto caso invece sia molto morbido sulla tutela di questo uccello protetto. Forse il servizio Aree protette, protegge solo sè stesso!

  4. Stefano Gallo scrive:

    Ma allora non ha mai visto come giudica la Direzione Foreste. Poichè il tipo bosco coinvolto per questo intervento è il piu’ diffuso in Regione allora lo si può ridurre, mentre in altre parti della stessa, nemmeno un albero si può tagliare. E’ da ricordare inoltre che l’area del Comboè è protetta, ZPS, SC, avrebbe tutte le peculiarità perchè la Forestale fosse severa. Invece lo è in zone non protette per questo tipo di alberi

  5. Gerardo Rossi scrive:

    Va be, ma se la mettiamo così, anche la Sopraintendenza non è seria e competente. A seconda dei casi cambia parametri di valutazione, anche se l’ambiente è lo stesso. Qui c’è un ambiente molto bello ma non se ne accorgono. Perchè? perchè non sanno far il loro lavoro

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