Signor Presidente, quei rinforzi afghani…

Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio, on. Romano Prodi

E p.c. al Ministro della Difesa, on. Arturo Parisi

 Aosta, 18 maggio 2007  

 Signor Presidente, che cosa penserebbe se, camminando per strada, si trovasse accerchiato da otto carri armati e dieci blindati, con 145 soldati al seguito? Quali sarebbero i suoi ragionamenti se, in preda al terrore, alzasse gli occhi al cielo e vi scorgesse la sagoma di cinque elicotteri Mangusta che convergono sopra di lei? Io, al posto suo, crederei di trovarmi nel mezzo di un conflitto. Penserei che quegli uomini e quei mezzi stiano partecipando a un’azione di guerra. Ma no: i militari non sono lì per me. Stanno semplicemente raggiungendo l’Afghanistan, dove saranno impiegati in una missione di pace. Perché è la pacificazione del Medio Oriente, non altro, che c’induce a spedire oltremare 5 elicotteri A129 Mangusta, 8 veicoli Dardo e 10 blindati Lince. E i loro 145 angeli custodi raggiungeranno gli oltre 1.400 uomini e donne del nostro contingente già dispiegati sul posto. Questi rinforzi, se non vado errato, costeranno allo Stato 25,9 milioni di euro, all’incirca il corrispettivo di una finanziaria. In compenso, adegueremo le misure di protezione dei nostri ragazzi, missionari di pace ma non per questo immuni ai proiettili. Potremo – sono parole del ministro Parisi – «migliorare le capacità d’esplorazione, la mobilità e la protezione, quindi la sicurezza, attiva e passiva, delle nostre truppe». Avremo la possibilità di dimostrare sul campo che la miglior difesa è l’attacco, se interpreto bene il concetto di «politica militare attiva» proposto dal ministro. Signor Presidente, lei conosce il bollettino delle vittime civili che l’offensiva alleata nel sud dell’Afghanistan sta causando. Non crede che l’articolo 11 della Costituzione dovrebbe imporci di evitare di spalleggiare un simile massacro? Non crede che il popolo italiano potrebbe apprezzare una scelta coraggiosa da parte del suo esecutivo? O dovremo ritenere che, dopo aver rincorso per circa un anno il Presidente americano nel tentativo di legittimare il governo ai suoi occhi, si sentirà appagato dai sorrisi di rito e dalle strette di mano che vi scambierete il 9 giugno prossimo venturo? Vorrei sapere che cosa pensa, Signor Presidente, delle migliaia d’italiani che, sin d’ora, stanno preparando gli striscioni per correre a Roma a manifestare, per dire al propugnatore della guerra permanente che lui in Italia non è persona gradita.

 O magari, invece, non siamo graditi noi.

 Signor Presidente, mi scusi per i toni di questa lettera. Ma vorrei tanto poterle parlare da individuo a individuo, occhi negli occhi. Davvero sto cercando di capire. Di capire il perché della nostra sudditanza agli Stati uniti. D’intendere perché ci siano argomenti di cui non è possibile discutere, siano essi la Tav o il Dal Molin. Eppure, la sua campagna elettorale era basata sull’importanza dell’ascolto, del dialogo con le comunità, sul concetto di serietà. Non si accorge, Presidente Prodi, dello scollamento sempre più grande tra lei, il suo governo, la politica in generale da una parte, i cittadini dall’altra? Pensa forse che apatia e disaffezione siano imputabili unicamente alla nostra parte della barricata, o che il malcontento riguardi soltanto i nostalgici di Berlusconi?Odio la guerra perché uccide. È una questione etica: non c’è ragion di Stato che tenga. Ma non c’è soltanto la guerra. C’è anche la stima che si ha di se stessi. Perché non si può invocare il rispetto degli impegni presi con gli alleati e poi tollerare che questi sequestrino i servitori dello Stato, com’è avvenuto nel caso di Rahmatullah Hanefi, che stava agendo su richiesta della Farnesina [continua l'iniziativa Una chiave per Rahmatullah Hanefi, NdA]. Non si può sopportare che al governo Karzai sia consentito di minacciare Emergency, causarne l’allontanamento e magari requisirne gli ospedali.

 Infine, Presidente, c’è la questione economica. Nessuno potrà togliermi dalla mente l’dea che i soldi delle mie tasse non siano soldi ben spesi. Credo, voglio dire, di aver destinato molto male il 992 per mille del mio 730. Perché con i soldi che spendiamo in Afghanistan, oppure con quelli che dovremo mettere nel progetto americano degli F-35, o nello scudo antimissile, potremmo fare cose migliori, come garantire all’Italia uno Stato sociale degno di questo nome, con servizi pubblici di qualità, e investire nella ricerca scientifica e nell’ammodernamento del Paese.Il tutto, sia chiaro, rispettando gli “imprescindibili” vincoli europei sul rapporto tra deficit e pil.

 Concludo, Presidente, fidando in una sua risposta.

 Mario Badino

 Cittadino italiano


Il disegno che accompagna questo articolo è opera di Giuseppe Scalarini, un disegnatore satirico italiano che mi è stato suggerito da un collega. Si tratta di un socialista, attivo durante gli anni del fascismo. Le sue vignette sulla guerra sono di incredibile attualità. Scalarini, ad esempio, nel pieno degli anni, '30 parla di guerre causate… dal petrolio! Credo che utilizzerò molte delle sue immagini per "agghindare" i miei interventi sul blog. Non dovrebbero esserci diritti d'autore.

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2 risposte a Signor Presidente, quei rinforzi afghani…

  1. Ivan scrive:

    Caro Mario, hai ragione tu. La guerrà è da odiare perchè uccide e non c’è altro da dire. L’altro giorno in TV sulla rai hanno fatto vedere una fiorente ditta italiana che produce armi e mezzi per la guerra. Sembravano contenti di vendere mezzi per uccidere alla Romania. Si perchè la Romania pare essere uno dei migliori acquirenti del momento. Ho cambiato canale xchè non li sopportavo.
    Sulle tasse anche c’è molto da ridire. Trovo assurdo che sti farabbutti continuino ad alzarsi gli stipendi. Non hanno un p’ò di dignità ?
    Dove sono finiti i politici onesti e seri ?

  2. Mario scrive:

    Ultimamente non ho tanto tempo da dedicare al blog, comunque tra gli argomenti che affronterò il prima possibile ci sono senz’altro la questione di come sono utilizzati i soldi delle nostre tasse e quella dei mercanti (legali!) di morte, produttori d’armi e non solo. Con particolare attenzione alle opzioni di obiezione fiscale…

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