L’Italia usa lo scudo

Ogni tanto può essere utile andare a frugare nel sito della Camera dei deputati. Si trovano un sacco di cose interessanti, come la conferma dell'accordo siglato tra Italia e Stati uniti per la cooperazione nel sistema di scudo antimissile che gli Usa stanno mettendo a punto e vogliono estendere all'Europa. Delle ragioni per cui un tale progetto sia da ritenere pericoloso è già stato trattato qui. Quello che importa ora  è che l'annuncio non era stato ufficializzato dal nostro Paese fino all'interpellanza urgente della deputata del Prc/Se Elettra Deiana, vicepresidente della Commissione Difesa della Camera, un'interpellanza fatta in seguito al un articolo uscito sul quotidiano il manifesto il 1° aprile u.s. (ma non si trattava di un pesce, purtroppo). Il Parlamento, insomma, lungi dall'essere stato consultato in quanto legittimo rappresentante del popolo italiano, ha appreso dal giornale una questione di questa importanza. Nella parte estesa di questo articolo, si trovano l'intervento del Sottosegretario di Stato alla Difesa, Marco Verzaschi e la replica di Elettra Deiana.

(Posizione dell'Italia riguardo al progetto statunitense di realizzazione di un sistema di intercettazione missilistica con basi in Europa – n. 2-00452)

PRESIDENTE. La deputata Deiana ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00452 (vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti sezione 6).

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, la questione posta nell'interpellanza è di grande rilievo politico ed investe le scelte di destinazione dei fondi pubblici, le strategie militari del nostro paese ed anche la qualità dei rapporti tra le istituzioni dello Stato.
Qualora il contenuto nella nostra interpellanza corrispondesse a verità – in tal senso attendo la risposta del sottosegretario – significherebbe che vi sono stati dei meccanismi di indebolimento della trasparenza che su una materia di questo genere deve essere assicurata sia all'interno del Governo sia nel rapporto tra Governo e Parlamento.
Già nei mesi scorsi la stampa internazionale aveva veicolato all'attenzione pubblica la vicenda del sistema antimissilistico, riportando la notizia secondo la quale l'amministrazione Bush ha riesumato il progetto dello scudo spaziale, questa volta, a differenza che nel passato, con l'intenzione di allargare la protezione anche alla Polonia e alla Repubblica Ceca, nell'ambito, evidentemente, di una geopolitica orientale tendente ad inglobare nei meccanismi di autotutela dei paesi occidentali della NATO porzioni dell'ex impero sovietico.
La questione ci riguarda perché la stampa nazionale nelle ultime settimane ha dato notizia non solo del progetto statunitense per un sistema di intercettazione missilistica con basi in Europa orientale, ma ha rivelato l'esistenza di un coinvolgimento dell'Italia in questo progetto. Ne hanno parlato diversi organi di


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stampa nazionale, Il Manifesto con ricchi particolari, ma anche altri giornali, tra cui Il Messaggero di Roma.

In particolare, la stampa che si è occupata della questione ha riportato la notizia che la fonte di queste informazioni è il comandante dell'Agenzia missilistica del Pentagono, generale Henry Obering, il quale avrebbe affermato che il Governo italiano ha siglato un accordo quadro che definisce linee principali e meccanismi sulla base dei quali l'Italia collaborerà al progetto. Si tratta di una fonte ufficiale di grande autorevolezza e autorità, espressione dell'establishment statunitense che praticamente è stata veicolata a livello internazionale senza che il Governo italiano abbia avuto nulla da ridire.
Il quotidiano Il Manifesto, in un articolo a firma Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco del 1o aprile 2007, come già detto, arricchisce di particolari la vicenda, precisando che il memorandum di accordo quadro sarebbe stato siglato, al Pentagono, lo scorso febbraio, probabilmente dal sottosegretario per la difesa Giovanni Forcieri. Si fa riferimento ad un viaggio effettivamente compiuto dal citato sottosegretario – si tratta di una notizia ufficiale – per firmare l'assunzione di ulteriori impegni, da parte del nostro paese, nel programma del caccia statunitense F-35. Probabilmente, quindi, tale memorandum sarebbe stato siglato dallo stesso sottosegretario Forcieri.
Il problema, ovviamente, non è chi abbia firmato tale atto, ma se detto documento sia stato effettivamente firmato, nonché come si sia potuta adottare una scelta di questo genere senza che – come ci risulta – la questione sia stata discussa nel Consiglio dei ministri (come, del resto, richiederebbe l'articolo 2, lettera h), della legge 23 agosto 1988, n. 400), o tanto meno in Parlamento.
Ribadisco che si tratta di una questione che solo il dibattito provinciale del nostro paese sulle questioni internazionali e della difesa (ridotte a vicende che vengono continuamente derubricate a «faccenduole» del cortile di casa o dei rapporti tra maggioranza e minoranza) può ignorare! Insomma, siamo di fronte ad un tema di grandissima portata, che riguarda la nostra politica europea ed i nostri rapporti con la Russia.
Non è un caso, infatti, che la Federazione russa abbia sollevato, più volte, critiche rispetto a tale progetto, minacciando l'uscita dal trattato per l'eliminazione dei missili nucleari e richiedendo agli Stati Uniti, successivamente, la firma di un trattato di non aggressione. Ebbene, tale paese ha recentemente annunciato un programma di rinnovo di circa la metà del proprio arsenale ed equipaggiamento militare.
Vorrei segnalare che io stessa ho partecipato ad un incontro svolto con una delegazione di parlamentari russi dell'Assemblea della NATO, i quali hanno fatto di tale questione il tema centrale del confronto con la delegazione italiana. Siamo di fronte, dunque, ad un problema tutt'altro che secondario.
La scusa addotta dagli Stati Uniti per installare, già in fase sperimentale, questa protezione antimissilistica in Polonia e nella Repubblica ceca è l'esistenza del pericolo che proverrebbe dai futuri arsenali nucleari iraniani. Desidero osservare, tuttavia, che tutti i calcoli matematici circa la possibilità che si tratti di un'effettiva difesa contro l'Iran dimostrano che è solo una scusa: in realtà, si tratta di un riordinamento strategico, al fine di condizionare la Russia. Ciò pone notevoli problemi e rischia di far diventare l'Europa, qualora si portasse a termine un progetto di questo genere, una sorta di continente «cuscinetto».
Insomma, desidero sottolineare tale questione al di là dei problemi relativi agli aspetti di trasparenza, democrazia e onestà tra le istituzioni dello Stato, nonché agli impegni finanziari. Sussiste, infatti, l'esigenza di capire in cosa consisterebbe, laddove fosse stato firmato, un accordo di questo genere, poiché, come è evidente, non si può prescindere, di fronte a scelte così impegnative, dai contesti geopolitici e dalle strategie internazionali e militari del nostro paese.


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Chiedo al Governo, quindi, se corrispondano al vero le notizie riportate dalla stampa in ordine alla decisione italiana di aderire a tale progetto; se così fosse, vorrei sapere per quale motivo una scelta così impegnativa sia stata assunta all'oscuro del Parlamento, sottraendola anche alla discussione in seno allo stesso Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Marco Verzaschi, ha facoltà di rispondere.

MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, l'interpellanza in discussione affronta la questione del progetto statunitense di installare un sistema di intercettazione missilistica in Europa che sta avendo particolare evidenza mediatica. Infatti, nell'ambito della stessa interpellanza vengono citate diverse testate giornalistiche che riportano, tra l'altro, la notizia che ipotizzerebbe la decisione italiana di aderire a tale progetto.
In senso generale è opportuno considerare che la difesa missilistica si inquadra nel più generale concetto di «deterrenza» e prende spunto dalla natura imprevedibile ed asimmetrica delle nuove minacce provenienti dal terrorismo internazionale e dagli Stati potenzialmente ostili proliferatori di armi di distruzione di massa.
In questo quadro concettuale si collocano i programmi portati avanti in ambito NATO e quelli sviluppati sul piano bilaterale con gli Stati Uniti da alcuni paesi europei.
Ciò detto, il sistema progettato dagli Stati Uniti prevedrebbe, in particolare, l'installazione di un sistema radar nella Repubblica Ceca e di batterie di missili intercettori in Polonia.
L'amministrazione americana ha dato nuovo slancio ai programmi nazionali di difesa missilistica in un quadro concettuale che attribuisce maggior peso alla «deterrenza negativa», vale a dire alla vanificazione degli obiettivi dei potenziali aggressori. Il progetto americano, inizialmente concepito in funzione della difesa nazionale, è evoluto a programma volto a tutelare anche i territori e le popolazioni dei paesi alleati e amici.
Gli Stati Uniti hanno avviato il rafforzamento dei loro sistemi operativi dislocando sistemi di missili intercettori, sensori e radar in Alaska e California.
Analogamente, Washington intenderebbe dispiegare sistemi di difesa (prevalentemente radar per allertamento rapido, ma anche sistemi per l'intercettazione dei missili offensivi nella prima fase del lancio) anche in Polonia e nella Repubblica Ceca.
I principali alleati sono stati incoraggiati ad associarsi ai progetti americani e sono state avviate cooperazioni, oltre che con il nostro paese, anche con altri paesi, fra i quali Giappone, Regno Unito, Danimarca, Australia, Israele, Olanda e Russia.
La difesa contro la proliferazione della minaccia missilistica è avvertita in seno all'Alleanza atlantica come un'esigenza soprattutto protettiva.
Da parte italiana, è stato recentemente firmato un Accordo quadro di cooperazione Italia-USA che amplia il perimetro di tale cooperazione al settore della difesa da missili balistici.
Si ricorda che con gli Stati Uniti esistono già da tempo rapporti di collaborazione industriale nel settore missilistico, tra i quali emerge per importanza quello per la progettazione e lo sviluppo del sistema Medium Extended Air Defence systemPatriot, utilizzato da numerose nazioni europee e non.
Il citato Accordo quadro di cooperazione si inserisce nelle molteplici iniziative intraprese in ambito NATO, dove, fin dal 1996, sono state avviate varie attività volte alla realizzazione di idonei strumenti a protezione dell'Alleanza dal rischio derivante dall'uso di missili balistici equipaggiati con armi di distruzione di massa (WMD) da parte di nazioni ostili o gruppi terroristici.
L'Accordo in questione è giustificato dalla volontà dei due paesi di creare un quadro normativo che consenta alle due nazioni di rafforzare la cooperazione in
(MEADS), sistema che gli Stati Uniti intendono utilizzare in sostituzione del sistema di difesa denominato


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ambito bilaterale in tale specifico settore, per consentire di dare l'avvio a scambi di informazioni propedeutici a eventuali successive collaborazioni.
In particolare per l'Italia appare infatti necessario avviare uno scambio di informazioni per supportare lo sviluppo di una policy nazionale, basandosi anche sull'attività in corso negli Stati Uniti con il programma di difesa del territorio e della popolazione da missili balistici ed un vista della possibilità che la NATO decida di dotarsi di un sistema similare in grado di difendere territori e popolazioni dell'Alleanza.
L'accordo non determina impegni e/o oneri finanziari tra le parti. È infatti demandata alla stipula degli accordi attuativi successivi, ciascuno finalizzato allo specifico settore di collaborazione, la definizione delle caratteristiche e delle modalità per la suddivisione dei costi associati. Anche in ambito NATO esistono avanzati programmi di cooperazione in materia di difesa antimissile, che mirano alla protezione di tutti i territori e delle popolazioni alleate.
A questo riguardo, l'Italia, unitamente ad altri alleati, ha sollecitato l'avvio di una riflessione sulle opportunità di integrazioni fra i due progetti NATO ed USA, anche in riscontro alle recenti sollecitazioni delle stesse Repubbliche Ceca e Polacca, che in relazione alle sopracitate installazioni, hanno fatto stato della loro volontà che esse diventino parte di un sistema di protezione «alleato».
È fuor di dubbio che la difesa missilistica abbia eminentemente una finalità protettiva, ma nuovi programmi sono suscettibili di alterare equilibri strategici consolidati, in particolare con la Russia.
Conseguentemente, il ministro degli affari esteri, onorevole D'Alema, unitamente a esponenti di altri paesi partner, tra i quali il primo ministro tedesco Merkel, hanno convenuto sull'opportunità che tale materia sia affrontata in ambito NATO, anche nel formato Consiglio NATO-Russia, così come anche nella dimensione dell'Unione europea.
Il Governo americano ha, peraltro, più volte sottolineato, sia nell'ambito dell'Alleanza atlantica che nel corso di contatti bilaterali con la Russia, le finalità prettamente difensive di tali sistemi, collegandole esclusivamente a potenziali minacce provenienti dal quadrante orientale e mediorientale.
Nelle ultime settimane poi, da parte americana è stata manifestata ampia disponibilità ad inserire a pieno titolo la difesa missilistica tra le questioni in discussione nel quadro del Consiglio NATO-Russia.
L'Italia auspica che questo confronto possa continuare ed anzi rafforzarsi, in uno spirito costruttivo e senza preclusioni pregiudiziali, poiché esso valorizza il ruolo di strumento di dialogo politico (oltre che di cooperazione pratica) del Consiglio NATO-Russia, soprattutto in materia di sicurezza.
Esso inoltre giova a dissipare timori da parte di Mosca, che appaiono ingiustificati, ma che meritano tuttavia di essere tenuti in debita considerazione e riscontrati.
L'Italia è da sempre impegnata, con coerenza, nella promozione degli strumenti multilaterali di non proliferazione, di controllo degli armamenti e di disarmo nonché nella ricerca di soluzioni pacifiche e negoziali delle controversie internazionali. Aspetti questi che costituiscono un caposaldo della politica estera del nostro Governo.

PRESIDENTE. La deputata Deiana ha facoltà di replicare.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, non sono soddisfatta della risposta. D'altra parte, l'ammissione del sottosegretario Verzaschi è molto chiara e, tra l'altro, contrasta con le dichiarazioni rese dal sottosegretario Forcieri ad un giornale a seguito di una mia critica in ordine alla mancanza di trasparenza relativamente a tale vicenda. In quell'occasione, il sottosegretario Forcieri aveva dichiarato che non era vero nulla e che avrebbe smentito tutto, mentre lei, sottosegretario Verzaschi, nella sua risposta ammette ogni cosa.


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Pertanto, prendo atto che, attraverso questo memorandum di cooperazione, siamo entrati all'interno di un piano, al quale gli Stati Uniti stanno lavorando da tempo e al quale attribuiscono una grandissima importanza.
Sono insoddisfatta nel constatare come, nell'assunzione di decisioni di questo genere, le regole non abbiano alcun valore. Infatti, la scelta di firmare questo memorandum d'intesa – mi piacerebbe sapere chi lo ha firmato e quando ciò è avvenuto e chiederò che sia messo a disposizione delle competenti Commissioni – non è passata neanche attraverso il Consiglio dei ministri. Quindi, si tratta di decisioni assunte in un ambito assolutamente separato, senza la possibilità di una discussione né in sede governativa né in sede parlamentare.
Pertanto, si modifica strada facendo la logica sottesa alla politica internazionale, alle alleanze ed alle preoccupazioni tattiche della politica internazionale senza che il Parlamento ne sia informato.
Voglio sottolineare l'enfasi con cui il generale Obering ha dichiarato, il 27 marzo di quest'anno, che aveva il piacere di annunciare che nello scorso febbraio era stato definito un memorandum di accordo-quadro con l'Italia, grazie al quale l'Italia e gli Stati Uniti avrebbero potuto iniziare a condividere tecnologie di difesa missilistica, analisi e altre forme di collaborazione.
Quindi, secondo queste dichiarazioni, si tratta di un passo importante, decisivo, che probabilmente non comporterà soltanto la disponibilità a fungere da lato sud-orientale della difesa missilistica, ma anche che l'Italia farà parte della linea difensiva e quindi, sostanzialmente, si troverà a dover ulteriormente sviluppare quel profilo di «colonia militare», continuando ad accogliere basi militari.
L'Italia infatti non soltanto continuerà ad ospitare le basi già esistenti, senza rimetterne in discussione assolutamente la logica, ma sembra condividere l'opportunità di un loro ampliamento, indispensabile per le strategie statunitensi.
Si tratta di una idea di difesa del nostro Paese che andrebbe discussa seriamente in sedi pubbliche, nelle sedi istituzionali della rappresentanza, e non negli stati maggiori o in sedi separate.
Sembra infatti che si accentui questo carattere di «colonia militare», accogliendo la collocazione di questi missili. Questa è una probabilità insita nelle parole del generale Obering e nella logica dell'accordo, perché non si tratta soltanto di scambi tecnologici e di cooperazione «letteraria».
Oltre a questo aspetto poi, evidentemente, se ci sarà possibilità di condivisione di tecnologie e di ricerche, è chiaro che ci saranno anche impegni di tipo economico. Tutto questo, ripeto, avviene in senza il coinvolgimento del Parlamento e questo non può essere assolutamente accettato.
Tornerò a chiedere spiegazioni su questo aspetto, chiederò che il memorandum sia messo a disposizione e, laddove non avvenga, chiederò se esso sia classificato, riguardando una materia che dovrebbe essere di dominio pubblico, oggetto di discussione pubblica.
Ciò in ragione della delicatezza politica immediata della materia, che non ha nulla a che vedere con questioni di difesa o di pericolo nazionale, perché si tratta invece di una questione di strategia, di programma, che dovrebbe seguire tutt'altro iter, laddove fosse deciso democraticamente di accedere ad una impostazione di questo genere.
Voglio sottolineare che si tratta di un sistema di difesa offensiva e non difensiva – lo ripeto, offensiva e non difensiva – che sostanzialmente garantirebbe agli Stati Uniti un first strike contro un paese nemico, un sistema che comporta un forte condizionamento nei confronti del lato orientale dell'Europa, in particolare della Russia.
Accolgo positivamente le preoccupazioni che sono state espresse dal Governo, in particolare, per quello che ho capito, dal ministro D'Alema, che su questi aspetti dimostra sempre delle sensibilità positive nei confronti delle preoccupazioni della Russia.


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La Russia ovviamente non spreca occasione per criticare questa impostazione, così come continuamente critica l'espansione a est della NATO. Uno dei motivi ricorrenti negli incontri con la delegazione dei parlamentari russi è esattamente questo: vi è sostanzialmente – come dire – la percezione di essere sottoposti ad un accerchiamento da parte della NATO.
Non entro nel merito delle ragioni per cui il Governo russo solleva continuamente tale questione. Indubbiamente però, il fatto che la sollevi costituisce un problema e il fatto che lo scudo missilistico venga concepito e collocato sul versante orientale con la scusa dell'Iran, ma in realtà con un evidente, fattuale condizionamento nei confronti della Russia, costituisce un problema di politica estera, che sarà affrontato dal Governo italiano – come lei, sottosegretario, ha detto – in sede Nato, in sede di Consiglio di sicurezza, in sede europea, nei rapporti in questo istituito organismo della Nato che comprende la Russia. Sta di fatto però che il problema rimane in tutta la sua gravità e in tutto il suo peso.
Accolgo dunque il chiarimento fornito circa l'esistenza di questo memorandum di intesa. Dunque, le notizie che ci sono venute dalla conferenza stampa del generale Obering sono vere. Rilevo che il Governo italiano non aveva fatto nulla per informare…

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. …né la stampa, ma soprattutto il Parlamento, e rilevo che lo stesso Governo ha preso le decisioni senza un coinvolgimento di tutto il Governo.
Resto in attesa di poter leggere il memorandum e mi auguro che tutte le questioni di politica internazionale che ho sollevato possano essere oggetto di discussione e di approfondimento adeguati.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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7 risposte a L’Italia usa lo scudo

  1. Silvia scrive:

    Finalmente sono riuscita a leggere tutta l’interpellanza parlamentare. Mi chiedo come è possibile che sia accaduta una cosa del genere. Il fatto che questo tipo di decisione sia stata presa senza neanche l’approvazione del consiglio dei ministri, e che anche a fatto compiuto nessun mezzo d’informazione (a parte il Manifesto che purtroppo non è il quotidiano più letto) abbia dato la notizia, mi fa veramente venire i brividi…
    Grazie Mario per rendere pubbliche queste notizie!

  2. Silvia scrive:

    Finalmente sono riuscita a leggere tutta l’interpellanza parlamentare. Mi chiedo come è possibile che sia accaduta una cosa del genere. Il fatto che una decisione di questo tipo sia stata presa senza neanche l’approvazione del consiglio dei ministri, e che anche a fatto compiuto nessun mezzo d’informazione abbia dato la notizia ( a parte il manifesto), mi fa veramente venire i brividi…
    Grazie Mario per queste “belle notizie”

  3. Silvia scrive:

    Oh Oh… Ho mandato il commento due volte. Pensavo di non esserci riuscita la prima volta…

  4. Mario scrive:

    Ciao, Silvia, è da un po’ che non capisco più come siano possibili certe cose… Oltretutto, oltre al Parlamento non è stato informato neppure il consiglio dei ministri… Si vede che la questione non è stata considerata significativa… Per quanto riguarda il doppio invio, succede spesso, chissà perché… Grazie per i ringraziamenti!

  5. GF scrive:

    Mi direte che erano altri tempi, e avrete ragione. Ma vi ricordo che l’Italia è riuscita ad entrare nella prima guerra mondiale all’insaputa del Parlamento. Anche la presente faccenda è piuttosto seria, senz’altro, ma la battuta è che questi in confronto a Facta e Sonnino sono dei principianti allo sbaraglio.

  6. Mario scrive:

    Anzi, direi che è un esempio decisamente calzante. Oggi come allora, i governi decidono anche contro la volontà della nazione “giustificando” le proprie scelte con la ragion di Stato, ma anche con un attento make up mediatico. Nel 1914-15 i non interventisti erano maggioranza, ma chi voleva la guerra seppe prendere il controllo delle manifestazioni di piazza, dando l’impressione che il Paese sostenesse la guerra. Questo ricorda un pochino la creazione televisiva di tanti pericoli e nemici, contro i quali si deve combattere perché ne va della nostra sopravvivenza, oppure le armi di distruzione di massa mai trovate in Iraq. A proposito: quanti erano gli italiani favorevoli al nostro intervento?

  7. GF scrive:

    Uno dei grandi misteri -almeno- della civiltà occidentale: ciò che è non appare, ciò che appare non è.

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