Se sanguinano gli studenti


La repressione
è sempre «vergognosa», per usare l’espressione di Paolo Ferrero (Rifondazione), ma se a sanguinare sono gli studenti, forse la repressione è un po’ più che vergognosa; è, con un’altra espressione che Ferrero utilizza spesso, «costituente», come dire un esempio di didattica per creare i futuri “responsabili”, cittadini senza opinione che non sia quella del potere e dei media. I volti insanguinati non sono cose normali. Un ragazzo preso per un braccio e una gamba e portato dietro i blindati non è una cosa normale. Ma neppure la presenza dei blindati a una manifestazione di studenti che vogliono una scuola migliore è una cosa normale.

Insegno alle medie. Mi vengono in mente tutte le cautele, gli accorgimenti che utilizziamo ogni giorno per evitare che i ragazzi rimangano soli (si sa mai che cosa può succedere), che si spingano all’intervallo, che portino una sacca troppo pesante sulle spalle, che debbano sforzarsi troppo a casa se hanno già altre attività. Ci mostriamo comprensivi (a volte troppo), abbiamo presente fino in fondo che cosa significa avere la responsabilità di un minore. Allo stesso modo vediamo tanti ragazzi già stufi in prima media di questa scuola senza risorse, senza ricambio generazionale, senza aggancio con la loro vita. Cerchiamo di andare avanti comunque, con meno fondi ogni anno e sognando, dopotutto, alunni capaci di lottare per il loro futuro, di chiedere alla scuola, al ministero, qualcosa di più, di chiedere di fornire gli strumenti per prepararsi alla vita adulta. Addirittura, li alleniamo a essere cittadini consapevoli, talvolta accettiamo persino che la polizia, la polizia di Genova 2001 e degli scontri di oggi, o quella che militarizza la Val di Susa a spese del contribuente, entri nelle scuole a parlare di legalità.

Poi questi nostri alunni decidono davvero di chiedere qualcosa di più importante del cellulare nuovo; chiedono dignità e ascolto, chiedono che lo Stato faccia lo Stato e finanzi la scuola pubblica, non quella privata; si fanno protagonisti della propria vita. Per questo vanno ricondotti all’ordine. Ricordo il poco compianto Cossiga scrivere al capo della polizia consigliandogli di infiltrare nell’allora attivissimo movimento studentesco dell’Onda alcuni agenti con il compito di provocare disordini, per poter poi scatenare la repressione (come faceva lui, lo ammise, quand’era ministro dell’interno). È questo il Paese in cui viviamo, e in Italia l’impegno libero e civile è un peccato che difficilmente viene perdonato.

Segue il comunicato stampa della Federazione della Sinistra e dei Giovani Comunisti della Valle d’Aosta.

Aosta, 5 ottobre 2012

La Fed Sin VdA e i Giovani Comunisti esprimono tutto il loro appoggio all’iniziativa della FLC CGIL (lo sciopero del prossimo 12 ottobre, ndr) in difesa della scuola pubblica, la cui situazione è gravissimamente compromessa da una politica ormai più che decennale di vero e proprio smantellamento che ora si tenta di portare a termine con la ahimè famigerata legge Aprea.

Il governo Monti, in perfetta continuità con il precedente governo, non considera la scuola come uno strumento insostituibile per investire sulle generazioni future ma come un onere da alleggerire il più possibile tramite i tagli lineari.

Oggi sono scesi in piazza a migliaia in più di venti città italiane per protestare contro i tagli al sistema scolastico. Come è ormai inveterata abitudine, agli studenti è stata riservato lo stesso trattamento usato con gli operai dell’ALCOA in lotta: la repressione violenta.

Facciamo nostre le dichiarazioni del segretario nazionale, Paolo Ferrero e di Fabio Alberti, segretario romano di Rifondazione comunista:

«Vergognosa repressione degli studenti che oggi, a migliaia, in diverse città italiane, Torino, Roma, Milano e tante altre, sono scesi in piazza contro i tagli di Profumo all’istruzione e alla formazione pubbliche – dichiara Paolo Ferrero – Aumentano le tasse in scuole e università, i costi di libri e trasporti, le strutture cadono a pezzi e la democrazia nei luoghi del sapere viene consapevolmente ridotta. Oggi siamo in piazza con gli studenti, come lo saremo il prossimo 12 ottobre, perché il mondo della formazione sta pagando un prezzo altissimo per colpa di Monti e dei “tecnici”. È scandaloso che il governo dei poteri forti invece che rispondere alle giuste rivendicazioni degli studenti mandi le forze dell’ordine a caricare i ragazzi in corteo».

«Solleva il cuore – dichiara Fabio Alberti  – vedere migliaia di giovanissimi studenti colorare le vie di Roma in difesa di una scuola pubblica, democratica e veramente aperta a tutti. Si tratta di una importante lezione di senso civico – aggiunge – Gli studenti hanno dato un segnale a tutta la città: non bisogna rassegnarsi. Al dominio della finanza e alla abdicazione di una classe politica – conclude – i cittadini, studenti, lavoratori, devono prendere la parola e la strada. Altri devono raccogliere questo segnale. Un’occasione sarà la manifestazione “no Monti” del 27 ottobre”.

È solo un inizio…

Per la Fed Sin VdA   Francesco Lucat
Per i GC  Alessandro Pascale

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