Le Colonne d’Ercole (di Pont-Saint-Martin)

 
 1. Oltre le Colonne
 
 Quando facevo il servizio civile (poteva essere il 2001) ho partecipato alla Marcia per la Pace da Perugia ad Assisi. Eravamo un piccolo gruppo e fra noi c’erano alcune ragazze con un cartello: «Studenti valdostani per la pace». È stato un va e vieni continuo di gente che si accostava e chiedeva se veramente venivamo dalla Valle d’Aosta. Dal tono impiegato, si capiva benissimo che la nostra presenza era considerata un’impresa, quasi fossimo venuti dall’altro capo del mondo. La nutrita delegazione siciliana non suscitava scalpore, eppure di strada ne aveva fatta di più.
 Un anno fa, il 20 ottobre 2007, mi trovavo a Roma alla manifestazione della sinistra, un tentativo inutile ma dovuto di spingere l’orrendo governo Prodi a cambiare politica. Di fronte allo striscione «La sinistra della Valle d’Aosta», la reazione dei manifestanti si è concretizzata nel solito stupore: qualcuno ci ha chiesto se eravamo la sinistra dell’Union Valdôtaine (il locale partito autonomista, al potere da circa 30 anni).
 L’ho scritto altrove: la regione più piccola d’Italia è anche la più misteriosa. Varcate le Colonne d’Ercole di Pont-Saint-Martin (il primo comune della regione per chi viene dal Piemonte), si penetra in un mondo sconosciuto, fatto di monti, castelli e fontina, col casinò di Saint-Vincent scolpito nel legno e circondato di stambecchi e marmotte. Addirittura, secondo la vulgata, in Valle d’Aosta si utilizzerebbe, quotidianamente, il francese.
 
 2. Questo spazio
 
 Questo spazio vuole essere, nel suo piccolo, uno strumento per conoscere una realtà poco nota, nella speranza che portare l’attenzione di tutti sulla Regione Autonoma significhi dare ossigeno a una realtà ancora troppo chiusa e governata da 3 decenni dal medesimo partito, quello dei custodi, e sacerdoti, di un’orgogliosa valdostanità. Strappare la Valle al proprio isolamento (non a caso in una pubblicità televisiva la Valle d’Aosta era presentata come un’isola) significa parlare di ciò che accade quassù, dove le aziende licenziano, come altrove. Dove il potere decide da solo, come altrove, e come altrove senza guardare in faccia a nessuno. Dove purtroppo, come altrove, molte persone badano ai fatti propri e delegano tutto ad altri.
 Si spiega così il boicottaggio del primo referendum propositivo della Storia d’Italia, l’anno scorso, col partito di governo che ha invitato la popolazione a disertare le urne. O la cementificazione delle nostre montagne (per non parlare dei fondovalle!), con strade poderali chiamate a deturpare valloni oggi ancora incontaminati. O, ancora, la progettata costruzione di un termovalorizzatore per un bacino d’utenza di 120 mila abitanti. Con queste cifre, Torino dovrebbe avere una decina d’inceneritori! Ma poiché con la raccolta differenziata non sapremmo che cosa «termovalorizzare», la giunta regionale ha deciso (per la prima volta in Europa) d’incenerire l’intera discarica regionale, dov’è contenuto di tutto! Forse queste cose vi suonano familiari. Forse la Valle d’Aosta comincia a essere meno misteriosa. Prossimamente tratterò in maniera più dettagliata questi e altri argomenti, alcuni inquietanti, altri anche positivi, nella speranza che qualcuno decida di oltrepassare le Colonne, per aiutarci a rompere il silenzio.
 
 Oltre le Colonne d’Ercole (di Pont-St-Martin)
 Il sommario:

 
 Progetto Sguardi Filtrati
 Il primo referendum partecipativo d’Italia
 No inceneritore perché (un inceneritore per la Valle d’Aosta?)
 Ampliamento dell’aeroporto? Un incontro pubblico.
 Dove nidificano le gru
 Aosta. Vietata «Bella Ciao»


 La foto di questo articolo ritrae uno scorcio dello splendido vallone di San Grato, nella valle di Gressoney (Aosta).

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2 risposte a Le Colonne d’Ercole (di Pont-Saint-Martin)

  1. raffaele scrive:

    Pensa che bello invece per quelli di Casal di Principe, ormai li conoscono tutti….anche in Cinaaaaa…

  2. Mario scrive:

    Non so come interpretare questo commento. La Valle d’Aosta è una regione che sta infinitamente meglio di Casal di Principe ed è vero che tante cose funzionano bene. Del resto, la pubblicità da sola non risolve i problemi. Però è anche vero che le cose potrebbero andar meglio e non mi sembra che il silenzio aiuti. Il mio obiettivo, con queste pagine, è quello di contribuire almeno per un poco a far conoscere la realtà locale, nel bene e nel male. Gli esempi fatti, quello del referendum e quello del termovalorizzatore, meritano di essere conosciuti. Questo cambierà le cose? Forse no, ma il tentativo va fatto.

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