Io, italiano, mi dissocio

Io, italiano, mi dissocio. Perché quando un terrorista uccide nel nome di una religione si chiede sempre ai suoi correligionari di dissociarsi, anche se non c’entrano niente, stavano da un’altra parte e non hanno mai pensato di farsi saltare in aria per uccidere cristiani.

Io e gli assassini di Fermo, che hanno ucciso un uomo senza alcuna ragione, condividiamo la nazionalità italiana, quindi mi dissocio. Mi dissocio e aggiungo che, per quanto mi riguarda, soggetti simili non appartengono alla mia comunità nazionale – quella che dovrebbe riconoscersi nei valori espressi dalla Costituzione, primo fra tutti il rispetto dei diritti umani.

E aggiungo ancora che qualche cosa non deve aver funzionato, se dalla stessa società, dagli stessi programmi scolastici, dagli stessi inviti a essere cittadini solidali che in qualche modo mi hanno formato come persona capace di rispettare la vita umana, sono venute fuori persone pronte a giudicare un uomo dal colore della pelle, inclini a cercare lo scontro, disposte a uccidere un essere umano; insieme naturalmente a quelle altre disposte  sempre a giustificare l’accaduto, secondo la litania egoista e fasulla dell’invasione in corso.

Emmanuel aveva 36 anniè stato aggredito da due uomini in pieno giorno, a Fermo, mentre passeggiava con la moglie, e in seguito al pestaggio è morto. I due assassini hanno prima insultato la donna, perché nera, l’hanno strattonata e quando lui ha reagito lo hanno colpito in testa con un palo.

Emmanuel, che successivamente è morto in ospedale, era sfuggito ai terroristi di Boko Haram, aveva compiuto una difficile traversata nel deserto, aveva subito violenze in Libia. Ottenuto lo status di rifugiato, ha perso quella vita che aveva lottato per conservare. Quella vita che chiunque di noi vorrebbe mettere in salvo dal terrore o dalle guerre, insieme a quella dei propri cari.

Su chi si arroga il diritto di decidere della vita degli altri, in base a personalissime convinzioni e antipatie, una volta ho scritto questi versi.

Il posto vuoto

E poi se uccidi qualcuno, che fai?
Lo chiamerai nemico
e ti racconterai che così è meglio.
Cercherai di credere
di aver salvato il mondo col tuo gesto.
Com’è pulito, adesso:
splende come la lama del coltello.

E se qualcuno ti uccide, che fai?
Lo chiamerai nemico
e ti racconterai che ti ha mancato.
Cercherai di credere
che in fondo è stato solo fortunato.
Comunque sarai morto,
e il morto parte e lascia il posto vuoto.

E se il nemico sono io, che fai?
Mi chiamerai nemico
e ti racconterai che faccio schifo.
Cercherai di credere
che il bimbo che son stato s’è guastato:
non son più umano, adesso,
ma carne per la lama del coltello.

Eppure, ogni mattina guardo il mondo
sperando che sia meglio.

[Mario Badino, «Cianfrusaglia», Edizioni END, pp. 97-98]

Questa voce è stata pubblicata in Orwell (fascismi, sessismi, controllo, censura) e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.