Di guerre, egoismo, bimbi nei trolley

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Il dito indica la luna e lo sciocco guarda il dito. E il tempo che passa non insegna nulla. L’ho scritto altrove: l’immigrazione “illegale” via mare non va combattuta affondando i barconi, e non perché non si riuscirà mai a eliminarli tutti, ma per una ragione di semplice umanità.

Chi scappa dalla fame e dalla guerra deve poter scappare: l’immigrazione “illegale” va legalizzata; l’immigrazione “clandestina” va palesata, anche – ma non solo – in considerazione del ruolo non secondario dei Paesi ricchi nello sfruttare e nel bombardare i Paesi poveri.

Allo stesso modo, se avete finito di indignarvi con la «marocchina» che ha messo un bambino in un trolley per fargli raggiungere la Spagna di nascosto, potrete forse considerare l’ingiustizia delle leggi europee sull’immigrazione, che impediscono a un bambino di 8 anni di ricongiungersi alla madre, legalmente emigrata in un altro Stato.

Ci vogliono le regole, certo, ma per averle è necessario rendere legale lo spostamento, l’arrivo, il transito e la permanenza dei migranti, non affannarsi a chiudere le porte in faccia ai più disperati nel nome dell’egoismo e della guerra fra poveri, mentre i mafiosi ingrassano sulla vita di umani che non potranno mai svolgere un lavoro legale perché la legge (la Bossi-Fini, in Italia) ha trasformato essi stessi in esseri “illegali”.

Ma quello che mi disgusta profondamente sono le reazioni della “gente”, di quella parte dell’opinione pubblica (chiamiamola così) la cui pancia, solleticata da mille populismi, esprime i brontolii più sordi e scurrili nei commenti internet, in quelle fogne a rete aperta che troppo spesso sono i social, quelli che in fondo sono fieri di essere cattivi, perché con il buonismo non si va da nessuna parte, quelli che pensano di votare Salvini non dico nonostante, ma proprio in virtù delle cose che dice, quelli che lamentano l’invasione “straniera” di una “Patria” recentemente riscoperta con frasi dall’ortografia incerta: «l’oro non sono come noi», ad esempio.

Il governo italiano ha chiesto alla Valle d’Aosta di accogliere 79 rifugiati, il presidente della regione, Augusto Rollandin, ha risposto che non c’è posto sufficiente. Dovendone garantire la «dignità umana», infatti, non è stato possibile trovare posto, in 74 comuni, per 79 esseri umani. La storia è nota e arcinota. Per fondata o opportunistica che sia la risposta del presidente della regione, io resto scosso dai commenti di chi, in rete, ha esclamato «Finalmente!», come se negare l’ospitalità a chi, oltre ad averne bisogno, ne avrebbe anche il diritto, fosse un semplice «mostrare le palle», in questa simpatica guerra di civiltà che ci vuole nei panni degli evoluti, mentre scarichiamo l’ennesima applicazione per il cellulare e clicchiamo mi piace ai post di Salvini.

C’è un filo nero – nero nero, ma voi metteteci il colore che vi pare, l’importante è che ci capiamo – che lega avvenimenti fra loro diversissimi, come la crisi economica, vera e contemporaneamente suscitata, il timore per il futuro, l’egoismo che si traduce sempre più spesso in nazionalismo, xenofobia, razzismo. C’è un filo nero che avvolge i nobel per la pace assegnati a presidenti guerrafondai come Obama (ah, bè, ma quello era preventivo) o a istituzioni come l’Unione Europea, che sacrifica i propri cittadini sull’altare del liberismo e insieme agli USA prepara la guerra mondiale (fredda? Sarebbe già qualcosa) contro la Russia, prendendo le parti del governo golpista ucraino, responsabile di orribili crimini di guerra contro la popolazione russofona e sostenuto da volontari dichiaratamente neonazisti provenienti da tutta Europa. Un’Europa che accetta l’equiparazione da parte dello Stato ucraino tra il nazismo e il comunismo, tanto che gli alleati ucraini delle SS nella seconda guerra mondiale sono stati messi recentemente tra i “buoni” dagli storici ucraini, perché distintisi nella lotta contro il comunismo.

Revisionismo, violenza, egoismo. Si tratta di fatti molto gravi, di una deformazione continua della realtà, la stessa per cui i palestinesi sono indicati come terroristi e i governi, sempre più estremisti, di Tel Aviv, guerrafondai e in possesso di armi micidiali, sono indicati come le vittime, in un conflitto che continuano ad alimentare sottraendo sempre nuove terre ai palestinesi.

E noi siamo qui, col nostro smartphone in mano, a trastullarci con Candy Crush Saga o altre amenità, e quando decidiamo di informarci siamo alle prese con grandi gruppi editoriali padronali e giornalisti embedded, che ci convincono di essere informati, e magari anche di avere delle idee.

Buon fine settimana a tutt*.

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